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Italicum, avvertimento al premier Renzi| Le preferenze non passano per 35 voti

La rivolta delle donne del Pd di ieri sera, dopo che a scrutinio segreto sono stati impallinati i tre emendamenti a firma di Roberta Agostini, con il sostegno pieno degli stessi dem, è una crisi interna che il premier Matteo Renzi non può permettersi. E così – questa mattina – ha convocato in fretta i parlamentari democratici nella sede Pd di Largo del Nazareno.

Una convocazione – spera Renzi – che servirà a tranquillizzare le anime delle donne del Pd a cui già ieri sera via twitter aveva mandato a dire che il partito democratico assicurerà l’alternanza di genere nelle proprie liste accettando di buon grado – o meglio con grande soddisfazione vista la sostanziale tenuta dell’accordo con il cavaliere – il voto dell’aula a cui, evidentemente, i suoi fedelissimi hanno contribuito.

Tocca dunque al segretario-premier provare a tenere unito il partito che oggi rischia di votare in ordine sparso su due emendamenti altrettanto rischiosi: uno sulle preferenze e l’altro sulla doppia preferenza di genere. Oltre, ovviamente, al voto finale sull’intero provvedimento che l’Aula di Montecitorio dovrebbe chiudere oggi. Fra le fila dei Democratici, c’è l’ex presidente Rosy Bindi che ha già annunciato che non voterà l’Italicum. Posizione critica che la ex presidente del Pd ha confermato anche nel corso della riunione in corso al Nazareno criticando aspramente il segretario del Pd che aveva chiesto coesione sul voto finale di oggi e sfidato i “dissidenti” con queste parole: “Chi non vota l’Italicum lo dica e lo spieghi fuori”.

La Bindi non si è fatta intimorire e al premier ha controbattuto: “Il Pd è stato ferito dai 100 voti che sono mancati per far passare la norma antidiscriminatoria. Noi – ha detto la Bindi- abbiamo un’idea diversa della democrazia di un uomo solo che fa le cose buone. E se oggi abbiamo un segretario e un premier che crede alla parità, domani potrebbe non essere così”.

Il timore di Renzi è che siano tante le parlamentari democratiche che potrebbero seguirla.

Alla fine l’emendamento sulle preferenze presentato dal relatore di minoranza, Ignazio La Russa e rilanciato da Gitti di Scelta Civica con il sostegno dichiarato del lettiano Francesco Boccia, non passa. Ma di un soffio. L’aula di Montecitorio ha bocciato il ritorno alle preferenze con 299 no e 264 sì. Lo scarto, dunque, è stato molto ridotto: appena 35 voti a fronte ieri, a proposito degli emendamenti “qualificanti” per il Pd, del centinaio di voti che hanno consentito di affossare gli emendamenti sulla parità di genere. Per Renzi si tratta di un vero e proprio avvertimento.

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Elena Di Dio

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Elena Di Dio
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