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Il consiglio regionale della Basilicata? | Un luogo “vietato” alle donne

Il centrosinistra vince le elezioni regionali in Basilicata ma è una vittoria che consegna una giunta e un consiglio regionale tutto al maschile. Nessuna donna eletta tra i venti consiglieri, così come è capitato nella precedente legislatura. Gli astenuti sono stati altissimi, il 53 per cento degli elettori, ma questo non giustifica una tendenza in atto da diversi anni. A maggior ragione se a vincere è una coalizione il cui partito di punta, il Pd, ha sempre fatto delle quote rosa una sua bandiera e un suo punto fermo. A onor del vero su sei candidati del Pd, due sono donne, ma nel resto della coalizione guidata da Marcello Pittella non ne era presente nemmeno una.  Solo sei donne candidate su un totale di 87 sono un numero che fa rabbrividire e dovrebbe spingere la politica locale e anche quella nazionale, perché no, ad aprire una riflessione.

Pittella e gli altri eletti riescono  a mal celare l’imbarazzo per una situazione di questo tipo. Si profila ancora una volta una giunta tutta al maschile anche se Pittella si affretta a precisare che nella scelta degli assessori “peseranno unicamente la loro esperienza e le loro competenze”.

Ma rimane un problema di fondo. In Basilicata le donne non vanno in consiglio regionale. Da cosa dipende? C’è un problema di fondo nella comunicazione tra eletti ed elettori? Perché si tratta di una questione di grande importanza e che il centrosinistra ha sempre cercato di portare avanti, almeno nelle intenzioni. Già al momento della scelta dei candidati qualcuno si sarebbe dovuto porre la questione.

Premesso che un Paese moderno non dovrebbe valutare in base al genere il proprio candidato ma solamente in base alle competenze, permane un dubbio di fondo sulla penetrazione di certe istanze. Eppure la candidata di Sinistra ecologia e libertà, Maria Murante, viaggiando con l’unico sostegno del suo partito è riuscita a conseguire 666 voti, 12.888 da candidato presidente. Molti di più di quanti realizzati da tanti altri numeri uno, come quello dell’Udc, per fare un esempio. Si tratta di pochi voti per riuscire a ottenere un posto in consiglio ma tanti per far riflettere le varie formazioni politiche. Puntare un po’ di più sulle quote rosa del proprio partito forse potrebbe diventare una consuetudine e magari sfaterebbe certe visioni negative su un sud misogino e dalla visione arretrata della donna.

Domenico Giardina

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Domenico Giardina
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