“Il petrolio mi sta stretto”: il Wwf dice no alle trivelle nel Canale di Sicilia

di Redazione

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“Il petrolio mi sta stretto”: il Wwf dice no alle trivelle nel Canale di Sicilia

| mercoledì 12 Giugno 2013 - 08:23

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PALERMO, 12 GIUGNO 2013 – WWF Italia ha lanciato la campagna online “Sicilia, il Petrolio mi sta stretto” che durerà tutta l’estate, all’interno della iniziativa WWF “Per un Mediterraneo di qualità”.

 

Il sito della campagna www.wwf.it/ilpetroliomistastretto si connota come uno spazio di attivazione della cittadinanza per discutere, approfondire e scoprire di più sulla minaccia delle trivellazioni, e delle coltivazioni di petrolio in Italia e in particolare nel Mediterraneo.

 

Come si legge sul sito, il gioco di parole a cui fa riferimento la campagna parte proprio dallo Stretto di Sicilia perché da lì passa tutto, dal minimale scambio di correnti, superficiali e profonde ai tonni e alle tartarughe in migrazione, alle flotte pescherecce degli stati mediterranei che si riversano tutte lì per pescare il pesce più pregiato al mondo, il tonno rosso.

Il Mediterraneo è anche una delle vie d’acqua più trafficate del mondo, il 15% del traffico globale passa per il Canale di Sicilia. Più di 325.000 transiti si verificano ogni anno rappresentando un capacità totale di trasporto pari 3,8 miliardi tonnellate. Si stimano, nella media, che 200.000 navi commerciali attraversano il Mediterraneo dirette verso i 300 porti del bacino. E si ipotizza anche questi valori tenderanno a crescere di tre o quattro volte nei prossimi 20 anni.

 

Lo stato vorrebbe trasformare il tragitto, da libero qual è, ad una corsa ad ostacoli, permettendo la costruzione di piattaforme petrolifere. Attualmente in Italia si contano complessivamente, a mare e sulla terraferma, 202 concessioni di coltivazione, 117 permessi di ricerca, 109, istanze di permesso di ricerca, 19 concessioni di coltivazione, 3 istanze di prospezione.

 

“Ogni qual volta guardo la mappa ufficiale delle concessioni per estrazione petrolifera fornita dal Ministero dello Sviluppo Economico mi sento circondato e penso solo ad una cosa: chi pagherà se qualcosa va storto?” si chiede Marco Costantini responsabile Mare WWF Italia.

 

Le navi da pesca sono quasi un quarto delle navi perdute in mare, ma le navi da carico rappresentano oltre il 40%. Il rischio per l’ambiente è direttamente collegata al tipo e alla quantità di sostanze pericolose trasportate, in particolare il petrolio, alla fase di trasporto e alla sensibilità della zona marina in cui potrebbe verificarsi un incidente.

 

Nel 2002 la petroliera Prestige è affondata causando oltre 70.000 tonnellate di petrolio rilasciato nell’Oceano Atlantico al largo della costa spagnola. Nel 1991 è toccato alla Haven, che versò davanti a Genova migliaia di tonnellate di petrolio e va ricordato il recentissimo sversamento dalla raffineria ENI di Gela che ha fatto scattare l’allarme ambientale.

 

La campagna “Sicilia: Il petrolio mi sta stretto” prosegue tutta l’estate e prevede alcuni importanti appuntamenti: in occasione del Turtle Day del 16 giugno, giornata mondiale dedicata alle tartarughe marine quando è prevista la liberazione di alcune Caretta caretta in Sicilia.

 

 

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