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Eterologa, le regioni del Pd “sfidano” il ministro | “Avanti anche senza una legge sulla materia”

Insieme alla Toscana ha inizio la pressione di Lazio, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Piemonte, tutte regioni guidate dal Pd, per partire già da settembre con la fecondazione eterologa nei centri autorizzati. Una sfida questa al ministro della Salute Beatrice Lorenzin dopo che il Consiglio dei ministri ha bocciato l’idea di procedere con il decreto per far legiferare sulla materia il Parlamento.

Il presidente della Corte costituzionale Giuseppe Tesauro ha spiegato che, alla luce della sentenza emessa lo scorso 9 aprile dalla Consulta, “non c’è nessun vuoto normativo, l’eterologa si può fare purché si rispettino tutti quei paletti che la legge 40 ha fissato per la procreazione assistita”.

Il ministro Lorenzin ha inviato una lettera ai capigruppo di maggioranza e opposizione in cui chiede che il Parlamento vari una legge per introdurre l’eterologa in Italia. Per la titolare del dicastero per la Salute, dunque, l’eterologa potrà essere applicata nei Centri solo dopo l’approvazione di una legge dal Parlamento.

“Sulla base dell’attività del Gruppo di lavoro – si legge in una nota del ministro – i miei uffici hanno predisposto una bozza di intervento legislativo idoneo a disciplinare in sicurezza l’eterologa. I cardini principali sono: il recepimento di parte della direttiva 2006/17/Cee; l’istituzione di un Registro nazionale per la tracciabilità donatore-nato; la regola della gratuità e volontarietà della donazione di cellule riproduttive; il principio di anonimato del donatore e la sua deroga esclusivamente per esigenze di salute del nato; l’introduzione di un limite massimo alle nascite di un medesimo donatore; l’introduzione di un limite minimo e massimo di età per i donatori; l’introduzione immediata della fecondazione eterologa nei Lea, con relativa copertura finanziaria”.

E il ministro ha fatto sapere che a settembre proporrà un nuovo tavolo sulla fecondazione eterologa per un ‘approfondimento giuridico’, se possibile con la partecipazione della Corte Costituzionale. Obiettivo: cercare una via normativa che sistemi alcuni punti in attesa della legge del Parlamento. Fra questi l’istituzione di un registro centrale delle donazioni dei gameti e il numero di gravidanze generate da uno stesso donatore.

Il premier Renzi ha preferito rimanere neutrale e ha affermato che di fatto la legge c’è, e ha aggiunto “l’interpretazione la dà la Corte costituzionale, e se vuole il Parlamento la può cambiare”.

Veronica Gioè

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