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Via Poma, attesa per la sentenza della Cassazione

La Cassazione questa sera potrebbe mettere un punto alla storia giudiziaria di Raniero Brusco accusato dell’omicidio di via Poma.

Intanto la procura della Cassazione chiede, per istituire un nuovo processo, l’annullamento dell’assoluzione di Raniero Brusco, unico imputato dell’omicidio di Simonetta Cesaroni.

Brusco, fidanzato della vittima all’epoca dei fatti, fu condannato in prima istanza a ventiquattro anni di carcere dalla corte di Assise di Roma nel 2011, fu poi assolto in appello un anno dopo. La sentenza di secondo grado scardinò completamente lo schema accusatorio per mancanza di prove.

Nel 2012 il presidente Mario D’Andria e il giudice a latere Giancarlo De Cataldo sottolinearono che l’ex fidanzato non aveva un movente valido per uccidere la compagna, ma soprattutto che le prove raccolte non inchiodavano Brusco, comprese le tracce di Dna trovate sulla vittima: nulla dimostrava che furono lasciate su Simonetta Cesaroni il giorno dell’omicidio.

Oggi pomeriggio però sono arrivate le prime dichiarazione del procuratore generale della Cassazione Francesco Salzano che chiedono l’annullamento della sentenza d’appello mettendo in discussione l’esito della perizia del professor Corrado Cipolla D’Abbruzzo. Perizia che in maniera esaustiva aveva escluso non solo la presenza di un morso sul seno sinistro della vittima attribuibile all’imputato Raniero Brusco, ma soprattutto che le tracce di sangue ritrovate su Simonetta Cesaroni corrispondevano a quelle dell’imputato.

Oltre alle dichiarazioni del procuratore generale, nei giorni scorsi si è espressa anche la sorella della vittima, Paola Cesaroni, che ritrovò il corpo senza vita della sorella il 7 agosto del 1990: “Temo che l’assassino di mia sorella non verrà mai scoperto. La giustizia funziona poco. Spero che la Cassazione possa rimettere in gioco tutte le cose. Ci sono dubbi, non c’è chiarezza. In secondo grado abbiamo visto una farsa, non un processo”.

La difesa, rappresentata dai legali Franco Coppi e Paolo Loria, rimane sulle posizioni espresse nella memoria presentata alla Suprema Corte due settimane fa: “La sentenza di secondo grado, pregevole elaborato giurisprudenziale, è ritenuta dalla scrivente difesa, assolutamente inattaccabile sia sotto il profilo della legittimità, che qui interessa, sia sotto il profilo del merito. Nessun punto della sentenza di primo grado è stato trascurato, non è stato valutato, non ha subito un’analisi critica e motivata, sì da giungere a una sua totale riforma, producendo una assoluzione con la formula più ampia”.

Roberta Zarcone

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Roberta Zarcone
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