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È scontro sui berlusconiani al Governo | Alfano: “Abbiamo i numeri per andare avanti”

Gianfranco Miccichè ha lasciato il Governo. “Le mie dimissioni sono già firmate”,  ha detto il sottosegretario alla Pubblica amministrazione e semplificazione. Quello dell’ex leader di Grande Sud dovrebbe essere il primo abbandono dopo la collocazione di Forza Italia all’opposizione. “Noi non chiederemo le dimissioni di nessuno, ma ci aspettiamo atti conseguenti“, aveva detto la senatrice Simona Vicari, che da ex berlusconiana di ferro ha scelto invece di seguire il vicepremier Angelino Alfano nel Nuovo Centrodestra.

La dichiarazione di Miccichè segue all’insinuazione di Alfano che, in conferenza stampa, aveva detto: “Non mi risulta che si sia dimesso nessuno dei sottosegretari di Forza Italia”. Sono sei i berlusconiani che hanno incarichi di governo: il viceministro agli Esteri Bruno Archi; i sottosegretari al Lavoro, Jole Santelli, e alle Infrastrutture Rocco Girlanda; il sottosegretario alla Pubblica amministrazione Gianfranco Miccichè,  agli Affari regionali, Walter Ferrazza, e  Cosimo Ferri, sottosegretario alla Giustizia. Attualmente soltanto Miccichè e Santelli hanno annunciato le proprie dimissioni. L’ex presidente della Regione Lombardia, che ha aderito al Nuovo Centrodestra, Roberto Formigoni, li ha attaccati definendoli “poltronisti”.

Sulla tenuta del Governo, dopo la scissione di Forza Italia, si sono espressi oggi i ministri che fanno capo al partito di Alfano. “Noi abbiamo parlamentari sufficienti per tenere in vita il governo, ma anche viceversa”, ha detto il vicepremier, che ha aggiunto: “Siamo al governo per realizzare alcuni obiettivi importantissimi e per fare da scudo ad alcuni provvedimenti di politica economica della sinistra che non farebbero gli interessi degli italiani”. “Dopo il voto sulla fiducia e l’evento di ieri, ingiusto – ha detto il ministro dell’Interno, senza pronunciare direttamente la parola ‘decadenza’ – occorre la stipula di un contratto di governo che segnali il rinnovarsi del programma alla luce di quanto accaduto. Occorre cambiare subito la legge elettorale ed è finito il tempo delle due Camere che fanno lo stesso lavoro costando il doppio. Occorre diminuire il costo del lavoro e premiare il salario di produttività”.

Alfano si è espresso anche sulla presunta volontà di Matteo Renzi di staccare la spina al Governo: “Vedremo chi sarà il segretario e se come primo gesto vorrà far cadere il governo presieduto da un esponente democratico. Spero la vicenda del partito democratico non ricada sull’Italia e che il conto non lo paghino gli italiani”. “Però – ha concluso il vicepremier – subito dopo il congresso del Pd, su cui non vogliamo interferire, e subito dopo l’approvazione definitiva della legge di stabilità vogliamo fare un patto, un contratto di programma per l’Italia del 2014”.

Maria Teresa Camarda

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Maria Teresa Camarda
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