Assemblea aperta dei lavoratori all’Ansaldo Breda | Rischio chiusura a novembre

di Redazione

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Assemblea aperta dei lavoratori all’Ansaldo Breda | Rischio chiusura a novembre

| venerdì 18 Ottobre 2013 - 12:29

Parte la vertenza dell’Ansaldo Breda in Sicilia. Gli operai, che si battono contro lo scorporo della fabbrica dal gruppo e l’ipotesi che lo stabilimento finisca in una bad company, hanno urlato la propria rabbia in un’assemblea nel capannone industriale, alla quale hanno partecipato alcuni parlamentari nazionali e regionali del Pd e del Movimento 5 Stelle.

“C’è chi mangia e chi paga, la dignità del lavoro e la dignità dell’uomo: non toglietecela” è lo slogan su uno striscione, appeso ai cancelli, con cui i 160 lavoratori dell’Ansaldo Breda hanno accolto i politici. Il luogo scelto dagli operai per l’assemblea dà la misura del lento declino della fabbrica siciliana per la scelta dell’azienda di non investire. Di fronte al capannone, una struttura di 16 mila metri quadrati dove sono concentrate tutte le fasi di lavorazione, c’è il “muro”: così gli operai definiscono la recinzione costruita otto anni fa, quando Ansaldo Breda cedette metà della sua area industriale alla Keller, altra fabbrica di materiale rotabile in mani private e ormai fallita. Al di là del “muro” c’è ormai un cimitero industriale. I capannoni Keller sono abbandonati da sei anni anni, le strutture, che un tempo erano utilizzate dall’Ansaldo Breda che dava lavoro fino a 600 persone, sono state svuotate e smantellate con alcune attrezzature ridotte a ferro vecchio e portate via di notte con i camion.

Così ormai da anni le lavorazioni che Ansaldo Breda faceva in due capannoni adesso si fanno in un unica struttura, con seri problemi per la sicurezza e la salute degli operai. Nonostante ciò i lavoratori hanno retto alla crisi, accettando una commessa di revamping per la ristrutturazione di 70 carrozze Trenitalia, che nessun altro stabilimento voleva perché ritenuto un carico di lavoro a basso valore aggiunto e molto rischioso. Le “carrozze della morte” le chiamano a Pistoia, qui a Carini finora hanno mantenuto in vita la fabbrica. Ma a metà novembre il lavoro finirà.

“Oggi a Carini presso lo stabilimento Ansaldo Breda. Perché smantelliamo e non rilanciamo l’industria italiana?“, chiede su Facebook la parlamentare regionale, Claudia La Rocca.

Anche alcuni esponenti del Partito democratico, sia regionali che nazionali si trovavano a Carini.

 

“Ho chiesto a Epifani – dice il segretario regionale del Pd, Giuseppe Lupo, che ha partecipato all’assemblea degli operai dell’Ansaldo Breda a Carini – di mettersi in contatto con Zanonato perché la vertenza di Carini ha rilievo nazionale e il Pd deve assumersi le proprie responsabilità. Il governo regionale deve difendere le aziende produttive della Sicilia, che non possono essere oggetto di speculazione finanziaria”.

La commissione Attività produttive dell’Ars, guidata da Bruno Marziano, si riunirà il 24 ottobre alle 16 nello stabilimento dell’Ansaldo Breda a Carini per ascoltare in audizione i delegati sindacali e i dirigenti della fabbrica, che si occupa di ristrutturazione di treni e che rischia di precipitare in un nuovo periodo di crisi se entro la fine dell’anno non saranno assegnati dal gruppo Finmeccanica carichi di lavoro. L’iniziativa, concordata dal presidente della Commissione Marziano, con il capogruppo dei 5 Stelle, Giancarlo Cancelleri e con gli altri componenti dell’organismo parlamentare, è in programma per il 24 ottobre. I commissari hanno deciso di andare in trasferta per rendersi conto delle condizioni di lavoro nella fabbrica.

“Abbiamo discusso – affermano Armando Zanotti, segretario provinciale Cisl Palermo, e Ludovico Guercio, segretario Fim Cisl Palermo – del futuro di Ansaldo Breda, in particolare il settore del materiale rotabile, perché c’è in atto il tentativo di Finmeccanica di spacchettare i tre rami produttivi di Ansaldo, lasciando senza futuro il settore ferroviario. Noi diciamo no allo smembramento e chiediamo piuttosto la salvaguardia del ramo anche nell’ottica di tutela dell’indotto e del rilancio del settore ferroviario in Sicilia. Abbiamo chiesto l’intervento del governo nazionale , del ministro allo Sviluppo Economico, affinché Finmeccanica cambi strategia e miri piuttosto ad un progetto industriale di rilancio del sito di Carini”. Zanotti e Guercio concludono “ma la Regione deve fare anche la sua parte, intervenendo presso le istituzioni nazionali per evitare lo smantellamento e la desertificazione del settore industriale in Sicilia e impegnandosi per mettere in moto un progetto di sviluppo industriale complessivo, rilanciando gli investimenti verso le infrastrutture e la ricerca, per facilitare la permanenza in Sicilia delle multinazionali, che altrimenti abbandonerebbero il territorio aumentando così l’elenco delle aziende che fuggono dalla nostra regione”.

(Foto di Fabrizio Ferrandelli)

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