Muos, migliaia di persone a Niscemi. Tensione alta: un militare ferito. Attivisti giù dalle antenne. FOTO

di Redazione

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Muos, migliaia di persone a Niscemi. Tensione alta: un militare ferito. Attivisti giù dalle antenne. FOTO

| venerdì 09 Agosto 2013 - 15:11

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NISCEMI (CL), 9 AGOSTO 2013 – Sempre più alta la tensione a Niscemi. Il corteo di oggi è avanzato per quattro chilometri pacificamente fino alla base militare, dove una parte degli attivisti ha iniziato a distruggere le recinsioni e negli scontri un finanziere è rimasto ferito. La procura ha aperto un’inchiesta.

 

A Niscemi l’esasperazione ha lasciato il posto al buon senso. Fino alle 18,40 la situazione è stata tenuta sotto controllo, i manifestanti sono avanzati con i loro striscioni e i loro slogan di protesta. Gli organizzatori avevano previsto la presenza di 5.000 persone ma il caldo ne ha fatto arrivare solo un terzo.

 

E sotto il sole cocente il nervosismo ha iniziato a dilagare. Un bengala è stato lanciato contro l’elicottero della polizia che sorvolava la zona, sono partiti i fumogeni, nel trambusto alcuni attivisti hanno tagliato la recinzione e con una corda legata a un palo, l’hanno divelta riuscendo a inoltrarsi nella base, dove alcuni attivisti erano saliti sulle antenne.

 

Un militare della Guardia di finanza è rimasto ferito ad una gamba davanti a uno degli ingressi della base. Sul posto è arrivata anche l’ambulanza. Il finanziare potrebbe avere una frattura o una forte contusione alla gamba sinistra.

 

Il procuratore capo di Caltagirone, Francesco Paolo Giordano, ha aperto un’inchiesta: le ipotesi di reato sono resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamenti.

 

Qualcuno ha anche tagliato la gomma di un furgone della Rai che stava riprendendo la manifestazione No-Muos davanti alla base militare Usa di Niscemi. Il mezzo si è leggermente piegato modificando la posizione della parabola montata sul tetto e impedendo il prosieguo delle riprese.

 

Gli attivisti hanno sfilato con striscioni con scritte: ”Fermarlo è possibile, tocca a noi farlo” e ”Crocetta porta la Sicilia alla guerra”.

 

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(Foto di Sergio Lima e Massimo Zucchetti)

 

Rosario Crocetta solo qualche mese fa aveva sfidato l’amministrazione Usa ritirando l’autorizzazione ai lavori per il completamento del sistema satellitare voluto dalla Marina militare statunitense, un permesso concesso nel giugno 2011 dal suo predecessore Raffaele Lombardo, nonostante contrada Ulmofaccia parte della riserva naturale ”Sughereta”.


Il veto proposto da Crocetta aveva avuto il parere favorevole del Tar e si aspettava il pronunciamento dell’organo d’appello dei giudici amministrativi, il Cga; ma un mese fa, qualche giorno prima che le toghe si riunissero, Crocetta aveva ritirato l’esposto, sottraendo ai magistrati la materia del contendere.

 

La ragione, ha spiegato il governatore, sta nelle analisi condotte dall’Istituto superiore di sanità, che ha stabilito la non pericolosità dell’impianto per la salute. Perseverare su questa strada avrebbe significato, secondo Crocetta, rischiare una multa salatissima: 25 mila euro per ogni giorno di stop del cantiere.


La mossa del governatore è stata vissuta come un tradimento dai No-Muos, in particolare dalle mamme, che per mesi hanno vigilato giorno e notte davanti alla recinzione dell’impianto. 

 

”Crocetta ci ha preso per cretini ma noi non ci fermiamo. Lui ha avuto paura e si è ritirato. Noi lottiamo per i nostri diritti e la salute dei nostri figli”. Lo ha detto Maria Concetta Gualato, coordinatrice delle mamme No-Muos.

 

Alla manifestazione, oltre ad esponenti di diversi partiti di Sinistra, anche i sindaci di Niscemi, Pozzallo, Acate, Caltagiorne, Piazza Armerina. 

 

In serata, gli attivisti hanno voluto dare un segnale forte per abbassare i toni e hanno deciso di scendere dalle antenne. Tra loro una coppia di fidanzati, Turi Vaccaro, che fu il primo a salire sui tralicci ormai mesi fa, e Nicola Alboscelli che avevano proclamato lo sciopero della fame. I dieci attivisti scesi dalle antenne dopo 24 ore hanno dichiarato: “È stato bellissimo, la lotta non si ferma”.

 

“Abbiamo occupato la base Usa per dare un segnale a tutti: ci riprendiamo il nostro territorio che non appartiene agli Stati Uniti né può dipendere dalle deboli volontà di Regione e governo nazionale”. 

 

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