Palermo, i professionisti della piazza: a chi conviene una città assediata

di Redazione

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Palermo, i professionisti della piazza: a chi conviene una città assediata

| martedì 28 Maggio 2013 - 14:41

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PALERMO, 29 MAGGIO 2013 – La crisi è profonda, in Sicilia più che altrove. In una settimana vari report hanno radiografato il dramma di una regione dove l’industria è al lumicino, la pubblica amministrazione deve tagliare, l’esercito di precari diventa sempre più difficile da gestire. Ma soprattutto una regione che non riesce a disegnare un nuovo scenario per il futuro.

Ma a Palermo questa crisi ha un aspetto perverso, allarmante e non nuovo. Le piazze e le strade bloccate a turno da sigle, bandiere, ex qualcosa che rivendicano il loro diritto al lavoro, o allo stipendio. Oppure al sussidio. Assediati i palazzi del potere. Anche in questo caso a turno: Palazzo d’Orleans, Palazzo dei Normanni, assessorati regionali, Prefettura, Palazzo delle Aquile, assessorati comunali.

Scene non nuove, che Palermo rivive ciclicamente ad ogni scadenza di ogni genere di contratto, ad ogni azienda che chiude o licenzia, ad ogni finanziaria e tabella H. Ma adesso, oltre ad una crisi che ha fatto ripiombare il Paese a cinquant’anni fa, la piazza urlante sembra faccia parte di un “metodo” nel quale pare che ognuno faccia la sua parte ben studiata a tavolino.

Prima la Gesip, poi Amia, i dipendenti della Formazione, gli ex Pip, le varie categorie ad assediare i palazzi la notte della famosa tabella H, con gli spari dei Carabinieri nella notte precedente. E poi gli scontri di venerdì scorso, le accuse reciproche fra Crocetta e alcuni sindacalisti. Fra i lavoratori si fa sempre più strada la convinzione che se “non si fa scruscio”, nessuno ti ascolta. Nei Palazzi è invalsa l’abitudine di tenere per giorni i lavoratori per strada prima di riceverli e trovare una soluzione.

In mezzo le forze dell’ordine – non bisogna scomodare Pasolini per dire che anche gli agenti pagano la crisi e vedono il loro straordinario in busta paga un bel po’ di mesi dopo – che si trovano a gestire come un problema di ordine pubblico una questione che dovrebbe essere risolta dalla politica.

È solo un segnale del fatto che la crisi non è mai stata così profonda o c’è dell’altro? Nella terra dei “capipopolo” il braccio di ferro fra piazza e Palazzo sta assumendo una sua “professionalità” non affidata al caso? La tensione che aumenta serve ai sindacati a mantenere le proprie posizioni, ai politici a bussare a denaro a Roma forti del “timore” della piazza, ai manifestanti ad alzare il prezzo?

 

E questo braccio di ferro che sposta sempre tutto sul campo dell’emergenza (altra parola molto cara al nostro Paese) non potrebbe servire anche a rimandare all’infinito la gestione pianificata delle politiche del lavoro e della crescita economica, a posticipare temi sempre e solo annunciati ma mai affrontati: selezioni trasparenti, qualificazione professionale, investimenti produttivi, efficienza dei servizi e dell’utilizzo dei lavoratori. E l’elenco potrebbe continuare.

Anche oggi le piazze e le strade di Palermo avranno la loro dose di blocchi, bandiere, fischi e blindati di Polizia e Carabinieri. E il dubbio che vi siano i “professionisti della piazza” cresce.

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