L’Europa pone limiti alla pesca del tonno | In Sicilia chiudono le aziende ittiche

di Redazione

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L’Europa pone limiti alla pesca del tonno | In Sicilia chiudono le aziende ittiche

| sabato 12 Ottobre 2013 - 19:11

In Sicilia ormai c’è un vero e proprio “caso tonno”. La pesca di uno degli esemplari più presenti nel mare siciliano deve fare i conti con i limiti imposti dalle norme europee. Le conseguenze di questi standard imposti dall’Unione porta a scontentare un po’ tutti. Creando danni anche all’ecosistema. Sembra un paradosso ma è così, infatti la presenza di troppi tonni nel Mediterraneo porta alla scomparsa di sarde e acciughe, in quanto preda preferita dei pesci in questione. Contemporaneamente anche i pescatori di queste specialità subiscono il contraccolpo di una diminuzione netta del pescato. Così alcune aziende di trasformazione cominciano ad avere problemi, tanto che acquistano grosse partire di sarde e acciughe provenienti dal Tirreno o dall’Adriatico o addirittura da Spagna e Francia, con un considerevole aumento dei costi. Altre ditte hanno chiuso o hanno preferito delocalizzare la produzione in Tunisia, Algeria e Marocco.

A lanciare l’allarme sono i pescatori di Sciacca (Ag), marineria specializzata nella pesca di sarde e acciughe, che hanno chiesto aiuto al governo della Regione siciliana. ”Il mare di Sciacca è pieno di tonni, anzi è tutto tonno – dice Gaspare La Rocca, armatore – Non c’è più pesce azzurro, da due o tre anni, quando l’Ue ha deciso di limitare a un mese all’anno la pesca del tonno, questi sono aumentati in maniera esponenziale. E’ una legge assassina, che consente solo a pochi in Italia di pescare il tonno, mentre noi moriamo. Lo Stato deve intervenire per cambiarla. Pesce spada non ne prendiamo più, sarde nemmeno, i tonni non li possiamo pescare perché altrimenti commentiamo un reato. Stiamo morendo e si stanno producendo danni enormi all’ecosistema marino”.

La conferma arriva anche da Joseph Licata, 37 anni, imprenditore del luogo, titolare dell’omonima azienda di famiglia,  attiva da 25 anni nel settore della trasformazione in salomia o sott’olio del pesce. “Prima andavo a compare il pesce al porto di Sciacca – racconta Licata -, adesso, per la carenza di alcune specie probabilmente per via della questione legata al tonno e per i prezzi che sono aumentati, sono costretto ad acquistare a Piombino, in Adriatico, in Spagna e in Francia, a costi maggiorati 10 per cento. Così non si può andare avanti. Sciacca è famosa per avere una tradizione nell’industria ittica, nata proprio perché il nostro mare è sempre stato molto pescoso – continua l’imprenditore – Fino a cinque anni fa c’erano 40 aziende con in media 60-80 dipendenti, oggi ne sono rimaste una ventina”.

A fianco della categoria si schiera l’assessore regionale alla Pesca Dario Cartabellotta, pronto a dare battaglie nelle sedi competenti: “Riaprirò la questione delle quote tonno, porterò il problema a Roma. Non è possibile che i pescatori siciliani debbano pagare il conto degli interessi di lobbies internazionali. L’Ue ci penalizza: abbiamo il mare pieno di tonni che non si possono pescare per i limiti imposti da Bruxelles; questo sta determinano l’alternazione dell’ecosistema marino e la crisi delle nostre marinerie. Dobbiamo condurre una battaglia e portare a casa il risultato – afferma Cartabellotta – Ci sono regole che stanno distruggendo tradizioni millenarie, basta andare a Favignana a vedere le targhe dei Florio per rendersi conto di costa sta provocando il divieto di pescare il tonno.

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