Alfano convoca un vertice sulla sicurezza | “La mafia alza il tiro? Non lo possiamo escludere”

di Redazione

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Alfano convoca un vertice sulla sicurezza | “La mafia alza il tiro? Non lo possiamo escludere”

| lunedì 21 Ottobre 2013 - 12:19

Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha presieduto alla prefettura di Caltanissetta una riunione straordinaria e urgente del comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza nazionale. Sono stati convocati i prefetti delle nove province siciliane all’indomani delle notizie delle minacce minacce di morte al rappresentante del governo a Caltanissetta, Carmine Valente.

“La mafia sta alzando il tiro? Non possiamo escludere che questo sia l’intendimento”, ha dichiarato Alfano. “Siamo qui per fare un approfondimento tecnico e non politico – ha aggiunto – sui profili di rischio che si possono verificare o riscontrare anche in questi territori. A Caltanissetta scende in campo la squadra stato al massimo livello: dal Pna ai vertici delle forze dell’ordine e al governo”.

“Lo Stato è più forte dell’antistato e le forze dell’ordine sono più forti di quelle del disordine”, ha continuato il ministro. “Riconfermare la strategia di contrasto alla mafia è fatta di arresto dei latitanti, di carcere duro, sequestro e confische dei loro beni illecitamente accumulati”.

“Siamo nella capitale della ribellione dell’imprenditoria onesta nei confronti del racket. Siamo qui con i vertici delle forze dell’ordine a ribadire il sostegno e la nostra vicinanza agli imprenditori, a cominciare da Antonello Montante e Ivan Lo Bello, che si sono ribellati al ‘pizzo'”.

“Abbiamo fatto il punto su una situazione veramente delicata perché siamo memori del grande e drammatico insegnamento che viene dal passato: prima ti delegittimano, poi ti isolano e poi finisce che ti ammazzano” – ha detto Alfano -. “Lo scopo di questo comitato nazionale era, ed è riuscito quello di schierare la squadra-Stato nella sua articolazione a favore delle imprese oneste, delle aziende che denunciano e che decidono di militare nel campo della legalità. È stata anche l’occasione per approfondire sul piano tecnico i processi di riorganizzazione delle mafie e delle varie organizzazioni criminali e valutare punti forza e di debolezza nelle strategie antimafia e nel sistema normativo e pratico di contrasto alla criminalità organizzata”.

“È venuto fuori – ha rivelato il ministro dell’Interno – un bilancio con tante luci e con alcune ombre che vanno assolutamente diradate: in primo luogo, ad esempio, con una maggiore efficienza nell’uso delle risorse confiscate. Bisognerà dare all’agenzia per i beni confiscati un altro supporto e probabilmente una strumentazione normativa maggiormente efficace – ha concluso Alfano – per riuscire a ottenere che tutti i beni sequestrati e confiscati vengano utilizzati in modo che nessuno possa dire che lo Stato toglie il lavoro e che la criminalità organizzata dà occupazione”.

“Una serie di iniziative delle forze dell’ordine hanno chiuso il cerchio attorno ai fiancheggiatori del capomafia Matteo Messina Denaro – ha concluso Alfano – . È evidente che in questa ricerca lo Stato è impegnato con il massimo dello sforzo, senza sosta e con tanta speranza. Non si può dire di più ma è certo che è la speranza che coltivo da ministro dell’Interno e da siciliano”.

 

Un sostegno pieno quindi a Confindustria e alla magistratura quello del ministro Alfano, che sta conducendo insieme alle forze dell’ordine una battaglia senza precedenti nella lotta alla mafia

“Quando abbiamo avviato la svolta etica – ha detto il vicepresidente di Confindustria, nonché past president degli imprenditori siciliani, Ivan Lo Bello – venivamo da una stagione devastante, con una confindustria che non aveva più una legittimazione. Così è emersa l’idea di un grande cambiamento. Col codice etico si è costruita una sorta di alleanza col sistema dello Stato, cosa che non esisteva prima”.

“Il codice etico – ha ribadito il presidente di Confindustria Sicilia e vicepresidente nazionale con delega per la legalità, Antonello Montante, – ha portato a centinaia di denunce da parte di colleghi iscritti al sistema confindustriale e a un numero massiccio di costituzione di parte civile nei processi per mafia. Una svolta sempre supportata dalla Confindustria nazionale di Marcegaglia e Squinzi e che non avremmo potuto portare avanti in questi termini senza la Fai, le altre associazioni datoriali e i sindacati. In questi anni ci siamo impegnati anche per eliminare quegli imbuti creati ad hoc per mettere le imprese nelle condizioni di dover chiedere ‘aiuti’ per lubrificare gli ingranaggi. Un esempio su tutti era rappresentato dalle Asi, le Aree di sviluppo industriale. Una anomalia tutta siciliana che garantiva 800 posti di sottogoverno, e che Confindustria si è battuta perché fosse azzerata e che andrà a semplificare tutto l’Inter autorizzati per le imprese. Il risultato è stato una escalation di attacchi che non avevamo avuto neanche negli anni intensi delle denunce. Sicuramente non nascondiamo una forte preoccupazione che ci deriva dalle richieste estorsive direttamente ai vertici di Confindustria, a persone che avevano già fatto arrestare estorsioni. È chiaro che si tratta di messaggi precisi che, se uniti a una campagna di delegittimazione e a vere e proprie minacce riportate da alcuni blog, dipingono un quadro poco rassicurante”.

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