Il coraggio di Lucia Annibali, quando la violenza non cancella la bellezza

di Azzurra Sichera

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Il coraggio di Lucia Annibali, quando la violenza non cancella la bellezza

| lunedì 09 Settembre 2013 - 15:16

Che cos’è la bellezza? Un ideale estetico, un canone imposto, un ideale inafferrabile? O il coraggio di esporsi mostrandosi per come si è per davvero? Per noi belle sono Lucia, Domenica, Vania, Naziran. Ma non solo.

Per gli antichi greci la bellezza camminava al fianco del bene e del vero. Queste donne, le cui storie si intrecciano nel labirinto della violenza, ci hanno insegnato cosa vuol dire veramente “essere belle”, rimanendo semplicemente loro stesse, raccontandoci la loro verità e il bene che sono riuscite a trarne.

16 aprile. Lucia Annibali, 36 anni il prossimo 18 settembre, avvocato di Pesaro. Stava rientrando a casa dopo essere stata in palestra ed è stata aggredita con l’acido. L’ex fidanzato, Luca Varani, è finito in carcere con l’accusa di stalking e tentato omicidio. Lui era solo il mandante. Due albanesi sarebbero stati gli esecutori materiali dell’agguato.

10 maggio. Venia, 31 anni di Vicenza è stata aggredita con un lancio di sostanza caustica da due uomini incappucciati sulla porta di casa. L’hanno bloccata e l’hanno costretta a versare il liquido corrosivo da sola.

12 agosto. Domenica Foti, 46 anni, addetta alle pulizie dell’ospedale Galleria di Genova, è stata aggredita al volto con un getto di acido. Arrestato il marito, Giuseppe Toscano.

Sfregiare con l’acido viene considerata una punizione peggiore della morte. Le donne che osano ribellarsi o dire “no” a un certo tipo di uomini molto spesso sono vittime di questo tipo di violenza. L’uomo considera la donna come proprietà privata e crede di poterne disporre come vuole. Per di più, crede di poterle togliere, privandola di parte della sua bellezza, sia dell’autostima che del possibile approccio con altri uomini. “O mia o di nessun altro” sembrano ripetersi. Peccato che prima di tutto, appartengono a loro stesse.

Oggi Lucia ci “ha messo la faccia”. Sul Corriere della sera ha voluto dimostrare la sua vicinanza a tutte le donne vittime di violenza: “Alle donne voglio dire “voletevi bene, tanto, tantissimo. Credete in voi stesse e sappiate che ogni atto di violenza subita non dipende mai da voi che amate l’uomo sbagliato ma da lui che lo commette”. Agli ustionati come me invece dico di tenere duro e avere pazienza, tanta pazienza”.

Sette interventi chirurgici dopo la ragazza di Pesaro sorride davanti l’obiettivo. Come faceva cinque mesi fa. Perché Lucia in ospedale, quando era ricoperta dalle bende e i medici le hanno detto che probabilmente sarebbe rimasta cieca, lei si è messa a muovere un braccio a tempo di musica mentre il fratello le girava un video col cellulare.

“Sono pronta” ha detto Lucia. “Il 18 settembre compio 36 anni e per me questo sarà anche l’anno zero. Rinasco. Ricomincio tutto daccapo con la mia nuova faccia, con il naso un po’ così, con gli occhi fra l’orientale e la riempita di botte, con le sopracciglia da tatuare e la bocca buona per sorridere, finalmente, dopo l’ultima operazione. Ma posso fare di meglio e di più. Sono sicura che so fare di meglio e di più”.

In Medio Oriente questo tipo di violenza è molto diffusa. Pakistan, Bangladesh, ma sempre più spesso anche in Afghanistan. In questi paesi se una donna rifiuta di sposarsi, rifiuta di concedere il divorzio o semplicemente il proprio corpo, deve essere punita con un bicchiere di acido gettato in faccia. E in molti casi, queste “donne” non hanno ancora compiuto 13 anni. In un attimo i tessuti della pelle del viso si rovinano irrimediabilmente: si perde la vista e vengono compromessi i tessuti del viso a tal punto che è possibile nutrirsi solo attraverso una cannuccia.

Naziran è pakistana. È rimasta vedova e si è dovuta risposare con il fratello del marito, come vuole la tradizione. Ma quest’uomo era già sposato. Dalla moglie del cognato sono arrivate subito le minacce di violenza. Un giorno, mentre Naziran dormiva, lei le ha versato l’acido addosso rendendola cieca.

In Pakistan succede ogni anno a decide di donne ma anche di uomini. Un emendamento al codice penale lo riconosce come crimine contro lo Stato, punito con almeno 7 anni di carcere e 7500 euro di multa ma il numero di condanne non sembra diminuire.

Il primo caso documentato di violenza con acido solforico si ha nel 1967 a causa di una proposta di matrimonio rifiutata, nel 1979 il Bangladesh sottoscrive la convenzione Onu per eliminare la discriminazione contro le donne, negli anni ’80 le violenze però invece di diminuire vanno aumentando, raggiungendo il picco massimo nel 2002 con 485 donne colpite.

Ma allora che cos’è la bellezza? In inglese con beauty si vuol dire anche “oggetto del desiderio”; in ebraico yapha significa “splendore”; in sanscrito con sundara si intende “santo, completo”; in greco con tò kalòn “ideale”; in giapponese con wabi-sabi “umiltà, imperfezione”; in navajo con hozho “salute, armonia”.

Per noi belle sono Lucia, Domenica, Vania, Naziran. Ma non solo. Purtroppo.

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