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Raggiunta l’intesa fra Renzi e il Cavaliere| Berlusconi: “Ok a Italicum solo alla Camera”

L’intesa fra il presidente del consiglio Matteo Renzi e il cavaliere Silvio Berlusconi sull’Italicum sarebbe stata raggiunta. E’ l’indiscrezione che corre fra Palazzo Grazioli e Montecitorio. Nell’abitazione romana del leader di Forza Italia si è tenuto un lungo vertice fra lo stesso Berlusconi, Denis Verdini, Gianni Letta e i capigruppo di FI al Senato e alla Camera in cui si è discusso del cosiddetto ‘lodo Pisicchio’ che ha convinto  il premier Renzi tanto da averlo girato ai fiduciari di Berlusconi, preferendolo a un altro ‘lodo’, quello del deputato di Scelta Civica, Renato Balduzzi che prevede invece l’entrata in vigore della nuova legge elettorale a partire dall’1 gennaio 2016.

Alla fine Berlusconi, che aveva tirato la corda per tutta la giornata, pur di non vedere sfasciato l’impianto della legge sotto i colpi del voto segreto in aula, avrebbe accettato il voto della riforma elettorale prevedendo che si voti per la Camera applicando al voto al Senato il cosiddetto “consultellum”, ovvero la legge elettorale venuta fuori dalla censura della Corte costituzionale.

Forza Italia, insomma, è disponibile ad accogliere la proposta contenuta nell’emendamento Pd firmato dal deputato bersaniano Alfredo D’Attorre che fa valere l’Italicum solo per la Camera, come se Palazzo Madama fosse già abolito. 

Berlusconi affida a una nota la spiegazione sulla disponibilità offerta a Renzi di cui rimarca le difficoltà ‘interne’: “Prendiamo atto con grave disappunto della difficoltà del Presidente del Consiglio di garantire il sostegno della sua maggioranza agli accordi pubblicamente realizzati. Come ulteriore atto di collaborazione, nell’interesse del Paese, a un percorso riformatore verso un limpido bipolarismo e un ammodernamento dell’assetto istituzionale, manifestiamo la nostra disponibilità ad una soluzione ragionevole che, nel disegnare la nuova legge elettorale, ne limiti l’efficacia alla sola Camera dei Deputati, accettando lo spirito dell’emendamento 2.3″.

 Forza Italia dà così il via libera alla cancellazione dall’Italicum delle norme che riguardano il Senato e all’applicazione della nuova legge solo alla Camera. “Per il resto, confermiamo integralmente l’accordo pubblicamente realizzato, senza alcun ‘patto segreto’ come maliziosamente insinuato da alcuni organi di stampa”, aggiunge il leader di FI.

“Ribadiamo dunque piena collaborazione su questo piano – conclude Berlusconi – e una chiara opposizione sui temi economici e sociali, e su tutto quanto, a partire dalla necessaria riduzione della pressione fiscale e del peso dello Stato, ci rende naturalmente alternativi alla sinistra”.

Sull’Italicum, la legge di riforma elettorale che oggi dovrebbe arrivare alla Camera ma solo dopo la riunione del comitato dei nove (un gruppo ristretto di rappresentanti della prima commissione Affari istituzionali della Camera) slittata al pomeriggio dalla mattinata quando invece era prevista, comunque, le guerriglie interne al Pd hanno dunque messo in difficoltà il presidente del Consiglio.

Scartato dunque  il ‘lodo Pisicchio’ che prevedeva l’approvazione della riforma elettorale nei tempi fissati nell’accordo Renzi-Berlusconi posticipandone l’effettiva entrata in vigore solo fra un anno.

Una tempistica, quella dello slittamento, che non piace per nulla a Forza Italia e al suo leader che chiedono il rispetto assoluto dei termini dell’accordo fissato con il segretario nazionale del Pd, lo scorso 18 gennaio a Largo del Nazareno. Insomma mani libere per potere decidere di tornare al voto subito dopo l’approvazione in Aula della riforma elettorale.

Il punto di mediazione di Renzi, dunque, era sembraro quello di ‘offrire’ al Cavaliere uno slittamento di 12 mesi senza una ulteriore dilazione che invece il Cavaliere – come hanno fatto trapelare da palazzo Grazioli – non ha accettato.

Al momento sono 550 gli emendamenti presentati al testo di riforma del Porcellum e il comitato dei nove che si riunirà a partire dalle 16 dovrà anche prevedere uno sfoltimento di quelli considerati inammissibili o doppioni per velocizzare i lavori d’aula.  La conferenza dei capigruppo ha fissato 26 ore di dibattito ma appare improbabile che la presidente Boldrini, dopo quanto accaduto in aula durante l’approvazione del decreto Imu-Bankitalia, possa decidere di applicare un’altra volta la ghigliottina per stoppare il dibattito.

Da Tunisi dove è in missione istituzionale, tocca al premier Matteo Renzi, alla fine, commentare l’accordo elettorale:  “Mi pare che sia un importante passo in avanti quello di oggi”. E sul doppio canale elettorale che rischia di portare l’Italia al voto con due sistemi diversi fra Camera e Senato, Renzi smorza le polemiche: “Il fatto che il Senatov abbia o no la norma elettorale nel momento in cui abbiamo deciso di superare il Senato è secondario, è un tema per addetti ai lavori”.

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Elena Di Dio

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Elena Di Dio
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