Il canese: come capire cosa dice il nostro cane

di Aurora Tagliavia

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Il canese: come capire cosa dice il nostro cane

| sabato 02 Novembre 2013 - 14:49

Nel precedente articolo abbiamo visto quanto è complesso il linguaggio umano per i nostri cani; per gli esseri umani parlare è un modo naturale di comunicare, i cani invece, a causa delle loro limitazioni fisiche, non saranno mai in grado di articolare i suoni complessi della comunicazione umana, tuttavia possono emetterne degli altri di cui si servono per esprimersi.

Per capire al meglio il linguaggio dei cani bisogna esaminare come essi parlano; conoscerne il linguaggio permette inoltre di evitare malintesi fra esseri umani e specie canina. Ogni volta che ci approcciamo ad un cane dobbiamo ricordare che è un cane e non un bambino; il cane è un animale da branco e come tale va trattato.

Atteggiamenti per noi primati appartenenti alla sfera dell’affettività umana, per i cani invece possono essere segnali di dominanza. L’esempio per eccellenza è abbracciare i cani o carezzarli mettendo la mano sulla loro testa (da evitare soprattutto con cani estranei o diffidenti): questi sono segnali inequivocabili di dominanza. Infatti, un cane dominante poggia il suo muso sulla base del collo del cane remissivo o sottomesso. Allo stesso modo la nostra risata può essere fraintesa, perché scoprendo tutti i denti assumiamo l’espressione di un “cane che ringhia”.

Il cane comunica attraverso tutte le parti del corpo (orecchie, bocca, espressioni facciali, la posizione e l’ atteggiamento generale del corpo), ed è capace grazie a movimenti anche impercettibili di dialogare con gli altri membri del suo mondo (cani e umani). In generale le posture amichevoli tendono a ridurre la dimensione effettiva dell’animale, il quale distoglie lo sguardo, abbassa collo e orecchie, si rotola sul dorso e presenta la regione inguinale.

Le posture aggressive invece tendono ad aumentare la dimensione dell’animale che presenta pilo-erezione, le orecchie sono dritte e portate in avanti, la coda è tesa, è proteso in avanti e vengono scoperti i denti. Ci sono dei segnali che i cani utilizzano al fine di evitare incomprensioni e inutili conflitti o per manifestare un disagio o uno stress: sono i segnali calmanti o di pacificazione. Questi atteggiamenti, scelti di volta in volta dal cane, trasmettono ad altri cani le sue intenzioni reali per abbassarne la soglia di difesa e diffidenza e quindi per poter dare inizio ad un rapporto socialmente equilibrato.

Spesso i segnali calmanti vengono utilizzati anche nei confronti dell’uomo, in particolare del padrone, e rappresentano il tentativo del cane sia di chiarire il suo stato d’animo sia di ridurre lo stress. La cosa straordinaria è che anche noi umani, imitandoli, possiamo servirci di questo linguaggio canino per far sì che i cani comprendano realmente le nostre intenzioni. 
I segnali calmanti sono circa una trentina, alcuni sono molto palesi mentre altri quasi impercettibili, e per poterli vedere occorre molto allenamento, tempestività e naturalmente concentrazione sul cane.

Di seguito riporto quelli più facili da “leggere” nel cane.

Sbadigliare: lo sbadiglio non contiene elementi di paura, dominanza o aggressività. Un cane minaccioso spesso si acquieta immediatamente dopo aver visto il suo bersaglio sbadigliare. Questo è un segnale che i cani sono in grado di leggere anche negli uomini.

Girare la testa di lato:
questo segnale viene emesso molto frequentemente quando due cani si incontrano e uno dei due procede troppo deciso e diretto verso l’altro; piegando la testa l’altro cane manifesta il suo disagio e dice all’altro cane di calmarsi.
 Questo segnale è facilmente imitabile anche dall’uomo.

Guardare altrove: distogliere lo sguardo è una chiara manifestazione di non voler sfidare il cane. Osservando due cani adulti che si incontrano possiamo notare come uno o tutti e due tendano a non guardarsi dritti negli occhi, al contrario se mantenessero lo sguardo fisso in pochi attimi si troverebbero coinvolti in un conflitto. Quindi, mai fissare un cane sconosciuto negli occhi.

Socchiudere gli occhi o sbattere le palpebre: rende lo sguardo meno intenso, quindi meno minaccioso, questo segnale, che possiamo usare anche noi, viene utilizzato quando il cane vuole guardare qualcuno e non vuole risultare minaccioso.

Voltarsi di lato o di spalle: è un segnale di calma molto forte, si nota facilmente nelle interazioni fra cuccioli e adulti o tra maschi insistenti e femmine. 
Se il vostro cane vi salta addosso con insistenza provate a mettervi di lato o a girargli le spalle, vedrete che dopo pochi attimi tenderà a calmarsi.

Avvicinamento con traiettoria semi-circolare: è un segnale tipico che i nostri cani mettono in pratica durante ogni incontro tra simili o con persone che non conoscono. 
Anche noi dovremmo avvicinarci ai cani compiendo un leggero semicerchio.

Mettersi in mezzo: nei litigi non cruenti fra cani l’arrivo di un terzo cane più maturo e sicuro di sé che si piazza in mezzo fa immediatamente finire il conflitto. 
Se il vostro cane è a disagio per una specifica situazione mettetevi letteralmente in mezzo, questo servirà a calmarlo.

Leccarsi il naso: è un segnale talmente rapido che bisogna essere veloci nel percepirlo, spesso è osservabile quando sgridiamo il cane usando una voce particolarmente minacciosa.

Ignorare l’esistenza dell’altro: frequente fra cani che un attimo prima stanno giocando e ad un tratto uno dei due decide che il gioco, diventato eccessivo, deve essere sospeso, per cui inizia deliberatamente a ignorare il compagno, che dopo un po’ si ferma sospendendo l’attività ludica. Immobilizzarsi: quando un cane viene avvicinato da un altro cane più grande o più forte di lui, spesso si blocca fermissimo aspettando che l’altro chiarisca le intenzioni o si allontani.

Scrollarsi: viene usato spesso in concomitanza di un incontro che crea una certa tensione, per esempio le coccole intense di una persona sconosciuta o un contatto fisico troppo invadente.

Sotto molti aspetti la nostra capacità di vivere bene e felicemente con il nostro cane dipende dall’abilità che abbiamo nell’interpretare il suo linguaggio.

(L’autrice è addestratrice e titolare della pensione Happy Dog)

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