Rapine violente, sgominata banda a Palermo: sedici arresti. NOMI, FOTO e VIDEO

di Redazione

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Rapine violente, sgominata banda a Palermo: sedici arresti. NOMI, FOTO e VIDEO

| mercoledì 10 Luglio 2013 - 05:31

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PALERMO, 10 LUGLIO 2013 – Rapine in serie fra il 2009 e il 2011: 18 ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite dalla Squadra Mobile di Palermo nell’ambito dell’operazione “Noxae”.

 

Gli inquirenti, grazie anche alle dichiarazioni di tre componenti della banda, hanno fatto luce su decine di colpi messi a segno ai danni di cittadini ed esercizi commerciali. Nel mirino erano finiti farmacie, supermercati, tabaccherie e gioiellerie. Ma anche vittime indifese, anziani e disabili. 

 

Determinanti sono state le confessioni di tre indagati, per i quali il gip Michele Alajmo ha disposto gli arresti domiciliari: Giuseppe Anzalone, 34 anni, Mario Gebbia, 36 anni e Marco Aiello, 24 anni sarebbero stati a capo della banda. Finiti in carcere avrebbero deciso di collaborare, facendo scattare gli altri arresti.

 

In manette sono finiti Alessandro Gebbia, Alessandro Giacalone, 35 anni; Paolo Amatuzzo, 30anni; Filippo Di Marco, 35 anni; Ignazio Guercio, 41 anni; Giovanni Bruno,  24 anni; Onofrio Palazzo, 46 anni; Giovanni Vernengo, 39 anni; Giovanni Carini, 3 anni; Rocco Pirrotta, 37 anni; Salvatore Mancuso, 49 anni; Giovan Battista Pipitone, 36 anni; Rosario Di Piede, 36 anni. Altre due persone, Settimo Parrinello e Domenico Corona, non sono state ancora rintracciate.

 

La banda era particolarmente violenta: fra i colpi messi a segno, un blitz nell’appartamento di un disabile che è stato prima malmenato e poi derubato di 3000 euro e una coppia di anziani seguita fin sotto casa dopo avere riscosso la pensione all’ufficio postale.

 

Anzalone è accusato di una violenta rapina il 23 settembre 2010, ai danni della gioielleria “La Piana” di Via Mariano Stabile, il bottino in quel caso ammontava a circa 70 mila euro in gioielli. Gebbia è agli arresti domiciliari per una rapina ai danni di una gioielleria di Palma di Montechiaro il 10 giugno 2011: circa 700 mila euro il bottino. Ad Aiello, anch’egli agli arresti domiciliari, è addebbitata una rapina il 30 dicembre 2011 ai danni della gioielleria “Sasso”. In quest’ultima circostanza furono portati via 200 mila euro in preziosi e fu esploso un colpo di pistola che sfiorò il titolare dell’esercizio.

 

Una banda con ruoli “interscambiabili”, dicono gli inquirenti, capace di variare la sua composizione di volta in volta. Un gruppo faceva capo ad Anzalone e Gebbia, l’altro ad Aiello. Rapine – 21 in tutto e un furto – che fruttavano decine di migliaia di euro, centinaia in alcuni casi, e per le quali la banda si avvaleva di insospettabili basisti. È il caso di un colpo messo a segno ai danni di una ditta di catering: le informazioni di un cameriere , Alessandro Giacalone finito oggi in manette, avevano indirizzato i rapinatori, alla fine di un banchetto nuziale. E ancora un commerciante rapinato sotto casa: ad “avvisare” la banda era stato un altro commerciante, vicino di casa della vittima. O un commerciante che frequentava una polleria di via Spica, di proprietà di Giovanni Venengo (nipote del boss Pietro): il commerciante era entrato in confidenza con il personale, raccontava liberamente se la sua giornata era stata proficua o meno, non sapendo che le informaizoni venivano “girate” alla banda. 

 

Nel mirino erano finiti anche una dipendente della clinica “Orestano”, derubata di mile euro, un distributore Eni di viale Regione Siciliana (40 mila euro il bottino), la gioielleria “Basile” di via Quintino Sella (400 mila euro in gioielli il bottino).

 

L’inchiesta è stata coordinata dai pm Siro De Flammineis e Francesco Grassi e dal procuratore aggiunto, Maurizio Scalia. 

 

 

 

 

 

 

 

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