L’esemplare messaggio di un pastore “che vuole sentire l’odore delle pecore”

di Redazione

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L’esemplare messaggio di un pastore “che vuole sentire l’odore delle pecore”

| domenica 07 Luglio 2013 - 19:42

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PALERMO, 8 LUGLIO 2013 – Benvenuto in Sicilia, Papa Francesco. Da una “fine del mondo”, la tua, la lontana terra d’Argentina, come hai voluto simpaticamente definirla al momento della tua proclamazione a questa “fine del mondo”, Lampedusa, isola simbolo dell’accoglienza ma anche palcoscenico delle più drammatiche storie di questo millennio.

 

Gli ultimi, i senza terra, i senza futuro, ti ringraziano per questa tua straordinaria visita, la tua prima visita fuori dalle mura vaticane, carica di simboli e di messaggi che ci auguriamo che il mondo voglia e sappia comprendere.

 

Con l’umiltà e la semplicità che hanno contraddistinto i tuoi primi cento giorni di pontificato stai mandando al mondo intero un segnale dirompente, stai interpretando nel miglior modo possibile, l’unico, le parole del Vangelo.

 

“Vi chiedo di essere pastori con “l’odore delle pecore”, pastori in mezzo al proprio gregge, e pescatori di uomini”: ecco il senso delle bellissime parole che hai pronunciato appena poche settimane fa. E oggi più che mai tu sarai il pastore tra le pecore.

 

Hai abbattuto tutti gli steccati di un protocollo notoriamente rigido per tuffarti, ultimo tra gli ultimi, in questo lembo di terra che ogni giorno di più diventa terra di disperata richiesta di aiuto, di solidarietà, di umanità, di sensibilità, di fratellanza, di carità. Terra di frontiera.

 

Sei già entrato nella storia di questo millennio, non foss’altro che per l’incredibile eredità ricevuta da papa Benedetto XVI, primo papa ad abbracciare un altro papa e a pregare con lui (forse non è ancora stata compresa la portata storica dell’evento); hai già portato a termine un’illuminata enciclica come “Lumen Fidei”, importante messaggio di fede per i cristiani scritta a quattro mani con Joseph Ratzinger; hai già accarezzato milioni di fedeli, hai incontrato i ragazzi, hai dato speranza e fiducia a chi l’aveva persa; hai già posto le premesse per una vera rivoluzione.

 

Non poteva non essere rivoluzionaria anche la tua prima uscita. In un colpo solo – se proprio vogliamo buttarla in politica – hai dato un segnale dirompente a livello internazionale, invitando il mondo sonnolento a occuparsi di un fenomeno drammatico che sembra scivolare ormai sulla pelle dei governanti. Dietro ogni morto – e sono tanti, si stima ventimila – che la cronaca ci racconta ogni giorno c’è il dramma di una famiglia, di un popolo, c’è la sofferenza, l’inciviltà.

 

Per non parlare dell’esempio. Hai rinunciato agli ori e agli allori del tuo mandato. Ti muovi come un parroco di provincia ma sei il capo della Chiesa, con un’intelligenza sopraffina. Alla soglia degli ottanta anni non hai tempo da perdere, sai che bisogna andare dritti al cuore del problema, spiegare al mondo i veri principi della solidarietà, giustizia ed eguaglianza che dovrebbero essere al centro del mondo e non lo sono.

 

Il tuo cuore ti ha detto di andare a Lampedusa e lo hai fatto senza chiedere troppo ai cerimonieri e ai responsabili della sicurezza. Niente tappeti rossi e niente sfarzi. E soprattutto – applausi – nessuna di quelle autorità politiche (solo il sindaco) che avrebbero fatto volentieri passerella e che, a giudicare da come vanno le cose in Sicilia ma anche in Italia, non hanno ben capito la lezione dell’umiltà e della solidarietà.

 

Atterrerai su un volo di Stato – piccola concessione al protocollo – ma siamo certi che avresti voluto raggiungere Lampedusa magari su una zattera, così che anche i ciechi e i sordi avrebbero compreso meglio. Camminerai su una normale automobile di città ma ti saresti mosso a tuo agio anche a piedi, come faceva Gesù.

 

Parlerai con il cuore e parlerai al cuore della gente. Pregherai con la semplicità e la purezza dei bambini del catechismo, farai tutto quello che una persona di buon senso farebbe in un mondo normale. E vincerai un’altra battaglia per un mondo migliore e più umano.

 

Grazie di tutto.

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