Si riaccende la polemica sulla riforma della Giustizia, alla quale sta lavorando l‘esecutivo Renzi. A riaprire la discussione è l’Associazione nazionale magistrati che lamenta “interventi di scarso respiro e norme punitive, ispirate a logiche che credevamo appartenere al passato”.
Quelle allo studio del governo, secondo l’Anm,” sono norme che non toccano il tema centrale delle risorse, quello che condiziona in larga misura l’efficienza della macchina giudiziaria, e sono destinati a produrre risultati assai inferiori alle attese”. Nel settore civile, osserva il sindacato delle toghe, “pur essendo positiva l’introduzione di strumenti tesi a promuovere la composizione stragiudiziale delle liti, questi saranno però poco efficaci se lasciati all’iniziativa volontaria delle parti, gravati di maggiori oneri economici e non assistiti da forti incentivi e da sanzioni che scoraggino cause manifestamente infondate”.
“La magistratura associata – spiega l’Anm – non pone veti ed è pronta a discutere di tutto ma non potrà tacere di fronte all’inefficacia di una riforma della giustizia definita rivoluzionaria”.
La riforma “suggerita da una logica di efficienza e da obiettivi di mera deflazione – continuano i magistrati – sarebbe condivisibile se legata alla promozione di una qualità del processo come strumento di efficace tutela dei diritti. Sono invece segnali negativi il prevedibile aumento degli oneri economici legati all’arbitrato e l’assenza di investimenti in termini di personale di cancelleria”.
Secondo l’Associazione “Se fosse confermata, l’annunciata riduzione delle ferie, decisa senza alcun previo confronto con la magistratura, sarebbe un grave insulto non per l’intervento in se stesso ma per il metodo usato e per il significato che esso esprime”. L’Anm rileva che la riduzione delle ferie per le toghe “addirittura verrebbe con un decreto legge a efficacia differita (cioè un ossimoro) quando altre riforme ben più urgenti sono incerte o rimandate al disegno di legge o addirittura alla legge delega”.
L’Anm difende la produttività delle toghe: “Solo l’impegno straordinario dei magistrati e del personale di cancelleria ha potuto contenere i danni maggiori e perfino ridurre in molti casi l’arretrato”. E cita i dati statistici elaborati dal Cepey-Consiglio d’Europa, secondo i quali la magistratura italiana nell’anno 2010 ha definito 2 milioni 834mila procedimenti civili contenziosi (la Francia ne ha definiti 1 milione 793mila, la Germania 1 milione 568mila) e 1 milione 288mila cause penali (la Francia ne ha definite 600mila, la Germania 804mila). “Con questi numeri – sottolinea l’Anm – che smentiscono falsità e luoghi comuni, che mirano a ribaltare sui magistrati responsabilità altrui, la magistratura italiana si pone al primo posto per produttività in Europa nella materia penale e al secondo posto in quella civile, seconda in questo caso solo alla Russia, che peraltro conta ben altro numero di magistrati”.