L’Oratorio di San Mercurio, un gioiello di Palermo da scoprire

di Redazione

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L’Oratorio di San Mercurio, un gioiello di Palermo da scoprire

| giovedì 28 Novembre 2013 - 12:03

L’attuale Oratorio di San Mercurio è l’unico esistente dei tre che erano posseduti dall’antica compagnia della Madonna della Consolazione in San Mercurio fondata nel 1572. Intorno al 1678, data che si legge sullo scudo di un putto, vi lavora Giacomo Serpotta (1656-1732), cosa confermata di recente tramite il ritrovamento di documenti d’archivio. Questa è, dunque, una delle prime opere di un giovanissimo Serpotta, e forse la più impegnativa fra quelle, il quale vi annuncia i temi principali della sua produzione.

Già nell’antioratorio si notano i due piccoli portali d’accesso che mostrano mascheroni e scudi come animati da una vitalità propria. E tra questi un piccolo draghetto sembra affacciarsi con un ghigno beffardo e lunghi artigli al di sotto della corona che ricorda la titolare dell’oratorio. I putti ai suoi lati non hanno ancora le perfette proporzioni che assumeranno in seguito, ma tendono, insieme agli altri elementi decorativi, a quella raffinatezza formale che segnerà da lì in poi tutte le opere di Giacomo.

Nell’aula le pareti mostrano una turba di putti che si arrampica intorno alle finestre, sopra le perfette cornici barocche sicuramente frutto del disegno di architetto che guarda anche al Borromini. Tutto si ammanta del bianco che sarà un altro segno distintivo del Serpotta. E i festosi putti giocano, reggono i simboli del santo guerriero e, soprattutto, interagiscono l’uno con l’altro.

Inizia da qui il loro protagonismo che diverrà addirittura sfacciato in altre imprese. Ma non si tratta comunque di un’opera perfetta, le forme sono ancora incerte e talvolta grossolane, soprattutto se messe al confronto con l’apparato della controfacciata, ma c’è già il cuore della poetica serpottiana.

La controfacciata, recentemente restaurata come tutto l’oratorio a cura della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo, risalirebbe, secondo Garstang, al secondo decennio del ‘700, ed è attribuita al figlio Procopio, come pure, probabilmente, la decorazione del presbiterio da porre ancora più avanti verso la metà del secolo.

Rilevantissimi nell’oratorio, come riporta ancora Pierfrancesco Palazzotto, anche lo splendido pavimento maiolicato realizzato tra il 1714 e il 1715 da Sebastiano Gurrello e Maurizio Vagolotta su disegno del sacerdote Giulio De Pasquale (tra i pochissimi pavimenti maiolicati ancora esistenti in luoghi sacri a Palermo), i frammenti delle mensole figurate superstiti del terzo quarto del XVII secolo che reggevano i sedili dei confrati, attribuite alla bottega di Giovanni Calandra (autore del tavolo dei Superiori purtroppo trafugato), e il sedile dei Superiori, pregevolissima manifattura lignea del terzo quarto del XVIII secolo, forse pure della famosa bottega dei Calandra.

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