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I sieropositivi sono meno esposti alla sclerosi multipla

Le persone sieropositive hanno un rischio significativamente minore di contrarre la sclerosi multipla (SM): è quanto affermato da una serie di studi condotti presso il Prince of Wales Hospital di Sidney e pubblicati sul Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry, secondo cui la percentuale di probabilità di contrarre la patologia è del 60% inferiore rispetto alle altre persone.

Il team di ricerca, condotto da Julian Gold, specialista in malattie infettive, ha rintracciato 21 mila pazienti sieropositivi dimessi dagli ospedali inglese fra il 2009 e il 2011, mettendoli poi a confronto con un gruppo di controllo di 5 milioni di pazienti dimessi senza HIV: secondo le statistiche, 18 delle 21 mila persone sieropositive avrebbero dovuto contrarre la sclerosi multipla, che è stata però contratta soltanto in sette casi.

Bisogna adesso chiarire se sia il virus stesso a proteggere dalla sclerosi multipla o se la soppressione dei sintomi sia frutto dell’effetto dei farmaci retrovirali che vengono somministrati ai pazienti sieropositivi: Gold ritiene più valida la seconda opzione, avvalorata dal fatto che in un paziente che era stato dimesso dall’ospedale, l’effetto protettivo dell’Hiv è aumentato dal 60 all’80%, mentre senza alcun trattamento l’effetto sarebbe dovuto rimanere al 60%.

Qualora venga confermato il ruolo della terapia retrovirale per l’Hiv sui sintomi della sclerosi multipla, sarebbe possibile formulare delle terapie, anche in virtù del fatto che “i moderni trattamenti per l’Hiv hanno effetti collaterali abbastanza ridotti e sono relativamente poco costosi e facili da assumere”, come ha evidenziato lo stesso Gold.

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