Nature attacca: “Staminali? Cura basata su dati fallaci”

di Redazione

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Nature attacca: “Staminali? Cura basata su dati fallaci”

| giovedì 04 Luglio 2013 - 16:19

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ROMA, 4 LUGLIO 2013 – Staminali sì, staminali no. L’ultima notizia che riguarda questo controverso metodo terapeutico a base di cellule staminali, inventato dallo psicologo Davide Vannoni, (nella foto), è un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Nature, secondo cui il metodo si baserebbe su “dati fallaci”.

 

Sul sito on line Nature si legge che: “Davide Vannoni, uno psicologo diventato imprenditore medico ha polarizzato l’attenzione della società italiana nel corso dell’anno, tentando di ottenere l’autorizzazione per la sua terapia a base di cellule staminali. Ha ottenuto un fervente sostegno pubblico affermando di poter curare malattie mortali, e ha sollevato l’altrettanto fervente opposizione di molti scienziati che dicono che il suo trattamento non è provato. Ora questi scienziati vogliono che il governo italiano cancelli il finanziamento accordato a maggio scorso di 3 milioni di euro per la sperimentazione clinica della terapia, dopo aver ceduto alle pressioni dei pazienti”.

 

Il metodo, ancora oggi, risulta essere privo di ogni validazione scientifica che ne attesti l’efficacia. Il suo ideatore lo ritiene efficace per curare malattie di diverso tipo, anche molto diverse tra loro per cause, sintomi e decorso. In particolare, il metodo viene indicato da Vannoni per la cura di malattie neurodegenerative.

 

Il 2013 è l’anno in cui il metodo Stamina giunge alla ribalta mediatica dopo un servizio del programma televisivo Le Iene che ha raccontato la storia di Sofia,  la bambina recentemente scomparsa. 

 

Il 15 maggio 2013 la Commissione affari sociali della Camera dei deputati ha approvato all’unanimità l’avvio della sperimentazione clinica del metodo ideato da Vannoni; il 23 maggio il parlamento ratifica la sperimentabilità del metodo.

Il 21 giugno 2013 Vannoni avrebbe dovuto consegnare la documentazione scientifica sul suo metodo all’Istituto Superiore di Sanità, Agenzia italiana del farmaco e Centro nazionale trapianti per permettere di elaborare il protocollo dei test, ma chiede di rinviare l’incontro. Due volte.

A fine giugno 2013 il ministro della salute Beatrice Lorenzin nomina i membri del comitato che dovrà seguire la sperimentazione nel servizio pubblico (definendone aspetti quali la scelta delle cell factory per produrre le staminali, l’arruolamento dei pazienti, la scelta degli ospedali) e che seguirà le fasi della ricerca (della durata di 1 anno e mezzo). La presidenza è affidata al capo dell’Istituto Superiore di Sanità, e tra i membri ci sono i direttori dell’AIFA, del Centro nazionale trapianti, la federazione delle associazioni delle persone colpite da malattie rare.

 

Il giorno prima della pubblicazione del decreto ministeriale, Vannoni ha, per la terza volta, chiesto di rinviare l’incontro per depositare il protocollo di sperimentazione: e la sperimentazione, la cui data di avvio era inizialmente stata fissata al 1º luglio 2013, non può quindi ancora cominciare.

 

“La sperimentazione clinica italiana sponsorizzata dal governo – conclude l’articolo apparso su Nature – doveva iniziare il 1° luglio, ma è in ritardo perché Vannoni ha rimandato per tre volte l’impegno di rivelare il suo metodo al comitato di nomina governativa che preparerà il trial. Secondo Irving Weissman, direttore dello Stanford Institute for Stem Cell Biology and Regenerative Medicine in California, il governo italiano non sarebbe saggio a sostenere un trial con così poche prove di efficacia”.

 

Una controversia che non sembra destinare a chiudersi qui.

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