Il governo Renzi ottiene la fiducia al Senato | 169 voti favorevoli, tre in meno di Letta

di Elena Di Dio

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Il governo Renzi ottiene la fiducia al Senato | 169 voti favorevoli, tre in meno di Letta

| lunedì 24 Febbraio 2014 - 14:05

Matteo Renzi ha ottenuto la fiducia al Senato, com’era nelle previsioni. Ma è stata una giornata lunghissima, cominciata alle 14 con il discorso del premier durato settanta minuti e terminato oltre la mezzanotte con la votazione dei senatori. Ecco minuto per minuto il racconto della giornata con i punti salienti del discorso di Renzi.

Ore 14.03. La seduta del Senato convocata per il discorso di Renzi è cominciata. Il presidente di Palazzo Madama, Piero Grasso, dopo l’approvazione del verbale della precedente seduta, sta leggendo le comunicazioni di rito sulla composizione del governo.

Ore 14.08. Comincia il discorso di Renzi. “Ci avviciniamo a voi in punta di piedi, ci avviciniamo con lo stupore di chi si rende conto della magnificenza non solo di un luogo fisica ma anche del valore che rappresenta nel cuore della lunga storia italiana”.

Quindi il presidente del consiglio Matteo Renzi introduce immediatamente la richiesta di fiducia non senza un richiamo evidente alla riforma già incardinata alla Camera sulla riforma elettorale e ancor di più all’annuncio dell’abolizione del Senato:  “Oggi chiedere la fiducia vuol dire proporre una visione audace, innovativa, che parte dal linguaggio della franchezza per la quale dichiaro sin dall’inizio che vorrei essere l’ultimo presidente del consiglio a  chiedere la fiducia. Sono consapevole della portata di questa dichiarazione. Noi oggi non immaginiamo di essere gli ultimi a chiedere la fiducia (introducendo di fatto il tema dell’abolizione del Senato, oggetto dell’accordo del 18 gennaio con il cavaliere Berlusconi, ndr) non perché lo vogliamo noi ma perché lo vuole l’Italia. Corrisponde piuttosto al fatto che in questo momento ci vuole un atto di coraggio”.

“L’Italia non ci segue perché sta avanti a noi e noi faremo di tutto per raggiungerla attraverso un pacchetto di riforme che considera il semestre Ue come la principale opportunità e affronti prima del semestre le scelte su lavoro, fisco, Pa, giustizia e che metta al centro il valore della scuola” dice Renzi. “Ma – sottolinea – tutto deve partire dalle riforme costituzionali, istituzionali e elettorale sulle quali si è registrato un accordo che va oltre la maggioranza di questo governo, un accordo che rispetteremo nelle modalità prestabilite”.

Non mancano momenti di ironia da parte di Matteo Renzi, interrotto da un applauso polemico dei senatori M5s quando dice di non avere paura di andare alle elezioni. Il Pd applaude invece sinceramente quando il premier ricorda che il suo partito ha vinto tutte le elezioni. E le polemiche con botta e risposta con il gruppo dei grillini sugli scranni si fa aspro quando il premier parla delle esigenze della scuola.

“Abbiamo nel dna il desiderio di confrontarci. Ma stante la legge elettorale uscita dalla sentenza della Corte si sarebbe andati ancora verso un governo delle larghe intese, non sarebbe stato possibile per alcuno avere la maggioranza nei due rami del Parlamento – continua il presidente del consiglio, Matteo Renzi – Noi abbiamo proposto che le regole del gioco siano scritte da tutti, farlo insieme e’ il valore fondamentale e costitutivo del rispetto delle istituzioni. E proveremo a farlo”.

“Il momento nel quale stiamo vivendo e’ un momento in cui o abbiamo il coraggio delle scelte o perdiamo il rapporto con chi sta a casa”.

“Ogni mercoledì mattina – annuncia il presidente del consiglio che sta dedicando grande parte del suo intervento alle scuole e all’edilizia scolastica – mi recherò in una scuola, lo farò tutti i mercoledì. Comincerò da Treviso, la settimana successiva andrò in una scuola del Sud. Da lì, dalla scuola, riparte il Paese, dalla capacità di educare nasce la credibilità di un Paese, ma serve la concretezza amministrativa. Bisogna cambiare il patto di stabilità interna per quel che riguarda l’edilizia scolastica”.

