Trattativa Stato-mafia, udienza aggiornata a venerdì

di Redazione

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Trattativa Stato-mafia, udienza aggiornata a venerdì

| lunedì 27 Maggio 2013 - 07:42

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PALERMO, 27 MAGGIO 2013 – È stato rinviato a venerdì il processo sulla trattativa Stato-mafia, nella prima udienza tenuta nell’aula bunker del carcere Pagliarelli, a Palermo. L’udienza è durata un’ora.

 

Lo ha deciso il presidente della Corte, Alfredo Montalto, accogliendo una richiesta del Pm, che ha fatto presente di aver bisogno di più tempo prima di esprimere il proprio parere sulle domande di costituzione di parte civile, considerando il numero delle istanze presentate. 

 

L’ex ministro dell’Interno, Nicola Mancino, aveva dichiarato di essere sereno: “Ho fiducia e speranza di uscire da questo processo. Ho combattuto la mafia, non posso stare nello stesso processo con i mafiosi. Chiederemo lo stralcio. La prima ragione, comunque, di un cittadino è difendersi nel processo ed è quello che intendo fare”.

 

Per lui il procuratore aggiunto Vittorio Teresi ha preannunciato che contesterà  una nuova aggravante. L’ex ministro, imputato di falsa testimonianza, all’uscita dall’aula bunker ha dichiarato: “L’aggravante? Non so quale sia e non fatemi fare il veggente. Attenderemo di sentire cosa mi contestano, le motivazioni e ribatteremo”. Il Pm non ha specificato di quale aggravanti si tratti, perché il presidente della Corte, Alfredo Montalto, non glielo ha consentito. “Non sono peoccupato”, ha ggiunto Mancino, che ha dichiarato: “Insisterò sulla richiesta dello stralcio e mi difenderò nel processo. Ognuno fa le sue valutazioni, qui ci sto io e mi difendo”.

 

L’ex ministro è stato contestato mentre stava lasciando l’aula bunker del carcere dei Pagliarello. Ad attenderlo fuori un gruppo di aderenti al movimento delle “Agende rosse”, che gridavano “vergogna, vergogna”, e “fuori la mafia dallo Stato”. 

 

Oggi hanno chiesto alla Corte di costituirsi parte civile la Regione Toscana, il Comune di Firenze, l’associazione Vittime dei Goergofili, l’associazione Addiopizzo di Palermo, l’associazione Giuristi democratici, l’associazione Libera di don Luigi Ciotti, Salvatore Borsellino a titolo personale, oltra come leader del movimento Agende rosse, i familiari dell’eurodeputato della Dc Salvo Lima, e il Comune di Palermo nei confronti di Nicola Manino, unico imputato riguardo al quale l’amministrazione non era stata ammessa dal Gup.

 

Dieci sono gli imputati del processo: i capimafia Totò Riina, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà, l’ex senatore Marcello Dell’Utri e l’ex presidente del Senato Nicola Mancino, gli ex ufficiali del Ros Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, il collaboratore di giustizia Giovanni Brusca ed infine Massimo Ciancimino. Quest’ultimo deve rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa e calunnia all’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, mentre Nicola Mancino è accusato di falsa testimonianza. Per tutti gli altri gli imputati il capo di imputazione è di violenza o minaccia a Corpo politico dello Stato.

 

Il processo inizialmente venne chiesto anche per il boss Bernardo Provenzano e per l’ex ministro Calogero Mannino, ma la posizione del capo di Cosa nostra è stata stralciata perché il capomafia non è in grado di partecipare coscientemente al processo. Mannino ha invece scelto il rito abbreviato e sarà quindi processato a parte.

 

L’accusa è sostenuta dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dai pm Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene. Sono 178 i testimoni citati dalla Procura e, tra questi, figurano anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ed il presidente del Senato, Piero Grasso.

 

Stamattina le lenzuola del movimento Agende rosse e di “Fraterno sostegno ad Agnese Borsellino” campeggiano sulle inferriate dell’aula bunker del carcere di Pagliarelli a Palermo. “Lo stato deviato non fermerà la verità”, hanno scritto le Agende rosse, che ha come leader, Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso nella strage di via D’Amelio.

 

 

Il sostituto procuratore Antonino Di Matteo ha dichiarato ai giornalisti: “Lo Stato non può nascondere eventuali responsabilità sotto il tappeto. Se la verità che emerge dovesse riguardare elementi di colpevolezza a carico dello Stato, questi non può nascondere le sue responsabilità che venissero provate. Si andrà avanti con rigore”.

 

Il procuratore di Palermo, Francesco Messineo giunto all’aula bunker ha detto: “Qui non si tratta di processare lo Stato o di rifare la storia. Si tratta di un processo penale nel quale si accertano fatti e responsabilità e mi auguro che ciò avvenga in quest’aula e alla fine trarremo insieme le sintesi necessarie”.

 

Questa mattina il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha preso parte al Girotondo per Caterina, un evento organizzato in ricordo della più piccola delle vittime della strage dei Georgofili del 27 maggio 1993, Caterina Nencioni. Grasso ha ribadito l’importanza di conoscere tutta la verità, perché “per liberare l’Italia dalla mafia” occorre iniziare dalla conoscenza, che vuol dire potere. “Conoscere perché tutto ciò non si ripeta più, conoscere per liberare l’Italia dalla mafia”, questo ha dichiarato Grasso dall’Arengario di Palazzo Vecchio, sede del Comune di Firenze. “La cultura della legalità ispiri la vostra condotta in ogni principio della vostra vita, per come agire, per cosa fare, perfino per cosa pensare – ha proseguito Grasso – vi auguro di poter realizzare le vostre idee, i vostri sogni, e con questi realizzare un futuro migliore per l’Italia”.

 

(foto postata da Elvira Terranova sul suo profilo Facebook)

 

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