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Papa Francesco: “Bisogna scommettere sui grandi ideali” | Il Pontefice incontra i giovani del Sacro Cuore

Papa Francesco, i giovani e il cambiamento. Il Pontefice ha tenuto un incontro di circa 40 minuti con i giovani della parrocchia del Sacro Cuore perché “ha voluto conoscere meglio questa realtà”. Alternando suggerimenti spirituali e pratici a confidenze personali, il Vescovo di Roma ha risposto alle domande dei ragazzi accorsi nella parrocchia romana.

Come vincere la tentazione di abbandonare la speranza? “Purtroppo – ha risposto il Papa – la delusione è nei negozi dei saldi. Nel cammino della vita è facile trovare ‘un albergo bello’ in cui rimanere ‘tutta la vita’, senza camminare più. Quante persone rimangono a metà strada – ha constatato – tanto che si trova gente che a 40, 50 anni hanno il cuore più preparato per un funerale che per una festa. Ma – ha rassicurato – la speranza è una cosa bella, perché non delude. Bisogna scommettere su grandi ideali e avere sempre desiderio. Un giovane, una giovane che non desidera, mai allarga il cuore. E oggi la società ha bisogno di persone con il cuore largo, grande”.

Successivamente gli sono state poste alcune domande inerenti la sua vocazione, e si confida: “Mi sento un po’ un disgraziato in questo. Non amo Dio come lui dev’essere amato: io amo Dio come posso, ma sono sicuro che lui mi ama di più, ama me, e questo mi fa piacere”. Da qui l’invito a lasciarsi “amare da lui e a non chiudere le porte”, neanche quando si è stanchi e non si ha voglia di ascoltare i problemi degli altri. Quanto alla sua vocazione personale, ha ricordato la scintilla scoccata a 17 anni, sottolineando che comunque il cuore di ognuno “è una strada dove passa di tutto”, per cui è importante cercare di capire quando ci imbattiamo nelle cose importanti.

Poi, parlando della riforma della Chiesa, ha invitato i giovani a “fare chiasso” e a muoversi, evitando comportamenti troppo rigidi. In proposito, ha raccontato di essere stato invitato una volta a tenere una conferenza a un gruppo di giovani che volevano rinnovare la Chiesa: “Erano tutti seri. Poi, nella messa, tutti con le mani incollate, rigidi. Ma io ho pensato a un certo momento che avevo davanti a me delle statue, e non delle persone. E questi dicevano ‘Si deve fare questo’. Avevano la ricetta. Poverini, tutti sono finiti male. Per questo, prendere le cose con serietà non significa giocare alla serietà. Significa gioia, preghiera, cercare il Signore, leggere la Parola di Dio, fare festa. Questa è la serietà cristiana. Un giovane che non sorride, che non fa un po’ di rumore, è invecchiato troppo presto”.

Alla richiesta di un consiglio per scoprire la volontà di Dio nella vita di ogni giorno, Papa Francesco ha invitato a non restare chiusi nell’egoismo ma ad aprirsi, anche rischiando qualche caduta, perché è meglio una Chiesa “incidentata” che una Chiesa “malata” per chiusura. Il Pontefice ha poi spiegato cosa significhi per il cristiano andare controcorrente: “Oggi le proposte che fanno sono nate dal consumismo, dall’edonismo. Ma se io voglio vivere il Vangelo, andare dai poveri, aiutare il prossimo, questo è andare controcorrente”.

Infine, a chi chiedeva come riaprire un cuore chiuso per le ferite ricevute e per le esperienze vissute, ha rammentato l’immagine della Chiesa come ‘ospedale da campo’: “Ci sono ferite nascoste – ha commentato – non abbiate paura di dare un nome alle ferite, e questo si fa con il dialogo, con qualcuno che possa aiutare, che possa insegnare a dare nomi alle ferite, ai lividi. Le ferite si guariscono con chiarezza, con tenerezza e lasciandosi amare. Questa è la strada. E così io posso amare e cercare un altro che sia più ferito di me. Bisogna sporcarsi le mani – ha concluso il Pontefice – chi è sempre pulito è perchè non cammina. Chi cammina si sporca: o fisicamente o spiritualmente si sporca. Ma non abbiate paura, il Signore ci pulisce tutti”.

Francesco Reina

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