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Renzi e il Pd rischiano con l’Italicum | La mossa di Casini rafforza il centrodestra

Al gioco dei sondaggi, l’Italicum, la riforma elettorale voluta da Matteo Renzi e concordata con Silvio Berlusconi, rischia di ammazzare il Pd e tutto il centrosinistra. In discussione in aula dal prossimo 11 febbraio la legge elettorale prevede un turno di ballottaggio per quelle coalizioni che non abbiano raggiunto al primo turno di voto il 37% dei consensi. Propone liste corte bloccate in collegi circoscrizionali piccoli che il governo dovrà ridisegnare nei prossimi mesi. E una serie di soglie di sbarramento e di accesso che finiranno sotto le forche caudine degli emendamenti ma che sostanzialmente dovrebbero reggere il peso delle opposizioni che nelle due aule del Parlamento italiano hanno pochi numeri per scardinare l’asse Pd-Fi.

Eppure in questi giorni è bastato l’annuncio di un piccolo partito come l’Udc per cambiare prospettiva e forse visione prospettica per il futuro. Pierferdinando Casini ha annunciato il ritorno sotto l’ombrello del Cavaliere, cosciente com’è che il suo scudocrociato da solo non può superare lo sbarramento del 4,5% previsto per l’ingresso in Parlamento delle formazioni minori che corrono da sole. Eppure secondo i sondaggi, l’ultimo è Ipsos pubblicato sul Corriere della Sera di oggi, al partito di Casini viene attribuito un potenziale elettorato che superi di poco il 3% delle preferenze. Tanto basterebbe a Forza Italia insieme a Nuovo centrodestra, Udc, Lega Nord e le altre formazioni minori dell’area per ottenere il 37,9% delle preferenze e mandare all’aria i piani di Renzi di giocarsela al ballottaggio.

Che le simulazioni di voto rispondano a un fedele monitoraggio del polso e della pancia degli italiani è tutto da verificare. Quello che è certo, in queste calde ore che precedono l’avvio dell’esame in aula del testo di riforma, è che il segretario del Pd, Matteo Renzi è impegnato in un faticoso giro di consultazioni di tutti i gruppi parlamentari e di tutte le formazioni politiche per convincerle della necessità di un esame rapido e senza stravolgimento del testo di riforma. Renzi ha necessità di mettere sotto il proprio cappello quante più preferenze mentre, per fronteggiare il rischio di una sconfitta, sempre più insistenti si fanno le voci dei suoi consiglieri che insistono perché prenda il posto di Letta al governo, senza passare dal vaglio delle urne. “Se Napolitano è d’accordo” è la laconica risposta del sindaco di Firenze che comunque continua a rigettare l’ipotesi, ben cosciente che un suo governo senza nuove elezioni dovrà fare i conti con l’obbligo di una maggioranza allargata alle forze del centrodestra, mutuando il sistema delle larghe intese che è poi il motivo delle critiche dello stesso Renzi a Letta.

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Elena Di Dio

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Elena Di Dio
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