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Da Palermo a Dublino, la scelta di un palermitano che all’estero ha trovato lavoro in soli 21 giorni

DUBLINO, 23 GIUGNO 2013 – La mia è una storia simile a quella di tanti altri giovani italiani della mia generazione. È una storia di emigrazione.

 

Poco più di un anno fa, il 4 giugno del 2012, ho lasciato Palermo e l’Italia: laurea, master e abilitazione professionale – obiettivi, questi, conseguiti dopo sforzi non indifferenti – si sono rivelati requisiti insufficienti per poter ambire, nella mia terra, a un tenore di vita dignitoso.

All’età di trent’anni, dunque, ho deciso di rimettere totalmente in discussione ciò che avevo fatto sino ad allora, e di lasciare il nostro bellissimo e sfortunato Paese per capire se una vita migliore e più gratificante fosse possibile altrove.

 

Ho scelto, quindi, Dublino, capitale della Repubblica d’Irlanda, città che avevo ripetutamente frequentato in passato e che conoscevo bene. L’estate precedente, in particolare, mi ero trattenuto lì per quasi tre mesi, un’esperienza, quella, che si era rivelata fondamentale ai fini del miglioramento della lingua e della comprensione dei meccanismi che regolano il mercato del lavoro.

 

Va precisato che Dublino, e l’Irlanda in generale, complice il trattamento fiscale particolarmente vantaggioso riservato alle aziende, ha attirato negli ultimi vent’anni sul proprio territorio le principali multinazionali di livello mondiale del settore tecnologico-informatico, che qui hanno insediato i rispettivi quartier generali europei. Facebook, Twitter, Apple, Microsoft, Ebay, PayPal: sono soltanto alcune delle grosse aziende presenti a Dublino. Queste multinazionali, dovendo gestire i vari mercati europei, hanno necessariamente bisogno di avvalersi di personale per lo meno bilingue (inglese + almeno un’altra lingua europea). Dal momento che gli irlandesi – popolo straordinario – non brillano certo per competenza riguardo alle lingue straniere, ecco che per i numerosi italiani, spagnoli, portoghesi, tedeschi, francesi, scandinavi presenti a Dublino si aprono delle vere e proprie autostrade in termini di inserimento professionale.

 

Appena arrivato a Dublino dunque, il 4 giugno 2012, con possibilità economiche assai limitate ma armato di tanta buona volontà, ho iniziato a consultare alcuni siti Internet (in cui le aziende e le agenzie per l’impiego sono solite pubblicare annunci di lavoro) e a inviare curriculum.

Nel giro di pochissimi giorni, il mio telefono ha iniziato a squillare. La prima telefonata, in genere, ha carattere prettamente esplorativo. L’agenzia per l’impiego o l’azienda di turno, contatta il potenziale candidato per verificarne il livello di padronanza dell’inglese: anche se la posizione offerta, per esempio, riguarda il mercato italiano, è essenziale che il candidato sappia parlare fluentemente l’inglese, in quanto è sempre quest’ultima la lingua di riferimento sul posto di lavoro. L’attività di formazione dei nuovi lavoratori, le riunioni, le comunicazioni ufficiali all’interno della compagnia, infatti, hanno luogo sempre in lingua inglese.

 

La prima persona a far squillare il mio telefono, dunque, è stata l’addetta di un’agenzia per l’impiego, che, superati i convenevoli di rito, mi proponeva un’offerta di lavoro che riteneva potesse fare al caso mio: si trattava di una multinazionale del settore farmaceutico che cercava madrelingua italiani, in grado di parlare anche spagnolo e inglese, da inserire, appunto, negli uffici di Dublino dell’azienda. Contratto a termine, con possibilità di rinnovo e conseguente stabilizzazione, per un salario annuo di 25 mila euro.

 

Alla telefonata, quindi, seguiva un colloquio preparatorio svolto di presenza, sempre con l’addetta dell’agenzia, e quindi un altro – il colloquio vero e proprio – con il responsabile dell’ufficio Personale dell’azienda. Un percorso a tappe che mi ha portato vicino all’assunzione. L’azienda, alla fine, ha però optato per un altro candidato, che poteva vantare nel proprio curriculum esperienze nel settore più significative delle mie.

Pazienza, restava, ad ogni modo, la convinzione di essere in una città, in un Paese, che poteva offrirmi delle possibilità. Il solo fatto di essere riuscito, in pochi giorni, ad ottenere un colloquio per un’azienda importante a partire da un semplice annuncio postato su Internet, faceva dell’Irlanda un posto lontano anni luce dall’Italia.

 

Rapidamente superata la delusione iniziale, mi sono dunque messo nuovamente a testa bassa alla ricerca di un lavoro. Pochi giorni dopo, la stessa addetta dell’agenzia di collocamento mi contattava per propormi un secondo colloquio, questa volta per una multinazionale del settore informatico: anche in questo caso, il profilo richiesto poteva adattarsi al mio. Ho dunque dato disponibilità. Sono stato quindi contattato dall’azienda per un pre-colloquio telefonico e quindi per il colloquio finale. Bingo. In quel caso, e cioé al secondo tentativo appena, è scattata l’assunzione. Contratto annuale con inizio praticamente immediato. Morale della favola: il 25 giugno, ovvero ventun giorni dopo il mio arrivo a Dublino, ho iniziato a lavorare in quella che, a tutt’oggi, è la compagnia di cui sono dipendente. Oggi, giugno 2013, il mio contratto in scadenza, è stato da poco rinnovato per un altro anno, coprendomi dunque fino a giugno 2014.

 

Nel frattempo, il mio lavoro mi ha permesso di costruire in poco tempo ciò che, dopo trent’anni trascorsi in Italia, non ero riuscito a costruire: prendere una casa in affitto con regolare contratto, pagare bollette, spese e quant’altro, in totale autonomia, riuscendo anzi, alla fine del mese, a mettere anche qualcosa da parte. Opportunità, queste, negate, a me come a tanti altri giovani, dalla mia terra d’origine.

 

Questa non è nient’altro che una storia come tante, probabilmente la storia di una generazione, o almeno di una parte di essa. Nel mio caso, e di questo comunque ringrazio il cielo, una storia a lieto fine… Per il momento!

Redazione

Si24 è un quotidiano online di cronaca, analisi, opinione e approfondimento, fondato nel 2013 e con sede a Palermo. Il direttore responsabile ed editore è Maria Pia Ferlazzo.

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