Trattativa Stato-mafia, scure sulle parti civili: esclusi Agende Rosse, Addiopizzo e Comune di Palermo

di Redazione

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Trattativa Stato-mafia, scure sulle parti civili: esclusi Agende Rosse, Addiopizzo e Comune di Palermo

| venerdì 31 Maggio 2013 - 09:44

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PALERMO, 31 MAGGIO 2013 – Dopo un’ora e mezza di camera di consiglio il presidente della Corte d’Assise di Palermo, Alfredo Montalto decide un taglio netto e per certi versi “clamoroso” alle costituzioni di parte civile.

Escluso il movimento delle Agende Rosse guidato da Salvatore Borsellino che era stato già rifiutato nella sua istanza avanzata come familiare del giudice Paolo Borsellino, e l’associazione Addiopizzo.

 

Il presidente ha detto no anche ai Comuni di Palermo, Capaci, Campofelice di Roccella al partito di Rifondazione Comunista, al sindacato di Polizia Coisp, a Comune di Firenze, Provincia di Firenze, Regione Toscana ed ai familiari dell’eurodeputato Salvo Lima.

La costituzione di parte civile è stata ammessa per l’associazione Libera e per quella dei familiari delle vittime di via dei Georgofili. Salvatore Borsellino si è detto “deluso” per la decisione del Tribunale ma ha confermato la sua intenzione di continuare a seguire il dibattimento, anchese dall’esterno. 

 

Un’udienza che ha visto assenze “eccellenti”, il malore di Riina e le dichiarazioni di Salvatore Borsellino su Massimo Ciancimino che, arrestato pochi giorni fa per associazione a delinquere e evasione fiscale, ha rinunciato a presenziare malgrado avesse potuto essere presente dopo l’interrogatorio di garanzia di ieri svolto dal gip Ferdinando Sestito.

 

La rinuncia è stata comunicata dai legali di Ciancimino, imputato ma anche testimone chiave dell’accusa, Francesca Russo e Roberto D’Agostino. Assente anche l’ex presidente del Senato Nicola Mancino, imputato per falsa testimonianza. Sulla sua scelta avranno pesato le pesanti contestazioni delle “Agende Rosse” alla prima udienza.

 

Presente il fratello del giudice Paolo Borsellino, Salvatore, che ha ribadito il suo giudizio sull’arresto di Massimo Ciancimino. Il leader delle “Agende Rosse” parla di “arresto ad orologeria” e afferma che senza le dichiarazione del figlio di don Vito “questo processo non sarebbe mai cominciato e tanti personaggi delle istituzioni non avrebbero ritrovato la memoria”.

 

Ribadisce anche di temere per la vita di Ciancimino: “Nelle carceri italiane spesso sono successe delle cose molto strane. Ci sono stati suicidi ‘assistiti’ e trattamenti particolari per dei mafiosi che avrebbero voluto collaborare”.

 

Collegati in videoconferenza i boss mafiosi imputati Giovanni Brusca, Salvatore Riina, Leoluca Bagarella ed Antonino Cinà. Con loro, Ciancimino e Mancino sono imputati l’ex senatore Marcello Dell’Utri, gli ex ufficiali del Ros Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, il pentito Giovanni Brusca. Ciancimino è accusato di concorso in associazione mafiosa e calunnia all’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, Nicola Mancino di falsa testimonianza, gli altri di violenza o minaccia a corpo politico dello Stato.

Tra il pubblico, un gruppo di giovani dell’associazione Libera di don Ciotti, che ha chiesto di costituirsi parte civile. Su questa e su altre istanze la Corte deve decidere. Respinta dalla Procura quella “personale” di Salvatore Borsellino, ammesso invece come legale rappresentante del movimento delle “Agende Rosse” e respinta anche l’istanza presentata dall’associazione antimafia di Marsala intitolata a Rita Atria, la giovanissima testimone di giustizia che denunciò a Paolo Borsellino i mafiosi suoi familiari e si suicidò dopo la strage di via D’Amelio. No anche a Libere terre, Comune di Capaci, antiracket di Marsala.

Il pm Francesco Del Bene dice sì alle istanze di Comune di Palermo, Provincia di Firenze, Regione Toscana e del Comitato Addio Pizzo, dell’associazione Libera, del Comune di Campofelice di Roccella, dell’associazione dei Vigili del fuoco Carlo La Catena. Parere favorevole anche ai familiari dell’eurodeputato Salvo Lima, ucciso dalla mafia nel marzo del 1992. Secondo il pm quell’omicidio fu il promo atto della fase “stragista” di Cosa nostra.

Ma il Presidente della Corte d’Assise Alfredo Montalto ha deciso di stringere di molto la “platea” delle parti civili. La difesa di Marcello Dell’Utri, si era opposta alle istanze di Rifondazione comunista e del Comune di Campofelice di Roccella, quella di Mancino a tutte. 

 

Durante l’udienza il boss Totò Riina ha avuto un malore mentre era collegato dal carcere milanese di Opera. L’anziano capomafia è stato accompagnato fuori ed ha poi rinunciato a presenziare al seguito dell’udienza. 

 

Al termine dell’udienza la Procura di Palermo ha contestato formalmente all’ex Presidente del Senato Nicola Mancino, l’aggravante di avere commesso ”il reato per eseguirne o occultarne un altro, ovvero per conseguire o assicurare a se o ad altri il prezzo ovvero l’impunità di un altro reato”.

 

La Procura ritiene che Mancino volesse “coprire” gli ufficiali dei Ros e i boss mafiosi che aveva avviato la trattativa. Su richiesta dei difensori di Mancino il presidente Montalto, ha concesso un termine a difesa. La prossima udienza slitta, così, dal 6 al 27 giugno. Il legale di Mancino ha precisato che la Procura, a suo avviso, “non ha contestato un’aggravante per Nicola Mancino ma ha precisato solo il capo d’imputazione”

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