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Processo Ruby bis, “Berlusconi va indagato” | I giudici: “Corruzione in atti giudiziari”

Depositate le motivazioni della sentenza di condanna di Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti nell’ambito del processo Ruby bis, i giudici di Milano hanno trasmesso gli atti alla Procura affinché prendano in considerazione anche le posizioni di Silvio Berlusconi, Piero Longo, Nicolò Ghedini e delle ragazze delle “riunioni” di Arcore. I giudici della quinta sezione penale, presieduti da Anna Maria Gatto, ipotizzano infatti per l’ex premier il reato di corruzione in atti giudiziari.

“Il pagamento mensile regolare di una somma di denaro da parte di Silvio Berlusconi alle ragazze ospiti ad Arcore, che poi hanno testimoniato in Aula, costituisce un inquinamento probatorio”. è questo quello che scrivono i giudici del Tribunale di Milano nelle motivazioni alla sentenza di condanna a 7 anni per Emilio Fede e Lele Mora, rispettivamente ex direttore del Tg4 e manager dei vip, e 5 anni per l’ex consigliere regionale della Lombardia Nicole Minetti. “Il versamento di 2.500 euro al mese a soggetti che devono testimoniare in un processo nel quale colui che elargisce la somma è imputato – aggiungono i giudici – nonchè in altro processo all’esito del quale colui che elargisce la somma è interessato, in quanto vicenda connessa alla sua, non è una anomalia, ma un fatto illecito. Un inquinamento probatorio”.

Secondo le motivazioni della sentenza, Emilio Fede e Lele Mora erano praticamente i “burattinai” delle cene di Arcore. “Intrattenevano rapporti finalizzati a selezionare e procurare donne che potevano incontrare i gusti di Silvio Berlusconi – scrivono i giudici – e a organizzare e-o facilitare l’incontro di queste con l’ex premier”. In più passaggi delle motivazioni della sentenza Ruby bis, Fede e Mora vengono definiti “compari”.

Diversa la posizione di Nicole Minetti, che “era disponibile per Berlusconi, in virtù del rapporto di fiducia-amicizia-interesse-amore (?) che la univa a lui”. Una “fotografia” incerta del rapporto tra l’ex consigliere regionale del Pdl e l’ex premier. Per il Tribunale, Minetti è colpevole di favoreggiamento della prostituzione perchè “svolgeva un fondamentale e continuativo ruolo di intermediazione nella corresponsione di stabili erogazioni economiche alle donne che abitavano in via Olgettina, emolumenti che avevano indubbia natura di corrispettivo per l’attività di prostituzione svolta”.

“Gli spogliarelli, i travestimenti, i balli sensuali ed ammiccanti, anche con toccamenti lascivi e reciproci nelle parti intime” a cui partecipò Nicole Minetti nelle serate ad Arcore vanno inquadrati nell’ambito della sua attività di favoreggiamento della prostituzione, ma non concretizzano l’accusa, a lei formulata dalla Procura, di induzione alla prostituzione. “Il modo di fare particolarmente attivo dell’ex consigliera – spiegano – al più va ritenuto come un’attività accessoria del suo complessivo ruolo di favoreggiatrice della prostituzione altrui”. In sostanza, “non si reputa di inquadrare l’attività della Minetti quale esempio in grado di indurre altre ragazze ad analoghi comportamenti senza dubbio qualificabili come atti prostitutivi”.

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