Venezia71, le pagelle del 3 settembre /FOTO La Guzzanti strega con “La trattativa” /VIDEO

di Roberta Impallomeni

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Venezia71, le pagelle del 3 settembre /FOTO La Guzzanti strega con “La trattativa” /VIDEO

| mercoledì 03 Settembre 2014 - 18:48

Voto 10 a William Shakespeare – Nonostante sia stato dato in pasto al cinema nelle più svariate forme, il Bardo è inossidabile e continua fornire materiale d’ispirazione a tanti registi, forse a troppi. Solo a questa Mostra del cinema abbiamo visto Al Pacino alle prese con stralci dal Re Lear in The Humbling, Almereyda che ci propone una versione moderna del Cymbeline e il restauro de The Tragedy of Macbeth di Roman Polanski, ma siamo certi che nuove versioni non si faranno certo attendere, vista l’ossessione americana per il grande drammaturgo inglese.

Voto 10 a Thelma Schoonmaker – È la prima volta che il Leone d’Oro alla Carriera viene assegnato ad un artista del montaggio, e il premio meritato è andato a Thelma Schoonmaker, già vincitrice di ben tre Oscar e di due BAFTA e storica collaboratrice di Martin Scorsese dal 1967 al 2013.

Voto 9 a La trattativa di Sabina Guzzanti – Un film dalla struttura elaborata, in realtà un metafilm che narrando la sua stessa realizzazione ingloba elementi del reportage e della docufiction. Un gruppo di artisti dello spettacolo si riunisce in un teatro di posa e mette in scena, dopo studio e ricerca dei materiali originali, i tasselli di un puzzle complesso, come complessa è la ricostruzione delle vicende storiche e politiche che riguardano la trattativa Stato-mafia. Di volta in volta gli attori si calano nelle vesti dei diversi protagonisti dei fatti, dando vita ai rapporti intercorsi tra le istituzioni e cosa nostra, e denunciando ferocemente i troppi insabbiamenti che hanno caratterizzato gli ultimi vent’anni della storia italiana. Un atto d’accusa supportato da dati precisi e documenti che tutti gli italiani avrebbero il dovere (un dovere quasi sacro, reso tale delle vittime di questo sistema) di vedere.

Voto 6 a Cymbeline di Michael Almereyda – Dopo Romeo+Juliet di Baz Luhrmann sembra che ambientare Shakespeare nel mondo della criminalità americana, mantenendone però il linguaggio originale, sia ormai un’abitudine. Ma se Luhrmann è riuscito a essere visionario, iconico e talmente trash da risultare stupefacente, nullo di tutto questo appare nel piatto Cymbeline. L’unico merito è quello di portare alla ribalta cinomatografica uno dei testi meno noti e meno indagati di Shakespeare. È sempre un piacere, comunque, veder recitare Ed Harris, Ethan Hawke e Bill Pullman. Il cast all stars è completato da Milla Jovovich e dalla giovane Dakota Johnson, che presto vedremo in Cinquanta sfumature di grigio.

Voto 5 a Le dernier coup de marteu di Alix Delaporte – Un film vago e fumoso. Il protagonista, il quattordicenne Victor, è alle prese con la malattia della madre e le loro precarie condizioni economiche, con la possibilità di iniziare una carriera nel mondo del calcio, con l’incontro del padre che non ha mai conosciuto e, infine, con il primo innamoramento. Tante strade che, però, non portano da nessuna parte. Un film che resta sempre in superficie e non da alcuna soddisfazione allo spettatore. Nemmeno quella basilare di sapere alla fine quale strada seguirà il protagonista.

Voto 2 al look della delegazione svedese di A pigeon sat on a branch reflectiong on existence – Tralasciando qualsiasi considerazione sul titolo del film (che poi è anche un buon film), che richiede un manuale dell’Ikea per essere letto, la delegazione svedese vince la palma d’oro del look peggiore visto finora ai photocall!

Voto 10 a William Shakespeare – Nonostante sia stato dato in pasto al cinema nelle più svariate forme, il Bardo è inossidabile e continua fornire materiale d’ispirazione a tanti registi, forse a troppi. Solo a questa Mostra del cinema abbiamo visto Al Pacino alle prese con stralci dal Re Lear in The Humbling, Almereyda che ci propone una versione moderna del Cymbeline e il restauro de The Tragedy of Macbeth di Roman Polanski, ma siamo certi che nuove versioni non si faranno certo attendere, vista l’ossessione americana per il grande drammaturgo inglese.

Voto 10 a Thelma Schoonmaker – È la prima volta che il Leone d’Oro alla Carriera viene assegnato ad un artista del montaggio, e il premio meritato è andato a Thelma Schoonmaker, già vincitrice di ben tre Oscar e di due BAFTA e storica collaboratrice di Martin Scorsese dal 1967 al 2013.

Voto 9 a La trattativa di Sabina Guzzanti – Un film dalla struttura elaborata, in realtà un metafilm che narrando la sua stessa realizzazione ingloba elementi del reportage e della docufiction. Un gruppo di artisti dello spettacolo si riunisce in un teatro di posa e mette in scena, dopo studio e ricerca dei materiali originali, i tasselli di un puzzle complesso, come complessa è la ricostruzione delle vicende storiche e politiche che riguardano la trattativa Stato-mafia. Di volta in volta gli attori si calano nelle vesti dei diversi protagonisti dei fatti, dando vita ai rapporti intercorsi tra le istituzioni e cosa nostra, e denunciando ferocemente i troppi insabbiamenti che hanno caratterizzato gli ultimi vent’anni della storia italiana. Un atto d’accusa supportato da dati precisi e documenti che tutti gli italiani avrebbero il dovere (un dovere quasi sacro, reso tale delle vittime di questo sistema) di vedere.

Voto 6 a Cymbeline di Michael Almereyda – Dopo Romeo+Juliet di Baz Luhrmann sembra che ambientare Shakespeare nel mondo della criminalità americana, mantenendone però il linguaggio originale, sia ormai un’abitudine. Ma se Luhrmann è riuscito a essere visionario, iconico e talmente trash da risultare stupefacente, nullo di tutto questo appare nel piatto Cymbeline. L’unico merito è quello di portare alla ribalta cinomatografica uno dei testi meno noti e meno indagati di Shakespeare. È sempre un piacere, comunque, veder recitare Ed Harris, Ethan Hawke e Bill Pullman. Il cast all stars è completato da Milla Jovovich e dalla giovane Dakota Johnson, che presto vedremo in Cinquanta sfumature di grigio.

Voto 5 a Le dernier coup de marteu di Alix Delaporte – Un film vago e fumoso. Il protagonista, il quattordicenne Victor, è alle prese con la malattia della madre e le loro precarie condizioni economiche, con la possibilità di iniziare una carriera nel mondo del calcio, con l’incontro del padre che non ha mai conosciuto e, infine, con il primo innamoramento. Tante strade che, però, non portano da nessuna parte. Un film che resta sempre in superficie e non da alcuna soddisfazione allo spettatore. Nemmenno quella basilare di sapere alla fine quale strada seguirà il protagonista.

Voto 2 al look della delegazione svedese di A pigeon sat on a branch reflectiong on existence – Tralasciando qualsiasi considerazione sul titolo del film (che poi è anche un buon film), che richiede un manuale dell’Ikea per essere letto, la delegazione svedese vince la palma d’oro del look peggiore visto finora ai photocall!

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