“Metto a verbale – continua Renzi – che la scuola è il punto di partenza e da qui vi esporrò altri quattro punti programmatici. Di fronte alla crisi economica non si può non partire dalla scuola. Nelle prossime settimane vedrete concreti risultati. Domani scriverò una lettera ai miei colleghi sindaci per chiedere a tutti di avere un punto della situazione sullo stato dell’edilizia scolastica” ha proseguito il premier. ”Dal 15 giugno al 15 settembre dovremo fare un piano per intervenire in modo concreto e puntuale sull’edilizia scolastica, un programma nell’ordine dei miliardi di euro”. Renzi ha inoltre rimarcato: ”Con quale credibilità possiamo dire questo, cioè che la scuola è centrale nel programma di governo se gli investimenti in edilizia sono bloccati dal patto di stabilità interno?”.

“Il primo impegno è lo sblocco totale dei debiti della pubblica amministrazione attraverso un diverso utilizzo dei fondi della Cassa depositi e prestiti. Il secondo elemento è la costituzione di fondi di garanzia dell’unica reale questione che abbiamo sul tappeto, ovvero delle piccole e medie imprese che non riescono ad accedere al credito. Il terzo elemento è la riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale attraverso la revisione della spesa e non solo che porterà nel primo semestre del 2014 di vedere risultati immediati. Su questi impegni non offriamo parole ma interventi precisi e puntuali. Non basta, lo so”.

Quindi introduce il tema delle riforme parlamentari: “Entro il mese di marzo, attraverso regole normative innovative ci occuperemo del nuovo piano del lavoro. Immaginiamo in modo strutturale nella capacità di attrarre investimenti in questo paese che negli ultimi anni è arrivato a solo 12 miliardi dello scorso anno. Sembra che quando un soggetto vuole investire in Italia, venga cacciato al grido di “guai allo straniero”.

Il quarto punto lo lascia per ultimo:E’ il tema della giustizia. Dopo vent’anni di lotta su questo tema, nessuna parte può convincere l’altra. Nel mese di giugno, sarà posto all’attenzione di questo parlamento un pacchetto organico di riforme sulla giustizia che non lasci fuori niente. Parto dalla giustizia amministrativa, innanzitutto. Fatemelo dire per essere chi ci sbatte la testa tutti i giorni. Siamo al punto nel quale il provvedimento di un sindaco ma anche del Parlamento è costantemente messo in discussione”.

Quindi Matteo Renzi si rivolge direttamente a Forza Italia parlando dell’accordo sulla riforma elettorale: “Abbiamo un progetto per la riforma delle province, il disegno di legge Delrio è pronto. Vi invitiamo, nel rispetto delle diverse posizione, approviamo il ddl Delrio per evitare di votare il 25 maggio ma nel dibattito sulla riforma del titolo V ragioniamo insieme”.

E sui diritti civili, annunciando la conclusione del suo discorso, il presidente del consiglio introduce il tema dello ius soli per gli immigrati nati in Italia mentre sulle coppie di fatto mostra una visione più moderata annunciando che vanno discusse e mediate le varie posizioni: “Sui diritti lo sforzo da fare è di ascoltarsi e trovare un compromesso anche quando non mi soddisfa del tutto. L’identità è la base dell’integrazione, un Paese che non si integra non ha futuro. A fronte di un dibattito che ha visto i diritti oggetto di scontro, facendone una bandierina in campagna elettorale senza poi fare nulla, con questo governo spero di trovare dei punti di sintesi ideali. Ad esempio – propone- per permettere alla bimba nata dove è nata la sua compagna di banco, dopo un ciclo scolastico, di diventare italiana”.

“Ieri arrivato a Palazzo Chigi ho scelto di fare alcune telefonate simboliche. E ho scelto di chiamare i due maro’ che da troppo tempo sono bloccati a Nuova Delhi da un’assurda e allucinante vicenda per la quale garantisco il mio personale impegno e quello del governo”.

Per concludere il suo discorso, Matteo Renzi che ha ringraziato il suo partito per avergli dato la possibilità di scommettere e dopo aver ammesso che se il governo fallisce la responsabilità sarà esclusivamente sua, ha usato uno slogan: “Questo è il tempo del coraggio che non esclude nessuno e non lascia alibi a nessuno”.  

Dopo un’ora e dieci minuti di discorso – per lo più giudicato confuso da chi lo ha ascoltato e da chi lo sta commentando a caldo – la seduta di palazzo Madama è stata sospesa in attesa dell’avvio della discussione generale. Alle 20 è prevista la replica di Renzi e dopo le dichiarazioni di voto e il voto previsto non prima delle 22.

