Salva Roma, Renzi taglia i ponti con Marino | Comincia la corsa Pd verso la sfiducia del sindaco

di Elena Di Dio

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Salva Roma, Renzi taglia i ponti con Marino | Comincia la corsa Pd verso la sfiducia del sindaco

| lunedì 03 Marzo 2014 - 11:48

Dietro lo “scazzo” fra il premier Matteo Renzi e il sindaco di Roma, Ignazio Marino poche ore prima che il governo riproponesse il decreto Salva Roma, ci sarebbe lo scontro, neanche troppo sotterraneo che oppone ormai da mesi il primo cittadino della Capitale e il Partito democratico romano.

Il primo anno di attività di Marino alla guida del Campidoglio non convince per nulla i dem che hanno maldigerito la scelta dei componenti della squadra di assessori senza che Marino, vincitore delle primarie per la candidatura a sindaco, abbia mai consultato il partito o le nomine dei dirigenti su cui il primo cittadino di Roma ha collezionato alcuni pesanti scivoloni.

La “minaccia” di Marino di bloccare la città a partire da ieri se il governo non avesse riproposto il Salva Roma, dunque, è stato il via libera a una guerra che adesso esce alla scoperto: sarebbe pronto, infatti, un piano che porta il Pd alla sfiducia del suo sindaco. Un avvertimento che Marino ha certamente colto sin da subito tanto da aver ringraziato, venerdì scorso, sia Renzi che il suo partito per il salvataggio di Roma Capitale. Ma per far capire alla guida del Campidoglio che la partita è tutt’altro che chiusa, il segretario nazionale del Pd nonché premier aveva scelto la direzione nazionale del partito giovedì scorso per ribadire il suo fastidio nei confronti dell’atteggiamento del sindaco.

E oggi affida al suo fedelissimo, Dario Nardella il compito di ribadire il concetto: in una intervista al Messaggero – il giornale romano – Nardella nominato vice sindaco di Firenze e in corsa per sostituire Renzi alla guida di Palazzo Vecchio lancia messaggi inequivocabili: “Non si può accettare il suo tipo di protesta. Non si possono usare i cittadini come scudo. Con tutte le attenuanti del caso, il primo cittadino è sempre il primo responsabile. Le ragioni del cosa, come e perché vengono dopo. Nessun alibi, insomma”.

E sull’arrabbiatura di Renzi: “Il premier ha fatto bene a stigmatizzare i toni con cui il sindaco della Capitale si è rivolto allo Stato, anche perché il caso di Roma apre un problema più generale che va ben oltre Marino e riguarda l’amministrazione delle nostre città in questi anni”. Ossia? “Deve finire il tempo in cui le città virtuose subiscono il paradosso di dover pagare per le città i cui amministratori dissipano le risorse pubbliche”.

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