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Bitcoin, Mt. Gox chiude i battenti e il mondo della valuta virtuale è nel caos

Mt. Gox, la “banca centrale” dei Bitcoin, scomparsa nel nulla: due settimane dopo aver bloccato le operazioni di ritiro per “attività insolite”, il portale risulta inaccessibile, il suo fondatore, Mark Karpeles, è irreperibile e la sua sede di Tokyo, di fronte alla quale stanno protestando alcuni investitori, vuota.

Su internet sta girando un presunto piano di crisi di Mt. Gox secondo il quale oltre 744 mila Bitcoin si sarebbero volatilizzati in seguito a “furti informatici”, ma causa dell’irriperibilità di Karpeles, non è possibile verificarne la credibilità, né consultare i conti della piattaforma che, secondo il documento, avrebbe un passivo di 174 milioni di dollari a fronte di 32,75 milioni di dollari di attività.

Una settimana fa Karpeles aveva annunciato il cambio di sede per non meglio specificati “motivi di sicurezza” ma da domenica scorsa il ventottenne statunitense aveva abbandonato il board della Fondazione Bitcoin, del quale è stato tra i fondatori. Sei società concorrenti (Coinbase, Kraken, Bitstamp, Btc China, Blockchain e Circle) si sono affrettate a prendere le distanze, affermando in una nota congiunta che “questa tragica violazione della fiducia degli utenti è la conseguenza delle azioni della compagnia e non riflette in alcun modo la resistenza o il valore del Bitcoin e dell’industria della valuta digitale”.

È pur vero che la piattaforma era stata spesso accusata dalla concorrenza di scarsa attenzione per la sicurezza e che il valore dei Bitcoin nelle ultime settimane è crollato a causa degli interventi delle autorità di numerosi Paesi per porre limiti al mercato e di episodi come l’arresto per riciclaggio degli statunitensi Charlie Shrem e Robert Faiella, considerati tra i guru della comunità legata alla moneta elettronica.

Dal 7 febbraio, data nella quale Mt. Gox sospese i prelievi, il valore della valuta virtuale scambiata sulla piattaforma era sceso dell’83,7%, da 828 a 135 dollari. Nelle stesse due settimane, il Bitcoin scambiato sulla rivale Bitstamp si era deprezzato del 40%.

“Sono molto arrabbiato, sembra sia scomparso”, ha raccontato all’agenzia Reuters Kolin Burges, che è volato da Londra a Tokyo per scoprire che fine abbia fatto il suo denaro virtuale e che adesso sta picchettando insieme ad altre cinque persone alla porta della sede di Mt. Gox, nel distretto alla moda di Shibuya. Anche il bar accanto, che accettava pagamenti in bitcoin, ha chiuso i battenti.

Intanto, a quanto racconta il portiere dello stabile dove vive, Karpeles resta barricato in casa senza rispondere a citofono, telefonate ed email, in attesa delle, presumibilmente inevitabili, conseguenze legali. Perché il Bitcoin sarà una valuta virtuale ma quelli con cui si è volatilizzata Mt. Gox erano decisamente soldi veri.

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Redazione

Si24 è un quotidiano online di cronaca, analisi, opinione e approfondimento, fondato nel 2013 e con sede a Palermo. Il direttore responsabile ed editore è Maria Pia Ferlazzo.

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