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Strage di Santhià, il movente è stato il denaro | Lorenzo ha agito sotto l’effetto della droga

Ha ucciso per soldi Lorenzo Manavella, pallavolista di 25 anni, autore del triplice omicidio di Santhià, in cui hanno perso la vita Tullio Manacella e Giuseppina Bono, 85 e 78 anni, e Patrizia Manavella, 56 anni, rispettivamente nonni e zia del ragazzo che li ha ammazzati. Trecento euro: questo il valore di tre vite.

Dopo sette ore di interrogatorio ha confessato di aver agito in preda agli effetti della cocaina: “Ho perso la testa”, ha detto davanti al pm Roberta Brera. Lorenzo si era consegnato venerdì sera alla Polfer della stazione di Venezia dopo una fuga in treno, ancora con gli abiti imbrattati di sangue. Visibilmente sconvolto ma collaborativo hanno raccontato gli inquirenti. Nei suoi confronti è stato dichiarato il fermo per omicidio plurimo aggravato e rapina aggravata; la procura parla di “impulso omicida ricollegabile alla droga” anche se gli amici, interrogati dai carabinieri, hanno raccontato di aver fumato con lui solo uno spinello quella notte.

Secondo la versione fornita dal ragazzo agli inquirenti, giovedì sera Lorenzo non aveva con sé denaro a sufficienza per andare in discoteca con gli amici ed è stato riaccompagnato a casa. Il ragazzo infatti non ha nemmeno la patente. Sembrerebbe che il padre gli avesse detto che avrebbe avuto una macchina solo quando se la sarebbe potuta permettere. Ma il suo racconto ha diversi “vuoti”. Non è infatti chiaro se a quel punto il giovane avesse iniziato a cercare i soldi o se avesse avuto una discussione con i parenti.

Quello che è certo è che le vittime, residenti in una villetta in via Marconi 14, erano in pigiama. Le donne sono state trovate prive di vita sul letto, mentre l’uomo avrebbe tentato una breve fuga prima di essere stato assassinato. I corpi delle tre vittime sono stati portati al Sant’Andrea di Vercelli per l’autopsia.

Dopo l’omicidio, Lorenzo Manavella è fuggito in treno, prendendo il convoglio delle 5.40 del mattino diretto a Venezia. Lì ha deciso di consegnarsi alla polizia ferroviaria con ancora addosso i vestiti sporchi di sangue. “Mi voglio costituire da voi e non a Vercelli – ha detto – sono io l’autore degli omicidi di Santhià”.

Probabilmente era diretto in Croazia ma poi qualcosa gli ha fatto cambiare idea. Dalle prime informazioni che emergono, Lorenzo è un ragazzo tranquillo ma al tempo stesso profondamente irrequieto. “I problemi li ho in testa”, avrebbe detto aspettando il vaporetto che lo trasferisse al terminal per riportarlo in Piemonte.

Completamente distrutto dal dolore il padre di Lorenzo, Gianluca Manavella, ex campione di pallavolo e allenatore della squadra in cui gioca il figlio. L’uomo, al momento della strage era in Sardegna per un corso di aggiornamento ed è stato il primo a lanciare l’allarme sospettando che fosse successo qualcosa. Adesso dice ai carabinieri che vuole sapere la verità su quella notte e ha confidato: “Adoravo mio figlio, ho perso la partita più importante della mia vita, la più difficile…”.

Intanto, Lorenzo è sorvegliato a vista nel carcere di Vercelli. A chiederlo è stato il suo legale, l’avvocato Andrea Brignoglio, “per il timore che rendendosi conto di quanto è accaduto possa farsi del male”.

Azzurra Sichera

Chi mi conosce ha smesso di comprarmi pigiami e mi regala libri; detesto avere gli occhiali sempre sporchi; soffro di dipendenza da carboidrati; amo e odio la mia città, Palermo, così come non sopporto gli stereotipi sulla Sicilia e i siciliani; la prima cosa che faccio quando inizio un libro è leggere i ringraziamenti; amo le tazze e colleziono "L'apologia di Socrate" di Platone in tutte le lingue.

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