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Forza Italia, la Leopolda, Monti, Napolitano | Parte il Risiko della politica, c’è aria di voto

L’Italia che si sveglia, lunedì 28 ottobre, è quella che esce, politicamente parlando, da una settimana interlocutoria tanto quanto un’elezione. Già, perché, chiunque prenderà il posto di Enrico Letta, sarà venuto fuori da questa settimana così travagliata di riunioni, incontri, direzioni, Leopolde e quant’altro.

Nel centrodestra il re non molla e, convocato tutto il gran consiglio a palazzo, ha scombinato tutti i giochi con un colpo di mano. Silvio Berlusconi, coadiuvato dal consiglio di presidenza del movimento, ha così deciso: niente più Pdl. Azzerati tutti i ruoli del nuovo vecchio partito, incluso quello del segretario, quell’Angelino Alfano figliol così poco prodigo. Si torna a Forza Italia, la creatura primigenia del padre padrone. Un padre, appunto, che potrebbe decidere di rischiare la carta di sua figlia, Marina, in un’ipotesi di successione mai realmente confermata e ad oggi ancora molto lontana, seppur non impossibile. Di certo c’è che l’ultimo sussulto di Berlusconi deciderà, una volta per tutte, chi andrà a giocarsi il posto da portabandiera alle prossime elezioni.

Se Sparta piange, comunque Atene non ride, anzi. Sul fronte del Pd regna ancora il caos. Manca più di un mese, ma la corsa alla carica di segretario nazionale del partito è già più viva che mai, col suo carico di frecciatine e di veleni, con i suoi feudi e le sue scorrettezze (vedi lo scandalo della distribuzione urbe et orbi delle tessere del partito denunciata a più riprese da Pippo Civati). Il grande favorito sembra essere Matteo Renzi, quello stesso Renzi snobbato e osteggiato in occasione delle ultime primarie. Basta dare una rapida occhiata ai risultati delle elezioni provinciali per capire quanto sia quotato il sindaco di Firenze, che proprio dal pulpito di casa, la sua Leopolda, la vecchia stazione fiorentina da cui partì la scalata del giovane rottamatore, mostra i muscoli con un successo di pubblico e media di tutto rispetto. “Noi non siamo persone importanti, – dice Renzi – vogliamo fare cose importanti. Non possiamo parlare solo di correnti, la prima ad essere rottamata sarà la corrente dei renziani”. E c’è da crederci visto che sentendo odor di carro del vincitore fior di matusalemme del Partito democratico, Veltroni e Franceschini su tutti, hanno aderito al progetto del sindaco.

A tener testa a Renzi il più accreditato sembra essere l’ex Carneade Gianni Cuperlo, una vita politica spesa per il partito seppur senza calcare troppi palcoscenici. Due sponsor d’eccezione come Bersani e D’Alema.  Il fatto che anche in Sicilia, luogo, geograficamente e politicamente molto lontano dalla Romagna di Cuperlo, stanno nascendo i primi circoli di fan, la battaglia si prospetta tutt’altro che scontata. Altro outsider d’eccellenza, Pippo Civati, da par suo dice “Renzi sarebbe un eccezionale primo ministro, ma non ci sono elezioni in vista, anche perché lui stesso si è opposto”. A questo proposito, il terzo fattore che fa pensare all’importanza della settimana appena trascorsa arriva da un altro “polo”, il Quirinale. E così niente più dibattiti interminabili sulla legge di stabilità, in questi istanti al vaglio delle Camere, basta col cuneo fiscale, Giorgio Napolitano è stato perentorio: “Si deve pensare a una legge elettorale e lo si deve fare adesso”.

Un monito che sa di diktat, e allo stesso tempo induce a pensare che le grandi manovre di fine ottobre, all’interno delle varie segreterie sono solo un lungo preludio a una stagione caldissima, quella elettorale. Le larghe intese, dunque, potrebbero avere i giorni – probabilmente i mesi – contati. E siamo già in campagna elettorale.

E gli altri? Il cosiddetto “Terzo polo” si è sfaldato come niente fosse. Le dimissioni di Monti, sempre la scorsa settimana, sono un segnale forte di un malessere diffuso che potrebbe far avviare il tormentato post-Udc a una scissione, che, ad oggi, non gioverebbe politicamente a nessuno. Se a questo poi si aggiunge il defilarsi dalle scene politiche di Gianfranco Fini, non c’è molto da dire sulla manifestata sofferenza dei centristi di casa nostra.

E poi c’è Grillo, che già da un pezzo invoca nuove elezioni. Grillo che è convinto di fare un nuovo boom elettorale. Grillo che costituisce il secondo più ampio bacino di voti, dopo il partito del non voto, appunto, da cui i candidati forti dei vari schieramenti politici in campo dovranno tentare di pescare, per recuperare consensi e raggiungere, finalmente, una dignitosa maggioranza. Adesso, e non è una novità, la parola si sposta tra gli scranni del Parlamento, le poltrone dei talk e le interminabili riunioni. Una cosa è certa, mentre Enrico Letta a Bruxelles, ha svolto il suo compito istituzionale, a casa nostra l’unico pensiero è stato quello di spartirsi la sua poltrona. E stavolta più che mai la campagna elettorale – già iniziata – sarà lunga ed estenuante.

Gabriele Ruggieri

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Gabriele Ruggieri
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