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Pizzo all’imprenditore Bongiorno: chiesti 23 anni per gli estorsori

Dal padre, e poi dalla madre, aveva ereditato l’azienda, la Agesp spa. Ma assieme alla società, operativa nel campo dei rifiuti, Gregory Bongiorno s’era portato dietro anche un pesante fardello: il pagamento del pizzo.

Lo scorso anno Bongiorno ha avuto il coraggio di denunciare i suoi estorsori e sotto processo, davanti al gup Giangaspare Camerini, sono finiti Mariano Asaro, ritenuto dagli inquirenti come un esponente di spicco di Cosa Nostra del Trapanese, Gaspare Mulè, e Fausto Pennolino. Il pm questa mattina ha chiesto la condanna a dieci anni di Mulè, otto anni per Asaro e cinque anni e quattro mesi per Pennolino. Sono accusati di estorsione e tentata estorsione aggravate dalla modalità mafiosa. La sentenza è attesa per il 20 maggio.

Dopo aver preso in mano l’azienda in seguito alla morte della madre, l’imprenditore, nel 2005, avrebbe consegnato 10 mila euro a Mulè, che si era presentato quale rappresentante dei boss. Le pressioni estorsive sarebbero andate avanti fino ad aprile del 2007. Poi un lungo periodo di pausa, poiché i suoi estorsori vengono arrestati e condannati per il loro organico inserimento nell’associazione mafiosa.

Cinque mesi dopo avviene la svolta in Confindustria, con l’adozione del nuovo codice etico: fuori dall’associazione gli imprenditori che non denunciano. Bongiorno porta avanti l’attività fino a quando la mafia, l’anno scorso, ribussa ai cancelli della sua azienda. Pretende il pagamento degli arretrati: 60 mila euro, maturati, secondo la cosca, dal 2007 a oggi. Bongiorno, da un anno alla guida degli industriali trapanesi, allora denuncia.

Redazione

Si24 è un quotidiano online di cronaca, analisi, opinione e approfondimento, fondato nel 2013 e con sede a Palermo. Il direttore responsabile ed editore è Maria Pia Ferlazzo.

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