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Detenuti, costano tre miliardi l’anno all’Italia. Fleres: “Subito l’amnistia”

PALERMO, 6 SETTEMBRE 2013 – “Più la società si nasconde dietro forme assurde di giustizialismo, più il crimine dilaga. Più il carcere è segregazione, piuttosto che rieducazione, più esso produrrà recidiva”. Si tratta di un dato di fatto “inconfutabile” per il garante dei Diritti dei detenuti, Salvo Fleres, che ha presentato oggi a Palermo una mostra dei lavori realizzati dai carcerati siciliani in occasione della Giornata per il reinserimento dei detenuti (all’interno la fotogallery e i video).

 

“I dati parlano chiaro – spiega Fleres – l’80 per cento circa dei detenuti che vengono sottoposti a un’esecuzione penale regolare e a forme corrette ed efficaci di trattamento rieducativo una volta usciti non reiterano i reati e non tornano in carcere; mentre l’80 per cento, il dato è emblematicamente speculare, dei carcerati che scontano la pena in strutture sovraffollate, prive di trattamento, di istruzione e formazione professionale, ma soprattutto prive di lavoro e di assistenza sociale e psicologica, reiterano i reati e tornano in carcere più volte”.

 

In Sicilia, statistiche del 2012 alla mano, gli istituti penitenziari si trovano in una gravissima situazione di sovraffollamento: sulla base di una capienza regolamentare di circa 5.555 mila posti, le carceri siciliane ospitano attualmente più di 7 mila detenuti. L’Isola, in una classifica nazionale sul sovraffollamento, è terza dietro a Lombardia e Campania.

 

Una condizione difficile da gestire per la polizia penitenziaria che, in carenza di organico, si ritrova troppo spesso ad affrontare emergenze e criticità. L’anno scorso sono stati 6 i detenuti che si sono suicidati dietro le sbarre e già nel 2013 altre tre persone si sono tolte la vita a Palermo, Noto e Caltanissetta. 

 

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“Le statistiche ci dicono – prosegue Fleres – che il 30 per cento circa della popolazione reclusa è innocente. Ed è bene ricordare che non si deve confondere il criminale con il carcerato, perché è come confondere la malattia con il dolore. Il comportamento dell’uomo del delitto va stigmatizzato; l’uomo della pena, invece, deve essere rieducato nel rispetto della legge”.

 

In cella, in tutta Italia, si trovano circa 30 mila extracomunitari, condannati soprattutto in applicazione della legge Bossi-Fini sui clandestini, e circa 27 mila piccoli spacciatori e tossicodipendenti, in galera per la legge Fini-Giovanardi. Altissimo il numero di detenuti che hanno commesso reati riconducibili alla loro condizione di disoccupazione (2.216). “Si tratta di persone che hanno commesso reati di scarso allarme sociale – dice il garante per i diritti dei detenuti – che potrebbero scontare pene alternative al carcere, meno invasive, più efficaci e meno costose”.

 

Il carcere, infatti, costituisce un costo niente affatto secondario. Un giorno di detenzione comporta spese variabili tra i 130 e i 250 euro a persona, per un importo complessivo annuo di quasi 3 miliardi di euro. “Spendere questa cifra per non ottenere il risultato della rieducazione e del corretto reinserimento sociale – dice Fleres – previsto tra l’altro dall’articolo 27 della Costituzione rappresenta un grosso spreco in tempi di spending review”.

 

“Serve immediatamente – conclude Fleres – una legge per l’amnistia e per l’abrogazione delle due leggi Bossi-Fini e Fini-Giovanardi. Primi passi per rendere più vivibili i nostri istituti penitenziari e reinserire i detenuti nel tessuto sociale sano”.

 

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Redazione

Si24 è un quotidiano online di cronaca, analisi, opinione e approfondimento, fondato nel 2013 e con sede a Palermo. Il direttore responsabile ed editore è Maria Pia Ferlazzo.

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