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Conti pubblici, Renzi alla corte della Merkel | Rischio bonus se la Cancelliera dice no

Nel giro dei renziani della prima ora lo chiamano Gandalf, il personaggio mitico di Tolkien e della serie del Signore degli Anelli. Di lui dicono che sia il solo in grado di influenzare il premier Matteo Renzi, determinato, presenzialista persino spocchioso. E non è un caso che oggi sia proprio l’eminenza grigia del governo Renzi, Graziano Delrio, nel giorno in cui il premier è a Berlino (con una squadra di 11 delegati italiani fra cui il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan) a dettare la linea del governo.

In una intervista a Repubblica, Delrio lancia il cuore oltre l’ostacolo per far arrivare alla cancelliera Merkel uno dei tanti segnali di rigore che Renzi e i suoi intendono applicare a una legislatura che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio (l’alter ego contemporaneo dell’istituzionalissimo e mai dimenticato Gianni Letta) definisce “davvero costituente”. Delrio detta i tempi dunque: obiettivo spending review per tutti i ministri. Chi entro la fine dell’anno non avrà portato a compimento il proprio pezzetto di compito andrà a casa. Ministeri a termine dunque e, come sui banchi di scuola, chi non riesce viene bocciato.

Cifre: 32 miliardi di tagli ai costi della pubblica amministrazione da portare a risparmio entro i prossimi tre anni. Ed è su queste cifre che Renzi intende ‘impressionare’ il motore economico dell’Europa, la Germania appunto, chiedendo in cambio un po’ di flessibilità nell’utilizzo e nella destinazione d’uso degli interessi derivanti dallo scarto del deficit alla programmata soglia invalicabile del 3%. Fondi che Renzi vuole utilizzare per finanziare il cuneo fiscale ovvero per tagliare le tasse agli italiani e rimettere in moto il circuito virtuoso dei consumi.

Fondi che la Merkel verosimilmente chiederà che vengano utilizzati per calmierare il calderone del debito pubblico italiano, alle stelle da decenni. Uno scontro di idee e progetti non da poco per il giovane ed effervescente Renzi contro la rigorosa cancelliera, una cui parola di assenso, nel vertice dei capi di stato e ministri europei dell’Ue che si tiene domani e dopodomani a Bruxelles, può costituire il decisivo via libera al piano di riforme che il presidente del consiglio italiano deve presentare all’Unione entro il 15 aprile per l’approvazione.

Intanto però Renzi, mentre tenta di convincere la Merkel, ha l’obbligo di fare bene i conti in casa: dei 7 miliardi (in un anno) di tagli annunciati dal cosiddetto piano Cottarelli, verosimilmente – partendo da maggio ed entro fine anno – in cassa al governo potranno entrarne 3. Ben sette in meno di quelli necessari a coprire il piano di 10 miliardi di euro per garantire, a partire dalla busta paga di maggio, il bonus di 80 euro in busta paga per i dipendenti pubblici e privati a cui Renzi è così convinto di offrire se non una boccata d’ossigeno almeno un segnale della volontà di ripresa. Soldi che nella conferenza stampa del premier sul ‘duro lavoro’ dei primi 100 giorni del suo governo, lo stesso ministro dell’Economia Padoan ha ammesso di dover ancora mettere in sicurezza.

Nel piano di Cottarelli per la verità ci sarebbe anche una dettagliata ipotesi di intervento sulle cosiddette pensioni d’argento: una vasta platea di 924.924 pensionati italiani che percepiscono al mese fra i 2.405 e i 3.367 euro, fra le cinque e le sette volte il minimo pensionistico che si ferma alla pietosa somma di 481 euro. L’ipotesi è caldeggiata dai tecnici di via XX Settembre mentre a palazzo Chigi il prelievo fiscale su queste pensioni è stato già bocciato.

Ma quando il piano di Cottarelli sarà reso pubblico – entro un paio di settimane ha confermato in conferenza stampa lo stesso Delrio – bisognerà fare in modo che questa proposta non finisca nel calderone delle spinte concentriche che in Parlamento si addensano su pensioni d’oro e anche d’argento. E di intervenire ci sarebbe: secondo il casellario centrale dei pensionati aggiornato al 31 dicembre del 2012 su 14.869.898 pensionati in Italia sono 496 mila 163 quelli che percepiscono pensioni d’oro che vanno dai 3.367 euro a 12.025 mensili. Su di loro si potrebbe intervenire.

Senza contare che nel piano di risparmi la prima a rispondere all’esame del presidente del consiglio si è mostrata la ministra della Difesa, Roberta Pinotti. Da sottosegretaria Pd non ha osteggiato per nulla il piano di acquisto degli F35, ora che è titolare della delega invece prevede tagli e revisioni del programma di acquisto. Dal ministero della Pinotti, Renzi si attende un risparmio di 3 miliardi di euro che l’esponente del Pd non può garantire solo con la revisione del piano di acquisto di armamenti. Così il 26 marzo, in una riunione congiunta con il ministero degli Interni, dovrà convincere i sindacati sulla necessità di dismissione di 385 caserme e presidi in tutta Italia.

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Elena Di Dio

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