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Agenda digitale, un lungo cammino verso il 2020 | Letta: “Rispettare gli obiettivi europei”

Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha deciso di nominare due esperti per la valutazione, entro la fine dell’anno, degli attuali piani in essere, e una stima degli eventuali investimenti aggiuntivi, in materia di Agenda digitale.

Il lavoro dei due nuovi esperti sarà coordinato da Francesco Caio, il commissario per l’attuazione dell’Agenda digitale. Le due posizioni saranno ricoperte da Gerard Pogorel, professore emerito dell’Università ParisTech di Parigi, e Scott Marcus, già advisor della Federal Communication Commission, il regolatore americano, da anni consulente per aziende e istituzioni europee sui temi delle nuove reti.

E sono proprio queste le innovazioni principali che dovrà apportare l’Agenda digitale italiana: realizzazione di reti di nuova generazione, uso sociale delle nuove tecnologie e più in generale l’alfabetizzazione digitale degli italiani. Pogorel e Marcus inizieranno già dalla prossima settimana a redigere le loro analisi sulla base delle priorità individuate da Caio. Queste sono sostanzialmente tre: l’anagrafe unica, l’identità digitale e la fatturazione elettronica.

Come ha avuto modo di ribadire il premier Letta “l’evoluzione della qualità e degli investimenti sulla rete in banda larga sono essenziali per la competitività del Paese, per le sue prospettive di crescita e occupazione e per il rispetto degli obiettivi fissati dall’Europa per la digitalizzazione degli Stati Membri”.

I lavori sull’Agenda digitale sono iniziati a fine 2012, dopo la sua istituzione a marzo e l’approvazione del disegno di legge sullo sviluppo che ne conteneva le linee guida per dare il via all’attuazione. Entro il 2020 l’Italia si è impegnata a portare a termine una serie di obiettivi che permettano al cittadino di accedere liberamente ai dati delle pubbliche amministrazioni, garantendo la trasparenza, la responsabilità e l’efficienza del settore pubblico, alimentando l’innovazione e stimolando la crescita economica. Quattro i fronti principali su cui si sta operando: la banda larga e ultra-larga, le smart communities e le smart cities, gli open data e il cloud computing.

La banda larga e ultra-larga permette di scambiare informazioni e di accedere alla rete a una velocità che varia dai 2 ai 20 mega per secondo, per quanto riguarda la prima, e dai 30 ai 100 mega per la seconda. Questo permetterebbe agli italiani di arrivare al livello dei Paesi partner occidentali con i quali il divario è attualmente molto ampio. Per fare un esempio al momento sono tremila le località italiane che patiscono un deficit infrastrutturale, cioè non hanno le dotazioni necessarie per permettere l’utilizzo delle due bande. Queste aree si trovano soprattutto nel Mezzogiorno, lontane dai grandi centri urbani e nelle zone rurali del Paese.

Le città smart prevedono la creazione di precisi spazi urbani all’interno dei quali le comunità di cittadini possono incontrarsi e scambiarsi dati e informazioni, avvalendosi di tecnologie all’avanguardia e mettendo in campo un rapporto diretto con le pubbliche amministrazioni.

L’open data prevede che tutti i dati e le informazioni delle pubbliche amministrazioni diventino accessibili e interscambiabili online. In questo modo gli italiani potrebbero accedervi in maniera molto più rapida e diretta e le stesse amministrazioni pubbliche potrebbero accedervi superando gli schemi rigidi e burocratici di accesso ai dati e di gestione delle risorse informative.

Infine il cloud computing, ovvero la nuvola di dati che nelle intenzioni vuole servire da sistema di condivisione di dati e informazioni provenienti da istituzioni diverse, permettendo la maggiore interoperabilità dei dati, con vantaggi evidenti per la rapidità e la completezza dei processi amministrativi.

Queste innovazioni vanno a rafforzare il concetto di “E-government” che vuole spingere il cittadino a utilizzare sempre più le nuove tecnologie nel rapporto con le istituzioni e allo stesso modo queste ultime ad usufruirne per fornire i servizi richiesti.

La strada da fare è ancora tantissima. Siamo praticamente agli inizi. La decisione di nominare i due nuovi esperti arriva a seguito dei nuovi impegni assunti nel Consiglio Europeo di fine ottobre dedicato anche all’Agenda Digitale, nel quale è stata ribadita la volontà degli Stati membri di investire nelle nuove tecnologie digitali come strumento di crescita e di sviluppo, di promuoverne l’adozione nella pubblica amministrazione e di accelerare la costruzione di reti in banda larga ultra-veloce.

Domenico Giardina

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Domenico Giardina
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