Massimo Ciancimino arrestato per evasione fiscale, i dubbi degli avvocati. Salvatore Borsellino: “Sono stupito”

di Redazione

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Massimo Ciancimino arrestato per evasione fiscale, i dubbi degli avvocati. Salvatore Borsellino: “Sono stupito”

| mercoledì 29 Maggio 2013 - 07:45

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PALERMO, 29 MAGGIO 2013 – Massimo Ciancimino è stato arrestato su ordine del Gip di Bologna per associazione per delinquere ed evasione fiscale.

 

Il figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito è stato portato nel carcere palermitano di Pagliarelli. Ciancimino è uno dei testimoni chiave del processo sulla trattativa Stato-mafia che è stato rinviato a venerdì.

 

L’inchiesta riguarda diversi episodi di evasione fiscale che sarebbero stati commessi da Massimo Ciancimino nella sua attività di trader di acciai tra il 2007 e il 2009. Il provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso dalla magistratura bolognese è stato eseguito dalla Guardia di finanza.

 

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“Guarda caso, a distanza di quattro anni dai fatti, l’arresto viene avviene all’indomani dell’apertura del processo Stato-mafia”. Questo il commento dell’avvocato di Ciancimino, Francesca Russo. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal Gip Bruno Perla, su richiesta della Dda di Bologna, pm Enrico Cieri con la supervisione del procuratore Roberto Alfonso.

 

Le indagini sono state affidate alla Guardia di Finanza di Ferrara. L’operazione ha portato a 13 ordinanze di custodia cautelare, di cui nove in carcere e quattro ai domiciliari (guarda il video) nei confronti dei componenti di un sodalizio criminoso accusato di aver posto in essere una frode fiscale nel settore della commercializzazione di metalli ferrosi. I reati contestati a Ciancimino si riferiscono al periodo nel quale il figlio di don Vito viveva in Emilia-Romagna.

 

L’arresto di Ciancimino arriva a poche ore dall’inizio del processo sulla trattativa Stato-Mafia dove il figlio di Vito Ciancimino è testimone chiave ma anche imputato e mentre si sta concludendo il processo contro gli ufficiali dei Carabinieri Mori e Obinu, legato al procedimento sulla trattiva. In entrambi il pm è Nino Di Matteo che nella requisitoria del processo Mori, pochi giorni fa, aveva definito Massimo Ciancimino un testimone controverso ma attendibile se si riscontrano le sue dichiarazioni.

 

Nel processo per la trattiva Ciancimino è anche imputato di concorso in associazione mafiosa e calunnia all’ex capo della polizia Gianni De Gennaro. A Palermo è anche indagato per detenzione di esplosivo.

 

In questa nuova inchiesta nella quale è coinvolto, la Dda di Bologna ipotizzava rapporti di Ciancimino con la mafia calabrese, da qui l’aggravante di favoreggiamento alla mafia. Ma il Gip non ha riconosciuto la sua sussistenza. L’accusa, dunque, è di evasione fiscale e associazione a delinquere.

 

Salvatore Borsellino, fratello del giudice assassinato in via D’Amelio ha espresso la sua preoccupazione per l’arresto di Ciancimino “in un momento così critico”, riferendosi all’apertura del processo sulla trattativa Stato-mafia. Borsellino si è detto stupito e preoccupato: “In Italia può accadere di tutto, come insegna il caso di Provenzano”. Borsellino ha aggiunto “Massimo Ciancimino è in grave pericolo di morte. Non mi stupirei di un nuovo caso Sindona con un avvelenamento in carcere”.

 

I capi d’imputazione per i 13 arrestati sono numerosi. Fra questi evasione e frode fiscale, bancarotta fraudolenta, contrabbando, mendacio bancario, sostituzione di persona, falso in scritture private, falso commesso da incaricato di pubblico servizio. Le menti dell’associazione criminosa, oltre a Ciancimino sarebbero Patrizia Gianferrari di Riccione, sedicente rappresentante di affari, Gianluca Apolloni di Roma, il presunto commercialista che aveva l’incarico di far “traslocare” le aziende a Panama e Paolo Signifredi di Parma.


Arrestati anche Mario Carlomagno e Mario Paletta di Potenza, Massimiliano Paletta di Ferrara, Valter Lotto di Reggio Emilia e Ennio Ferracane di Bergamo. Ai domiciliari Giulio Galletto di Rovigo, Armido Manzini di Modena, Elena Rozzanti di Ferrara e la marocchina Etois Safà.


Nell’indagine della Dda bolognese viene richiamata quella della Dda di Reggio Calabria, compresa l’intercettazione del 2010. Ciancimino parlava a telefono con il commercialista calabrese Girolamo Strangi, sospettato di avere contatti con il clan Piromalli, e definiva questa inchiesta “una cazzata”.


L’avvocato di Massimo Ciancimino, Roberto D’Agostino ha ricordato che per questa indagine il suo cliente fu arrestato già nel 2009 e collaborò con i magistrati che all’epoca si occupavano dell’inchiesta. Secondo il legale, Ciancimino non è il titolare delle società sotto inchiesta, ma svolgeva attività di intermediazione nella vendita dell’acciaio.

 

L’indagine della Procura di Ferrara, passò alla Dda di Bologna per l’aggravante mafiosa. D’Agostino ha spiegato che, essendo stata respinta dal Gip quest’accusa, la Procura ferrarese ritorna ad essere la titolare del procedimento ed ha 20 giorni per reiterare la richiesta di arresto a carico di Ciancimino.

 

 

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