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Ciclismo, è morto l’ex ct della Nazionale Martini. Con lui sette vittorie mondiali per gli azzurri

Alfredo Martini, ex ciclista, ds e commissario tecnico della nazionale azzurra, si è spento questa notte all’età di 93 anni. Era nato a Firenze il 18 febbraio 1921, innamorandosi sin da piccolo della bicicletta. Da professionista ha corso dalla fine del 1945 per la Bianchi fino al 1957 vincendo una tappa al Giro d’Italia nel 1950, una al Giro di Svizzera nel 1951, il Giro dell’Appennino nel 1947) e riuscendo a conquistare persino un terzo posto nel Giro del 1950 dietro solamente a Coppi e Bartali.

Ma non è certo soltanto per la sua dignitosa carriera che oggi il ciclismo piange Martini. Fu infatti solo a partire dal 1975 che piano piano l’ex corridore toscano riuscì a costruire il mito di Alfredo Martini. Prima fu direttore sportivo della Ferretti, poi anche commissario della Nazionale mettendo in bacheca i successi di Francesco Moser, Beppe Saronni, Moreno Argentin, Maurizio Fondriest e, per due volte, Gianni Bugno, più numerose medaglie d’argento e bronzo.

Martini in breve tempo diventò il simbolo del movimento ciclistico italiano, un rappresentante vincente e sempre presente. Un punto di riferimento per intere generazioni di ciclisti, campioni e non: da Franco Ballerini a Paolo Bettini passando anche per Davide Cassani. E proprio quest’ultimo, attuale ct, ha ricordato così il suo vero e proprio mentore: “Il complimento più bello ricevuto è essermi sentito dire che ero l’uomo di Alfredo Martini. Sono sempre stato orgoglioso di questo. Io non ero un campione ma Martini mi ha dato la maglia azzurra 9 volte e mi ha fatto diventare il suo uomo di fiducia. Posso dire che è stato la figura più bella, più importante, più seria del ciclismo italiano”.

Da fiorentino a fiorentino, anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha speso parole dolci per il grande Martini: “Ricordo un grande personaggio che ha onorato lo sport italiano e mondiale. Ho nel cuore impresse le sue parole ai giovani in varie circostanze, sui valori che il mondo dello sport insegna”. Persino il giovane Vincenzo Nibali sembra ferito dalla sua scomparsa: “Non poteva raggiungermi una notizia più triste di questa! Addio Alfredo Martini, grande uomo (su Twitter lo scrive tutto in maiuscolo, ndr), le tue parole ci mancheranno!”.

Guai a però a pensare Martini come un uomo capace di autocelebrarsi, non ne era affatto capace. In un suo libro arrivò persino a scrivere: “C’è chi mi ha eletto ambasciatore di ciclismo, chi mi ha visto come un profeta o un guru o un missionario. Invece io ho sempre pensato che avrei potuto fare di più. Se guardo indietro, penso che la bicicletta e il ciclismo mi abbiano dato più di quello che io ho dato loro – si legge nei suoi scritti – Avrei voluto dare il doppio, ma bisogna saper accettare i propri limiti, con onestà. La bicicletta merita sempre di più. Chi va in macchina, s’incattivisce o s’intristisce. La bicicletta è sorriso, e merita il Nobel per la pace”.

Emanuele Termini

Sono un giornalista nato con la passione per lo sport. Con il tempo e sotto l'occhio attento di maestri inflessibili, divento "onnivoro". Per Sì24 mi occupo di cronaca, di politica, di Palermo e del Palermo, squadra che seguo da vicino. Leggo e scrivo di tutto con una sola grande stella polare: la ricerca della verità.

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