Operazione “Nina”, giro di squillo dominicane scoperto fra Napoli e la Sicilia. FOTO e VIDEO

di Redazione

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Operazione “Nina”, giro di squillo dominicane scoperto fra Napoli e la Sicilia. FOTO e VIDEO

| venerdì 07 Giugno 2013 - 05:25

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RAGUSA, 7 GIUGNO 2013 – Un giro di prostituzione che operava fra la Sicilia e la Campania è stato smascherato dai Carabinieri nel corso dell’operazione “Nina”, coordinata dala Procura della Repubblica di Ragusa.

 

All’alba di oggi, i Carabinieri della Compagnia di Vittoria hanno dato esecuzione all’ ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Ragusa Claudio Maggioni, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Serena Menicucci.

 

In manette Elena Balestrino, alias “Sabrina”, (nella foto), 58 anni, cagliaritana di nascita ma residente a Vittoria, nubile, disoccupata, pregiudicata per reati specifici; Emanuele Giannì (alias “Lillo”), comisano di anni 67, pensionato, domiciliato a Vittoria, incensurato; Rossella Noto, (alias “Gorilla”), vittoriese di anni 27, disoccupata, pregiudicata; Maurizio Trovato, vittoriese di anni 52, agricoltore, pregiudicato.

 

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(da sinistra: Rossella Noto, Maurizio Trovato, Emanuele Giannì)

L’accusa per tutti è di sfruttamento della prostituzione di cinque donne di nazionalità straniera dal novembre 2012 ad oggi. Sequestrata la villa di proprietà della Balestrino, luogo dell’attività a luci rosse. 

 

Al vertice della banda c’era proprio la Balestrino che controllava e dirigeva l’attività di prostituzione di oltre 5 ragazze sudamericane, gestendo i turni di lavoro settimanali delle prostitute, impartendo direttive ai complici sul tipo di assistenza da fornire loro di volta in volta, controllando il numero di clienti e gli incassi facendosi consegnare parte di questi.

 

Recidiva in materia di prostituzione per essere stata condannata più volte, l’ultima nel 2007 era coadiuvata dai tre complici. Trovato era il “cassiere” della Balestrino, prestava ogni tipo di assistenza alle prostitute, procurando loro cibo, ricariche telefoniche, ed altre utilità, ma anche curando i lavori di manutenzione della casa a luci rosse. Controllava il numero di clienti e gli incassi conseguiti dalla prostitute, facendosi consegnare i proventi da quest’ultime.

 

 

 

 

Durante il periodo natalizio, l’uomo informa la Balestrino (assente dalla casa) del deludente andamento degli affari, lamentandosi della “crisi” che ha colpito anche il “lavoro più antico del mondo”. Giannì, abitando di fronte alla casa di appuntamenti, svolgeva il ruolo del “basista”, prestando totale ed immediata assistenza alle prostitute, informando la Balestrino di eventuali problematiche verificatesi nell’immobile, diventando il vero punto di riferimento quotidiano delle prostitute che lo contattavano all’occorrenza.

 

Inoltre, nel corso delle indagini veniva accertato che il Giannì, quale uomo di fiducia della Balestrino, curava con la propria autovettura il “servizio navetta” dalla stazione degli autobus di Comiso per prelevare le donne provenienti da Catania e condurle presso la casa d’appuntamenti.

 

La Noto, era il vero “controllore” per conto della Balestrino; infatti oltre a fornire assistenza a vario titolo alle prostitute, ha l’importante compito di controllare, dietro corresponsione di apposito compenso, il numero di clienti e gli incassi conseguiti dalle prostitute, accompagnando all’occorrenza le prostitute sul luogo di lavoro. Infatti, con la scusa di “fare compagnia alle donne”, la Noto controlla che le lucciole non sottraggano somme di denaro.

 

Tra le donne costrette a prostituirsi erano presenti anche una madre di 58 anni (detta Ynes) e la figlia di 28 anni (detta Nina). Da quest’ultima, la più giovane delle prostitute, che prende il nome dell’operazione. La ragazza, lo hanno riscontrato le indagini, viene spesso maltrattata dalla Balestrino.

 

Le altre prostitute erano chiamate Leon, Leito, Giovanna e Carolina. Secondo quanto accertato, le donne non si allontanavano mai dalla casa di appuntamenti, ed erano sempre controllate dagli uomini della Balestrino.

Secondo gli inquirenti il volume d’affari quantificato dagli investigatori si aggira sui 20.000 euro mensili a donna, con prestazioni che variavano da 300 a 600 euro l’una, della durata da 10 minuti ad oltre un’ora. Gli annunci per pubblicizzare l’attività di prostituzione venivano pubblicati sui quotidiani locali e sui siti internet. Un vorticoso giro di affari fondato sull’utilizzo di carte prepagate appositamente adoperate per aggirare la giustizia e far sparire così i soldi.

 

L’operazione “Nina”, in cui sono stati impiegati oltre 30 militari del Comando Provinciale di Ragusa con l’ausilio del 12° Nucleo Elicotteri di Catania e del Nucleo Cinofili di Nicolosi, ha interessato anche i territori dei comuni di Comiso, Catania Piazza Dante e Ognina, Paternò e Napoli Stella. La Balestrino Elena è stata rinchiusa nel carcere di Catania Bicocca, gli altri sono ai domiciliari.

 

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