> LEGGI IL DISCORSO INTEGRALE DI MATTEO RENZI AL SENATO 

Ore 17.15. Riprende la seduta. Avviata la discussione generale. Dopo una serie di interventi minori, parla la senatrice del movimento 5 Stelle, Paola Taverna. Parole durissime: “Votate no, restituite la parola all’unica autorità garante della democrazia: la gente”. La Taverna prima aveva enumerato tutti i motivi di dissenso nei confronti della figura di Renzi premier chiedendo di sapere chi abbia pagato la campagna elettorale di Renzi, accusando il ministro Marianna Madia di essere raccomandata e ricordando la sua assenza in aula, fra i venti deputati, che hanno consentito senza votare l’approvazione dello scudo fiscale.

Ore 21.37. Il dibattito al Senato è ancora in corso. Si concluderà a breve quando il presidente del Senato che riprenderà la presidenza darà la parola al premier Renzi per la replica. Quindi è stato stabilito l’ordine degli interventi per le dichiarazioni di voto. Sono iscritti a parlare Gianluca Susta per Scelta Civica, Mario Ferrara per Gal, Lucio Romano per i Popolari per l’Italia, Karl Zeller del gruppo Aut, Loredana De Petris per il gruppo misto-Sel, Massimo Bitonci per Ln-Aut, Maurizio Sacconi per il Nuovo centrodestra, Maurizio Santangelo per il M5S, Paolo Romani per Forza Italia e Luigi Zanda per il Pd. Dopo cominceranno le due chiame dei senatori per esprimere il voto di fiducia.

Ore 21.55. Comincia la replica di Matteo Renzi. “Non potrò fare una replica puntuale anche perché credo che il miglior modo di farlo è mettere in discussione quello che noi abbiamo esposto e  voi emendato”. Renzi poi si rivolge ai 5Stelle: “Mi permetto di ringraziare il senatore Romani su cui non abbiamo molte cose da condividere ma il cui tono in aula, dimostra che si può discutere e riflettere”.

“Rispetto al doppio registro che voi chiedete – ha detto Renzi rivolgendosi ai senatori di Gal e Lega Nord – non chiedetemi di essere diversi fra ciò che siamo qua dentro e ciò che siamo fuori. Truman show è nelle vostre menti. Quando abbiamo incontrato nelle consultazioni, le delegazioni dei gruppi autonomisti che ci hanno chiesto il rispetto dei territori, a loro dico che le autonomie sono in alcuni territori una soluzione alla rappresentanza di forti presenze territoriali”.

“Permettetemi di entrare nel merito di alcune critiche – incalza Renzi – Forse sarebbe bastato utilizzare le solite frasi fatte a proposito del Mezzogiorno, frasi che costituiscono un disimpegno. Bastano parole in libertà per ottenere la fiducia rispetto ai problemi del Mezzogiorno? O forse servono politiche vere di utilizzo dei fondi europei. Il problema del Sud ha necessità di una svolta radicale uscendo dalla logica della lamentazione. Come si fa a non capire che anche o principalmente al Sud mi riferivo. Sfidiamoci sulla lotta alla criminalità organizzata, sulla diffusione della legalità. Non lasciamo un centimetro di spazio a chi parla ma non produce contenuti”.

“L’Italia che noi immaginiamo e che vogliamo ricostruire è un’Italia che è in grado di essere leader nel mondo ma a patto che non si facciano annunci spot. Il 24 febbraio è un giorno particolare, è stato fatto riferimento alle elezioni dello scorso anno. Elezioni che ci hanno fatto male. Per questo motivo vogliamo che la prossima settimana la legge elettorale sia in discussione alla Camera. Perché se quella legge fosse stata in vigore ci sarebbe stato un ballottaggio fra Bersani e Berlusconi e il vincitore di quel secondo turno avrebbe potuto governare per cinque anni”. 

“Il 24 febbraio del 1990 è il giorno in cui è morto il presidente Sandro Pertini. Diceva nel primo messaggio alla nazione: “I giovani hanno bisogno da parte degli anziani di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo”. Fuori da qui non c’è bisogno di grandi discorsi. Le persone che ci guardano fuori di qua, hanno bisogno che si passi dalle parole ai fatti con onestà, coerenza altruismo. E’ l’invito che faccio al Senato e l’invito che faccio a tutti noi”.

