Ivan Irrera, un tragico gesto maturato nel tempo

di Redazione

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Ivan Irrera, un tragico gesto maturato nel tempo

| sabato 18 Maggio 2013 - 11:12

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PALERMO, 18 MAGGIO 2013 – Non sarebbe stato un raptus improvviso ma una decisione maturata lentamente nel tempo mentre Ivan Irrera scendeva lentamente nell’abisso della disperazione, in silenzio. Con i familiari, gli amici e i colleghi.

 

Prima di uccidere il figlio Gianluca, 7 anni, e togliersi la vita con la sua Beretta d’ordinanza il 38enne poliziotto della Squadra Mobile di Palermo ha lasciato le lettere che spiegano il perchè. O almeno consentono di entrare nella mente di un uomo che tutti definiscono buono, preparato e per bene ma che ha compiuto un gesto che tutti ci rifiutiamo di accettare come possibile.

 

Al centro di tutto ci sarebbero grossi problemi finanziari iniziati dieci anni fa ma che Irrera non riusciva a risolvere, forse per una sorta di “ludopatia” legata agli investimenti in Borsa. Era stato travolto dal crack Parmalat ma non aveva smesso di tentare la fortuna con gli investimenti on line. Dopo avere venduto la casa di Palermo in via La Loggia ed essersi trasferito a Misilmeri dai suoceri, il poliziotto chiede anche la cessione del quinto dello stipendio per risolvere altri problemi di pagamenti. Dalle lettere scritte al computer in questi mesi e nell’ultima notte prima della tragedia svela che già ad aprile aveva tentato di uccidere entrambi i figli ma non ne aveva avuto il coraggio.

 

La chiave per capire perchè Ivan decide di “portare con sè” il figlio potrebbe trovarsi in quello che la moglie può avere raccontato agli investigatori in oltre quattro ore di interrogatorio. Un gesto “simbolico” come a volere eliminare, insieme ai suoi fallimenti, anche il figlio che avrebbe portato il suo cognome. O una punizione nei confronti di chi è rimasto vivo, una componente che spesso accompagna il gesto di togliersi la vita.

 

I colleghi di Ivan Irrera continuano a indagare, a cercare di capire. Accompagnati dall’amarezza che stavolta scoprire perchè non cambiera più nulla. 

 

 

 

 

 

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