Almaviva, Vancheri al Mise: “Bisogna combattere le delocalizzazioni”

di Maria Teresa Camarda

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Almaviva, Vancheri al Mise: “Bisogna combattere le delocalizzazioni”

| giovedì 17 Aprile 2014 - 10:31

L’assessorato regionale alle Attività produttive con nuova nota dell’8 aprile scorso ha chiesto l’apertura di un apposito tavolo di confronto sul caso Almaviva presso il Ministero dello Sviluppo economico. L’annuncio arriva dall’assessore alle Attività produttive Linda Vancheri nella sua risposta scritta all’interrogazione presentata all’Ars dal deputato Nino Alongi (Ncd).

L’obiettivo del tavolo è quello di approfondire le tematiche “della regolamentazione dei servizi nel settore delle telecomunicazioni ed individuare soluzioni da condividere anche con le parti sociali, per mettere la società nelle condizioni di proseguire la propria attività sul territorio siciliano”.

Vancheri spiega anche che la Regione è impegnata nella costruzione, con l’azienda, di un “piano industriale che garantisca occupazione e stabilità, lasciando al confronto di livello territoriale le questioni relative alla soluzione delle necessità logistiche tra le possibili alternative in corso di valutazione”. È evidente, infatti, assicura, “l’interesse delle istituzioni locali affinché Almaviva Contact sia messa nelle condizioni di proseguire la propria attività sul territorio siciliano e che sullo stesso possa investire e rilanciare l’azienda attraverso un piano industriale che garantisca occupazione e stabilità”.

La società Almaviva Contact opera sul territorio regionale siciliano con un livello occupazionale superiore a 6.000 unità, di cui circa l’80% con contratti a tempo determinato. “Questo assessorato regionale – prosegue Vancheri – segue da tempo, con la dovuta attenzione, l’evoluzione delle problematiche relative alla società Almaviva Contact, con la quale ha spesso interloquito per ottimizzare la logistica dei siti palermitani che per motivazione d’ordine economico, ma soprattutto logistico, non sono più idonei alla funzionalitàdell’azienda, la quale sta verificando ulteriori ipotesi di allocazione dei propri uffici”.

In questi ultimi mesi il tema della logistica palermitana “ha perso però la sua centralità”, poichè la società “ha comunicato di aver registrato un’allarmante flessione dell’andamento dei ricavi dei due siti palermitani che, a dire della società, negli ultimi anni avrebbe superato il 33% sulle attività svolte dai dipendenti”. Analogo calo si sarebbe avuto sulle attività outbound svolte con lavoratori con contratto di collaborazione a progetto. Alla drastica riduzione del fatturato si sarebbe unita una consistente caduta dei margini. La crisi è stata affrontata parzialmente ricorrendo agli ammortizzatori sociali attivati (i contratti di solidarietà).

Per questo motivo con lettera del 19 novembre 2013 Almaviva Contact ha chiesto alla Regione siciliana ed al Comune di Palermo l’avvio di un tavolo istituzionale rappresentando il rischio della tenuta occupazionale dei siti cittadini derivante dalla richiamata tendenza alla riduzione del fatturato (il rischio sulla sola città di Palermo riguarda 3500 dipendenti a tempo indeterminato e 1000 lavoratori a progetto).

In sede di confronto tenuto il 12 febbraio 2014, presso la prefettura di Palermo, l’Azienda ha esplicitato le intervenute difficoltà di tenuta occupazionale legate non solo all’annosa “questione logistica” connessa alla precarietà dei siti che ospitano le attività’ lavorative svolte dalla stessa nella città di Palermo, ma anche al significativo calo dei volumi delle commesse provenienti principalmente da primarie aziende di livello nazionale, al dumping tra le aziende concorrenti, alla evidente convenienza di ipotesi di delocalizzazione delle attività, effettuata tra l’altro senza osservare le disposizioni recentemente emanate in materia dal Garante della Privacy; difficoltà tutte che l’azienda, fino ad oggi, ha cercato di contrastare anche con il ricorso agli ammortizzatori sociali, ma che, secondo la tesi sostenuta in quella sede dall’amministratore delegato della stessa, “non sarebbero più sufficienti ad arginare le perdite e ad assorbire gli esuberi”.

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