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Catalfo (M5S): “Vi spiego il reddito di cittadinanza | Fassina? Le balle le raccontano i partiti”

La proposta non è ancora approdata tra gli scranni del Parlamento, ma fa già discutere. Come promesso in campagna elettorale, il Movimento 5 Stelle ha messo a punto quello che sarà l’oggetto delle prossime battaglie di attivisti e parlamentari stellati: il disegno di legge sul reddito di cittadinanza. Subito bocciato dal viceministro dell’economia, Stefano Fassina, che ha parlato di operazione demagogica. Il provvedimento, prima di approdare ufficialmente in Aula, deve passare il vaglio della rete, secondo le usanze dei movimentisti. Si24 ha intervistato la senatrice stellata Nunzia Catalfo, che a lungo ha lavorato alla redazione della proposta di legge.

Ci racconti com’è nato questo intervento normativo

“La proposta che presenteremo è la concretizzazione del primo punto del programma elettorale del Movimento 5 Stelle. Una volta completato il nostro insediamento in parlamento, abbiamo subito creato un gruppo di lavoro con deputati e senatori. Abbiamo studiato a fondo tutti i modelli europei in cui sono in vigore forme di reddito di cittadinanza, sentito le associazioni e consultato degli economisti, solo allora abbiamo iniziato a scrivere”.

In cosa consiste?

“La nostra è una proposta complessa. Non si limita infatti all’inserimento del reddito di cittadinanza (600 euro al mese per tutti coloro che siano disponibili a lavorare e un’integrazione pensionistica, sempre di 600 euro, per persone che ne percepiscano una di importo inferiore, ndr.), ma va a incidere sull’intera società, con la riorganizzazione dei servizi per l’impiego e una serie di tutele per i lavoratori, come il salario minimo, che esiste già in paesi come la Germania, e prevede che nessun lavoratore possa percepire un importo inferiore a nove euro per ogni ora di lavoro. Altra novità importante, a differenza delle precedenti proposte, presentate da altri gruppi parlamentari in passato e mai discusse dal Parlamento, abbiamo previsto che il reddito di cittadinanza sia assegnato per persona, individualmente, non per nucleo familiare. Questo consisterebbe un aiuto sostanziale sia per i giovani che per le donne”.

La domanda che tutti si pongono è, comunque, sempre la stessa: dove li prendiamo tutti questi soldi?

“Incassiamo da diverse parti, come le pensioni d’oro, i tagli alla difesa, al finanziamento pubblico ai partiti e ai costi della politica, tassando il gioco d’azzardo e destinando a questo fondo l’8×1000 di quanti non specificano a chi destinarlo. Ma queste sono solo alcune delle risorse a cui intendiamo attingere”.

Il viceministro dell’economia, Fassina è stato molto critico in merito e ha parlato di “balle”

“La vera balla la raccontano i parlamentari che depositano disegni di legge ma non li discutono, fingendo soltanto di parlare con i fatti. Poi ci sono anche i No del governo a qualsiasi tipo di discussione in merito al reddito di cittadinanza, spesso suffragati da giustificazioni futili. L’ultima volta mi sono sentita rispondere da una sottosegretaria che non si poteva affrontare l’argomento perché divisivo. Ma divisivo per chi? Per il governo? E allora? Sono loro a raccontare balle, basti pensare al contributo di solidarietà, che non è assolutamente un taglio: se una persona, infatti, percepisce una pensione da 151mila euro, ad esempio, si troverà a pagare il 5% sui 1000 euro oltre i 150mila, 50 euro. La stessa Confindustria ha bacchettato la legge di Stabilità perché non aiuta i piccoli consumatori. Il reddito di cittadinanza, invece, c’è in quasi tutta Europa e noi ci aspettiamo che venga discusso in Parlamento. Vogliamo che si discuta del reddito in Italia”.

Gabriele Ruggieri

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  • IL REDDITO DI CITTADINANZA E GIUSTO. SE I GRUPPI POLITICI NON LO VOGLIONO SI DEVE FARE UN REFERENDUM, COSI GLI ITALIANI DECIDERANNO.

  • Era ora chi tanto e chi niente vorrei vedere se chi si oppone a problemi a mangiare .un disoccupato.luca.sud San Pietro vernotico br

  • Salve Onorevole...come già commentato precedentemente si potrebbe portare il limite non a 600 euro netti al mese ma prendere come riferimento quello stabilito per l'ammissione al gratuito patrocinio a spese dello stato nelle cause penali e cioè 10.766 euro annui; il reddito potrebbe così essere di 1/3 superiore al valore da lei indicato e cioè 897 euro mensili. grazie

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Gabriele Ruggieri
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