Cina, il governo impedisce ai cattolici di raggiungere il Papa in Corea

di Maria Teresa Camarda

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Cina, il governo impedisce ai cattolici di raggiungere il Papa in Corea

| giovedì 14 Agosto 2014 - 14:44

Prima di toccare terra a Seoul, Papa Francesco ha inviato un messaggio di buona volontà al Presidente della repubblica popolare cinese. “Entrando nello spazio aereo cinese, porgo i miei migliori auguri a Sua Eccellenza e a tutti i suoi concittadini, e invoco la benedizione divina di pace e di benessere sulla nazione”, si legge nel messaggio.

Il ministero degli Esteri cinese non ha risposto subito al saluto del Papa. Anche se nessun funzionario cinese prenderà parte alla visita, molti singoli cattolici cinesi, tra i molti che studiano in seminari della Corea del Sud e nelle università, saranno presenti ai diversi eventi. La comunità cinese in Corea del Sud conta centinaia di migliaia di persone e di queste almeno 50.000 sono cattolici.

Se su ‘nel cielo’ corrono parole di pace, ‘sulla terra’ circolano notizie di segno diverso. Secondo l’agenzia di stampa internazionale Misna, funzionari del governo di Pechino hanno impedito a oltre la metà dei circa 150 giovani cinesi che avevano programmato di partecipare in Corea, insieme al Papa, alla Giornata Asiatica della Gioventù di recarsi oltre confine a causa di “una situazione complicata all’interno della Cina”, ha detto ai giornalisti Heo Young-yeop, portavoce del Comitato per la visita del Papa in Corea. Heo si è rifiutato di dare ulteriori dettagli, dicendo di temere per la sicurezza dei giovani. Un altro organizzatore, che ha rifiutato di essere identificato, ha detto che alcuni degli aspiranti partecipanti erano stati arrestati dalle autorità cinesi.

In precedenza, alcuni funzionari governativi cinesi avevano già fatto rientrare alcuni sacerdoti cinesi residenti in Corea per seguire le loro comunità cristiane. “I preti sono stati chiamati al telefono da funzionari dell’Ufficio affari religiosi che li hanno minacciati di possibili ‘problemi’ se non fossero tornati subito in patria”, hanno detto fonti non identificate per motivi di sicurezza.

I funzionari del Vaticano dicono che c’è un dialogo con le autorità cinesi. Ma la questione centrale che li divide, l’insistenza di Roma per la libertà nella nomina dei vescovi, rimane. Il governo cinese è inoltre insoddisfatto di ciò che vede come mancanza di rispetto della sovranità cinese, delle sue relazioni con Taiwan e delle canonizzazione di santi visti dal partito di governo come nemici del popolo cinese.

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