Fondi Ue, dallo scandalo delle escort alla promessa di spenderli tutti e bene. Le perplessità dei sindacati

di Redazione

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Fondi Ue, dallo scandalo delle escort alla promessa di spenderli tutti e bene. Le perplessità dei sindacati

| mercoledì 19 Giugno 2013 - 18:37

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PALERMO, 20 GIUGNO 2013 – Chissà se i commissari europei, presenti a Palermo per il Comitato di sorveglianza del Programma operativo Fesr Sicilia 2007-2013, avranno avuto modo di soffermarsi sullo scandalo che si è abbattuto sulla Regione e su come sono stati spesi svariati milioni dei fondi europei. 

 

Magari sorridendoci anche. Perchè le misure del Programma riguardante i Grandi Eventi erano già state sospese lo scorso anno (ed escluse dalla certificazione) in attesa di chiarimenti. Domande del tipo: che senso ha finanziare il presepe di Agira o altre piccole manifestazioni del genere con le misure previste dall’Europa? Domande a cui non erano mai arrivate risposte e che mai arriveranno, ammesso che i funzionari le risposte non se le siano cominciate a dare da soli.

 

Certo, per molti è stato imbarazzante discutere di strategie future in presenza di eventi di cronaca che fluivano incessantemente su tablet e computer alimentando ulteriormente – se ancora ce ne fosse bisogno – l’idea di una classe politica siciliana tutt’altro che irreprensibile anche se gli episodi in questione non riguardano questioni politiche dell’attuale Governo.

 

Coincidenze a parte, il bilancio della due giorni del Comitato di sorveglianza non è stato del tutto negativo. Restano i dati allarmanti che Si24 aveva anticipato, come i 1.195 milioni spesi al 31 maggio 2013 (meno del 20% dell’intero fondo che supera di poco i 6 miliardi di euro). Le somme impegnate invece ammontano a 3.151 milioni.

 

Numeri allarmanti che mettono in cattiva luce la Sicilia anche rispetto ad altre regioni europeee destinatarie dei fondi ma la Regione siciliana ha dimostrato di voler superare le criticità e si è impegnata a velocizzare la spesa. L’assessore all’Economia Bianchi ha fatto autocritica, bacchettando la burocrazia regionale ma creando le premesse per rimuovere gli ostacoli. E da ora chi sbaglia paga.

 

Sono stati due giorni, sotto la presidenza dell’assessore regionale Mariella Lo Bello (delegata del presidente della Regione Crocetta, assente per impegni all’estero), durante i quali è stato approvato il Rapporto annuale di esecuzione (RAE) del Programma operativo per il 2012, è stato illustrato lo stato di avanzamento e le informative sul Piano di azione coesione, si è analizzato il percorso della Programmazione 2014/2020.

 

Tutti allo stesso tavolo, esponenti dell’Europa, dello Stato e della Regione siciliana (per la quale erano presenti, anche gli assessori Luca Bianchi, Michela Stancheris e Linda Vancheri), sindacati e rappresentanti degli imprenditori. La massiccia presenza degli assessori regionali – pronti a rispondere ad ogni contestazione – ha avuto un effetto positivo. Così come è stata valutata positivamente la nomina di Vincenzo Falgares a responsabile del Dipartimento Programmazione dal momento che Falgares conosce bene i meccanismi europei avendoci avuto a che fare fin dai tempi di Gabriella Palocci

 

I sindacati però, presenti al tavolo di lavoro, non si sono dimostrati soddisfatti e parlano di fallimento degli obiettivi e di mancato sviluppo: appena 210 i posti di lavoro attivati grazie ai fondi Ue.

 

“Non è solo la burocrazia la causa dei problemi che riguardano i fondi comunitari che – dice il segretario della Cgil, Michele Pagliaro – avrà le sue responsabilità nelle lentezze e nelle inerzie, ma certamente è mancata una politica dei Governi regionali che si sono succeduti sulle scelte strategiche per lo sviluppo e la crescita”.

“Le due rimodulazioni – ricorda il sindacalista – con lo spostamento di risorse nel piano di azione e coesione hanno traslato il baricentro degli interventi sulle infrastrutture, svuotando gli assi principali del Po-Fesr, ad esempio quelli di energia, acqua e rifiuti. Questo ha penalizzato le imprese e non si è costruito lavoro”.

 

La Cgil lancia un appello al Governo regionale “a prendere realmente in mano la situazione. Le risorse europee vanno spese nei tempi indicati ma non per questo sprecate. Oltre che alla spesa si guardi dunque – conclude – anche al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo, per non perdere questo importante treno”.

 

“Il governo chiarisca – aggiunge Pagliaro – a questo punto la sua posizione sui suoi obiettivi strategici. Il punto non è spendere i fondi Ue ‘comunque’, ma spenderli per creare sviluppo e occupazione”.

 

“C’è il rischio di un fallimento peggiore di quello registrato dalla vecchia e impercettibile programmazione comunitaria, la 2000-2006″, dice Maurizio Bernava segretario della Cisl. I numeri richiedono, secondo la Cisl, “un’azione lungimirante e rapida, politica e amministrativa, per impiegare le somme entro il 2015 impedendo il disimpegno dei fondi non spesi: un danno ulteriore per la Sicilia oltre che una beffa”.

Il sindacato precisa: “I direttori generali hanno grandi responsabilità ma la croce del fallimento della programmazione non può essere lasciata unicamente sulle loro spalle” e chiede, per la fase conclusiva del 2007-2013, di non “avventurarsi in una nuova programmazione per salvare capra e cavoli. Sarebbe un errore. Bisogna piuttosto concentrare l’azione politico-amministrativa sulla spesa per progetti che incentivino realmente gli investimenti d’impresa, sia nel manifatturiero che nell’agricoltura, nel turismo e nei servizi. Ma bisogna fare in fretta. Anche per evitare figuracce sul piano nazionale come quella che pesa sui settori strategici dell’acqua e dei rifiuti, per i quali la percentuale di spesa è prossima allo zero”.

 

Il segretario della Uil, Claudio Barone pala della necessità di “aprire un vero tavolo di confronto e misurare idee e proposte con tutti gli interlocutori. Per questo confermiamo la nostra disponibilità a collaborare e a superare gli errori del passato che oggi stanno mettendo a serio rischio l’utilizzo dei Fondi europei. Tuttavia abbiamo il dovere di sottolineare che il confronto non può essere solo “rituale”. È necessario condividere scelte vere e comuni, per il solo interesse della Sicilia e dei siciliani e non per favorire clientelismo e affari”.

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