Ore 22.18. Cominciano le dichiarazioni di voto. Parte il capogruppo di Scelta Civica, Gianluca Susta: “Scelta civica vuole sostenere il suo sforzo come dimostra l’ingresso del nostro segretario nel suo governo. Vogliamo assumerci con lei la responsabilità del successo o dell’insuccesso di questo tentativo. Ma saremmo irresponsabili se non sapessimo le insidie che ci saranno nel cammino su temi come il lavoro, la riforma dell’economia. Il tempo non ci ha consentito di scrivere quel patto di coalizione che ci avrebbe reso più forti”.

Interviene Mario Ferrara di Gal: “La fiducia non è personale. E’ approvare la fiducia al governo, del suo governo. Come lei lo ha rappresentato con un programma che si deve desumere dalle comunicazioni fatte a questo Senato. E noi con la giusta considerazione per la composizione del suo governo, dobbiamo dare una risposta. La questione posta in aula non è un semplice sì o no. Il suo programma, la sua persona, le condizioni del paese e la realtà internazionale non rendono la risposta riconducibile all’appartenenza politica. E’ possibile considerare l’appartenenza come principio e quindi non è possibile sviluppare alcuna mediazione? “. Il Gal voterà contro la fiducia.

Parla Lucio Romano dei Popolari per l’Italia: “La responsabilità governativa è condivisione. Non crediamo a una politica fondata sulla personalizzazione , sull’uomo che deve rimanere solo al comando. Con franchezza non si lasci irretire da questa tentazione. L’Italia ha bisogno di un governo davvero stabile votato allo sviluppo sociale europeista”. Il gruppo Per l’Italia voterà la fiducia.

 Parla la senatrice De Petris, del gruppo misto-Sel: “La paralisi del governo Letta era dovuto innanzitutto all’incacità di mettere in campo politiche coraggiose ed efficaci causate da una maggioranza spuria. E’ la sua stessa maggioranza, presidente. In questi giorni ha costruito il suo governo pesando le percentuali, dei gruppi e gruppetti della sua maggioranza. Apprezziamo la presenza del 50% delle donne nel suo governo. Ma alcune scelte sono discutibili. Con la presenza del ministro Guidi nel suo governo dimostra che il conflitto di interessi è tutt’altro che risolto”. Sel voterà no alla fiducia.

In corso la dichiarazione di voto di Massimo Bitonci del gruppo Ln-Aut che ha già dichiarato il suo voto sfavorevole.

Maurizio Sacconi per Nuovocentrodestra: “Oggi le nostre diverse visioni devono fare emergere un utile comune denominatore. Il piano del lavoro che lei ha giustamente considerato prioritario sarà forse il terreno comune della mediazione. Non faccia, però , come la professoressa Fornero. Ascolti le ragioni dell’impresa, le ragioni di chi il lavoro lo fa”. Ncd voterà la fiducia.

Parla Maurizio Santangelo del M5s che annuncia il voto contrario dei grillini elencando le contraddizioni del presidente del consiglio: “Lei presidente è un baro, è un bugiardo (interviene il presidente Grasso chiedendo un linguaggio più contenuto). Lei è venuto qui a parlarci di confronto. Le dico qual è il confronto che il M5S fa nelle sedi appropriate: il 6 di novembre il M5S ha presentato atti concreti sul dimezzamento degli stipendi parlamentari, la soppressione della diaria ai parlamentari assenti, l’abolizione dell’assegno di fine mandato ai parlamentari. Chieda a chi le darà la fiducia questa sera come ha votato. Sappiate che il Movimento 5 Stelle a partire da mercoledì presenterà due mozioni di sfiducia ai ministri Guidi e Poletti “.

Interviene Paolo Romani di Forza Italia: “Se le modalità con cui è stato sfiduciato il governo Letta non sono accettabili, tuttavia il confronto nato fra i due principali partiti e i due rispettivi leader è la testimonianza che un confronto è possibile e può dare senso alla nascita della Terza Repubblica”. Forza Italia non voterà la fiducia.

Parla Luigi Zanda, capogruppo del Pd che ovviamente accorda la fiducia al governo Renzi.

Prima dell’avvio delle chiame, il senatore Vito Crimi del Movimento 5 Stelle eccepisce sulla prassi della mozione di fiducia chiedendo che il testo sia modificato indicando le motivazioni.

Grasso respinge l’obiezione e avvia le chiame quando è passata da un minuto la mezzanotte. 

Ore 00.42. Grasso proclama il risultato della fiducia: senatori presenti, 309: favorevoli 169, contrari 139. IL Senato approva. Il governo Letta aveva ottenuto 172 voti a favore.

Ora il voto di fiducia alla Camera.

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