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Trattativa Stato-mafia, dai difensori raffica di eccezioni. Borsellino quater: il perito conferma il racconto di Spatuzza

PALERMO, 27 GIUGNO 2013 – Udienze concomitanti e dal contenuto “tecnico” a Palermo e Caltanissetta per il processo sulla trattativa Stato-mafia e per il “Borsellino quater”.

 

All’aula bunker dell’Ucciardone i legali dell’ex ministro Nicola Mancino, imputato di falsa testimonianza, hanno chiesto lo stralcio ed il trasferimento del processo che riguarda il loro assistito al tribunale dei ministri. Per l’avvocato Massimo Krogh una falsa testimonianza resa su fatti accaduti quando Mancino era al Viminale rientra nella competenza del tribunale dei ministri.

Krogh ha anche sollevato la questione di incompetenza della corte d’assise sul reato di violenza a corpo politico dello Stato e di concorso in associazione mafiosa contestati agli imputati. Infine ha chiesto la dichiarazione di nullità del decreto che dispone il giudizio e l’incompetenza territoriale dell’autorità giudiziaria di Palermo in favore di quella romana.

 

Anche i difensori di Marcello Dell’Utri, imputato di minaccia a corpo politico dello Stato, ha sollevato l’incompetenza sia territoriale dell’autorità giudiziaria di Palermo, che quella per materia della Corte d’Assise. Stessa richiesta dall’avvocato degli ex generali del Ros Antonio Subranni e Mario Mori.

Da Firenze la presidente dell’associazione fra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, Giovanna Maggiani Chelli in una nota risponde indirettamente agli avvocati degli accusati: “la trattativa fu messa in atto per fermare le stragi del 1992, ma ha provocato le stragi del 1993 e ha portato i nostri figli a morire. Il nostro desiderio che tutto ciò si fosse dibattuto a Firenze era grande ma non possiamo non considerare l’immane lavoro dei magistrati di Palermo”.

A Caltanissetta brevissima udienza del Borsellino quater con l’interrogatorio del consulente tecnico Claudio Canavese, incaricato dalla procura di analizzare i frammenti della Fiat 126 utilizzata come autobomba per la strage di via D’Amelio.

 

La testimonianza di Canavese ha confermato il racconto del pentito Gaspare Spatuzza (nella foto) che affermò di avere sistemato i freni dell’utilitaria. L’auto, dopo la manutenzione ai freni avrebbe percorso solo pochi chilometri.

Redazione

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