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A Palermo una campagna elettorale d’altri tempi | Ma stavolta senza i soliti volti noti FOTO

Il conto alla rovescia è partito. La città è invasa dai manifesti dei tanti “votantonio” di turno pronti a sfidarsi in una tenzone all’ultimo voto per accaparrarsi una poltrona. No, nessuno stravolgimento politico. Non si sta cercando l’erede di Orlando o di Crocetta. Il 20 ottobre si vota per la Consulta delle culture.

Il Comune di Palermo ha infatti dato la possibilità alle etnie che abitano la città – e sono tante – di avere dei referenti eletti in grado di interloquire direttamente con la giunta per discutere delle varie problematiche e presentare proposte. Un organo rappresentativo di tutti coloro i quali hanno una nazionalità diversa da quella italiana per cui saranno eletti complessivamente in 21 (di cui almeno 7 donne). E allora via alla bagarre elettorale e via anche al volantinaggio e alle affissioni. Niente a che vedere però con i soliti “santini”. La città, specie nel centro storico, si è variopinta di un proliferare di fogli A4 stampati a colori con i volti dei quarantacinque candidati, molto spesso tratte da passaporti, o da documenti, molte sgranate, tutte, sicuramente con in dosso un vestito da grande occasione e al fianco, o tutto intorno gli slogan, i programmi scritti nelle varie lingue. E così, i nostri muri per qualche giorno si sono ricoperti di simpatici manifestini che nulla a che spartire hanno con quelli delle campagne a cui siamo abituati e in cui si passa dal “vote! vote! vote!” alle meno comprensibili scritte in sanscrito, all’arabo.

“Siamo contenti – dice l’assessore alla Partecipazione del Comune di Palermo, Giusto Catania – l’iniziativa sta avendo un risultato straordinario. Ci aspettavamo che venisse presa tanto sul serio, quello che invece è andato oltre le attese è invece la partecipazione. Una campagna elettorale condotta con la massima civiltà, che rappresenta per tutta la città un grande momento di partecipazione collettiva. E’ straordinario. Le elezioni – continua – si terranno in dieci scuole, con 16 seggi aperti per quella che sarà una grande festa al termine della quale chiederemo che i candidati rimuovano i volantini che hanno affisso e siamo sicuri della loro collaborazione”.

La bellezza dell’insolito, il carattere amatoriale dei manifesti, gli stili, i colori, hanno poi indotto il Comune a chiedere l’aiuto del dipartimento delle Belle arti, che si è già messo in moto per documentare in dettaglio questa strana campagna elettorale.

Gabriele Ruggieri

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Gabriele Ruggieri
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