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Stato-mafia: gli imputati chiedono il trasferimento del processo | A rischio l’incolumità pubblica

Hanno chiesto che il dibattimento del processo sulla trattativa Stato-mafia venga trasferita in altra sede. Gli ex ufficiali dell’Arma Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno hanno depositato nella cancelleria della Corte d’Assise di Palermo l’istanza come prevede l’art. 45 del codice di procedura penale.

Il trasferimento può essere chiesto quando ci siano “gravi situazioni locali tali da turbare lo svolgimento del processo e non altrimenti eliminabili o che possono pregiudicare la libera determinazione di chi partecipa al processo ovvero la sicurezza e l’incolumità pubblica”. L’istanza si può presentare in ogni stato e grado del processo. Nella 45 pagine depositate gli imputati evidenziano tutta una serie di elementi, dalle minacce di Toto’ Riina al pm Di Matteo, agli anonimi giunti alle Procure di Palermo e Caltanissetta, a strane circostanze come l’incursione in casa del magistrato Roberto Tartaglia, tra i pm che indagano sulla trattativa, per dimostrare che lo svolgimento del dibattimento nel capoluogo creerebbe pericolo per l’incolumità pubblica.

Tra gli altri punti gli imputati ricordano anche i documenti consegnati dai procuratori di Palermo e Caltanissetta al ministro dell’Interno Angelino Alfano per dimostrare il grave pericolo per l’incolumità pubblica alla vigilia della trasferta avvenuta a Milano lo scorso dicembre per l’audizione di Giovanni Brusca. La Corte d’Assise può a questo punto sospendere il processo, in attesa della decisione, che toccherà  alla Corte di Cassazione. Se il caso dovesse essere rimesso alle sezioni unite della Cassazione il processo dovrà essere obbligatoriamente sospeso.

Alessia Rotolo

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Alessia Rotolo
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