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Cartelle gonfiate per ottenere maggiori rimborsi | La Digos indaga all’Ospedale Villa Sofia

Cartelle gonfiate per ottenere maggiori rimborsi. È questo il filone di indagine che stanno seguendo i poliziotti della Digos impegnati nell’esame delle cartelle cliniche di dimissioni dei pazienti del reparto di Chirurgia plastica dell’ospedale Villa Sofia di Palermo che sarebbero state gonfiate per ottenere maggiori rimborsi dalla Regione.

Le indagine sono partite dopo una denuncia presentata dal nuovo primario del reparto, Mattero Tutino, che nel passaggio di consegne ha trovato un incremento di 800 mila euro tra il budget del 2011 e quello del 2012.

Gli agenti stanno passando al setaccio tutta l’attività svolta nel reparto. Dopo la denuncia l’azienda ospedaliera ha istituito una commissione di verifica. Lo scorso aprile la serratura della stanza di Tutino fu trovata bloccata dalla colla. A fine luglio la caposala trovò dentro un armadio dell’ambulatorio una ventina di kit per operare lo scafoide, strumenti per migliaia di euro che, secondo la direzione, non sarebbero mai passati dalla farmacia dell’ospedale.

“Abbiamo istituito una commissione che sta esaminando tutta la documentazione del 2012 anche negli altri reparti. Stiamo verificando se le incongruenze emerse a Chirurgia plastica nelle schede di dimissioni ospedaliere si trovano anche in altre unità”, ha detto il commissario straordinario Giacomo Sampieri.

“Nel 2013 abbiamo fatturato meno rispetto al 2012. Risparmiando così soldi pubblici e garantendo prestazioni sanitarie di livello – aggiunge Sampieri – La Regione in questo modo ha pagato in modo certo le prestazioni effettivamente erogate. Abbiamo controllato in tutto il 2013 che le schede di dimissioni ospedaliere (Sdo) erano perfettamente coerenti con le prestazioni erogate”.

Altre cartelle gonfiate per ottenere maggiori rimborsi dal sistema sanitario potrebbero venire fuori dall’indagine interna che sta facendo l’azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello. Per il momento sono state verificate 123 cartelle relative a prestazioni eseguite su pazienti affetti da tumori al sistema linfatico. Il 43% di queste cartelle sarebbe “sospetto”. Secondo il primario del reparto di Chirurgia plastica, Matteo Tutino, degli interventi diagnostici sarebbero stati spacciati per terapeutici, facendo così schizzare il budget ottenuto dall’azienda. Adesso l’inchiesta interna è stata allargata ad altri tipi di interventi all’interno dell’unità di chirurgia plastica e di altre unità. La prima denuncia è stata presentata a novembre scorso.

Redazione

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