Crisi nel Pdl, “governativi” alla carica | Vicari: “I falchi faranno fuori Berlusconi”

di Maria Teresa Camarda

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Crisi nel Pdl, “governativi” alla carica | Vicari: “I falchi faranno fuori Berlusconi”

| venerdì 08 Novembre 2013 - 06:30

Giorno dopo giorno sono sempre più lontane le due anime che si confrontano all’interno del Pdl: quella dei cosiddetti “lealisti”, dei “falchi”, fedelissimi di Berlusconi, e quella dei governativi, delle “colombe”, che seguono il metodo innovatore del vicepremier Angelino Alfano, delfino (o ex delfino) designato. Un tentativo di costringere il re ad abdicare? “Berlusconi sarà sempre il nostro leader spirituale – dice il sottosegretario allo Sviluppo economico e senatrice del Pdl, Simona Vicari – non lo metteremo mai da parte, anche se dovrà subire l’interdizione dai pubblici uffici. Noi ci ispiriamo ai valori che lui ha portato nella Politica in quel lontano 1994, valori che i ‘falchi’ non hanno nemmeno  idea di cosa siano”.

Senatrice, la frattura netta tra le due correnti del Pdl agli osservatori esterni appare ormai insanabile. Lei è preoccupata per il futuro del partito?

“Più che di preoccupazione per il futuro del Pdl, devo dire che mi preoccupa la deriva che il dialogo interno sta prendendo, con questo tentativo dei cosiddetti ‘falchi’ di ergersi a custodi e interpreti della parola di Berlusconi, snaturandone però la storia. Mascherano i loro giochi sotto la forma dell’amore nei confronti del nostro presidente, ma rischiano di provocare una frattura gravissima”.

Lei, dunque, sta con i governativi, gli alfaniani?

“Sì, io sto con Alfano, Schifani, con i cosiddetti innovatori del partito, con chi non puó accettare l’atteggiamento dei falchi. Sto con chi non vuole a nessun costo una crisi di governo. Sto con chi porta avanti ancora i valori di Forza Italia del 1994, i valori costitutivi della discesa in campo del presidente Berlusconi. I ‘falchi’ non sanno nemmeno quali sono. Io non sono meno lealista dei lealisti”.

Berlusconi, però, con l’anticipazione del consiglio nazionale del Pdl al 16 novembre, ha fatto da sponda ai cosiddetti ‘falchi’. Questa cosa la infastidisce?

“Il presidente lascia certamente troppo spazio ai lealisti. Sta permettendo che si strumentalizzino il suo messaggio e la sua storia. Non si rende conto di fare il gioco di chi, da vent’anni a questa parte, lo vuole mettere fuori gioco. Persone che, per la loro storia personale, stanno cercando di metterlo da parte, di preparare la sua successione prendendosi gioco di lui, così da essere al momento giusto nelle posizioni di comando”.

Lei pensa che le primarie siano lo strumento giusto per scegliere il futuro leader del Pdl?

“Certo che lo penso. Le primarie sono uno strumento di positivo coinvolgimento dell’elettorato, rappresentano il modo per non distaccarsi mai dalla base. Non dobbiamo pensare però Che la questione sia soltanto primarie sì o primarie no. Contano soprattutto le idee, i programmi, gli uomini che si candidano alle primarie. Sono convinta che il destino naturale sia quello, già indicato da Berlusconi, di rendere leader Alfano. Azzardo anche una previsione: al momento di scegliere una persona su cui puntare, i lealisti si spaccheranno, perché non hanno un vero leader e ognuno cerca di portare acqua al proprio mulino”.

Secondo lei, la Giunta della decadenza voterà contro il presidente Berlusconi?

“Guardi è veramente soltanto un falso problema. Un falso problema. Tra un paio di mesi, con l’applicazione della sentenza, Berlusconi sarà automaticamente interdetto dai pubblici uffici. Sarà automaticamente fuorigioco, ma mai come leader affettivo e spirituale. Questa è una cosa che contesto al partito democratico: non avrebbero dovuto forzare così tanto la mano sulla questione della decadenza, soprattutto sapendo che tanto sarebbe intervenuta interdizione. Con questo loro atteggiamento ostile, hanno minato alla base le larghe intese che reggono il governo”.

Pensa che ci sia ancora tempo per trovare un accordo interno al partito prima del 16 novembre?

“Credo che nessuna fazione abbia i numeri per modificare lo statuto, quindi trovare una soluzione unitaria sarebbe la scelta migliore. Però penso che, se una strada comune non si dovesse trovare, la fattura, la separazione, non sarebbe il male peggiore. Esattamente come quando due genitori si separano, a volte è meglio prendere le distanze piuttosto che ostinarsi a restare insieme continuando a discutere. Chissà la soluzione potrebbe essere quella di una grande coalizione di centrodestra, piuttosto che di un grande partito unico”.

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