Si costituiscono quattro latitanti dell’operazione Nickname. VIDEO

di Redazione

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Si costituiscono quattro latitanti dell’operazione Nickname. VIDEO

| venerdì 21 Giugno 2013 - 14:45

 

operazione-nick-name-21-giugnoENNA, 21 GIUGNO 2013 – Sono state arrestati quattro dei cinque latitanti dell’operazione Nickname del 18 giugno scorso.

I quattro si sono presentati spontaneamente al Commissariato di Leonforte in provincia di Enna. Salgono quindi a 42 gli arrestati della vasta operazione antidroga denominata “Nickname” che nasce dalle indagini del Commissariato di Leonforte e interessa le province di Enna, Palermo, Catania e Caltanissetta. 

 

Il primo ad essere tratto in arresto è stato Fabio Valenti (il terzo nella foto), nato in Germania, 26 anni, alias “u tedescu”. Valenti insieme a Filippo Raccuglia, Filippo Gazzo e Nicolò Prestifilippo Cirimbolo (alias “cola u capizzuotu”), collaboravano all’attività di spaccio, e rendevano conto al “capo” Massimiliano Scaminaci. Valenti avvisare Gazzo della presenza della polizia all’interno della villa comunale agirina: “Ci sono i cani senza…”, voleva dire “ci sono i poliziotti senza divisa”, in borghese. Valenti è stato sottoposto agli arresti domiciliari.

 

Arrestato anche Natale Mangione, (il primo nella foto) nato a Leonforte, 26 anni. Mangione risultava essere il terminale leonfortese dell’associazione capeggiata da Pietro Cuccia, alias “zio Giulio”. Mangione veniva rifornito di stupefacente dal Sebastiano Buscemi, alias “u suopu”, che a sua volta doveva fare riferimento al leader indiscusso Pietro Cuccia. Mangione più volte si vantava di gestire lo spaccio presso “tutti i circolini di Leonforte”, ed esaltava, altresì, il proprio modus operandi, grazie al quale “in sette anni che spacciava non lo avevano mai preso”. Mangione è stato condotto presso il carcere di Caltanissetta.

 

Sono finiti in manette anche Adriano Sebastiano Chiovetta, (il quarto nella foto) nato in Francia, 28 anni, alias “u francisi” e Giuseppe Minnì, (il secondo della foto) nato ad Enna, 30 anni, alias “Giuseppe mazza”. Chiovetta era uno dei più solerti collaboratori dell’organizzazione capeggiata dal Pietro Cuccia, insieme a tutta la sua famiglia, la moglie Maria Antonella Minnì, il suocero Mario Minnì, la suocera Venerina Palmisano faceva la ragioniera dell’organizzazione.

 

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